Silvestra Sorbera
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Torna l'autrice di Vita da sfollati, con una storia ambientata a cavallo degli anni '60. Sicilia sogna e vuole fortemente emanciparsi dalla famiglia e dalla comunità in cui vive. Attorno a lei, la sua amica Anna, le sorelle, i primi moti studenteschi. Riuscirà a conquistare il ragazzo di cui si è innamorata, a portare i pantaloni e diventare un medico? O dovrà imparare che la vita è fatta di compromessi?
RECENSIONE A CURA DI VITTORIO DE AGRO'
Essere donna è un “mestiere” difficile,ma esserlo in Sicilia lo è anche di più.La Sicilia è una terra strana in cui a volte accadono delle le rivoluzioni anticipatorie rispetto a quello che poi succederà nel “continente”.
La Sicilia è insieme progresso e tradizione , frenesia e indolenza, cultura e ignoranza.
Essere donna in Sicilia non è facile oggi, figuriamoci tra gli anni cinquanta e sessanta nell’entroterra.
La parola femminismo era ovviamente sconosciuta e la donna aveva solo tre compiti: procreare, pulire e servire il maschio in ogni suo desiderio.
Leggendo questo racconto di Silvestra Sorbera non ho potuto non pensare al bel libro di Lara Cardella “Volevo i pantaloni” poi divenuto un’altrettanto bel film di Maurizio Ponzi che raccontava la lotta di una giovane protagonista in lotta per i suoi diritti e spazi all’interno dell’ottusa e patriarcale famiglia.
Sì, perché la libertà e la voglia di vivere non possono essere tenere bloccate e prigionieri soprattutto in famiglia.
Sicilia è una ragazza come tante altre di una umile famiglia di Pachino, piccolo paesino del Ragusano, ma rispetto alle sue coetanee non accetta i diktat familiari e di tenere nascosta la propria esuberante e forte personalità.
Sicilia vuole studiare, vuole conoscere la vita e soprattutto vuole uscire fuori dal piccolo e chiuso mondo in cui è nata e la tradizione familiare vorrebbe imporre anche di vivere e invecchiare.
La storia di Sicilia è raccontata attraverso i ricordi della figlia Cristina alla nipote Elisa facendo in modo di unire tre generazioni e mescolando passant ,presente e soprattutto futuro.
La vita di Sicilia nella sua semplicità è segnata dal coraggio, dall’intraprendenza e dalla voglia di stupire fin dall’adolescenza nel voler sapere come è fatto un corpo di una donna, nel decidere d’ indossare un paio di rivoluzionari jeans invece della gonna e poi di voler prendere il diploma scientifico anziché il magistrale.
Sicilia vuole essere libera anche in amore e di poter scegliere chi sia l’uomo ad avere accanto, perché l’amore è la più alta forma di libertà che ci sia, cosi con Luciano prima compagno di scuola e poi di radio libera decidono di sfidare il parere negativo delle rispettive famiglie e di sposarsi.
Lo stile di Silvestra è semplice,pulito sebbene tenda ad essere troppo cronistico nel suo raccontare e soprattutto nel descrivere i personaggi penalizzando l’aspetto psicologico dei personaggi e non evidenziando maggiormente ad esempio i personaggi dei genitori di Sicilia che rappresentano il contro altare della protagonista.
L’intreccio narrativo è ben costruito e nel complesso ben sviluppato anche se forse il ritmo appare leggermente compassato rendendo la lettura seppure scorrevole e fluida priva di quel pathos narrativo incalzante e avvolgente che magari sarebbe auspicabile per il lettore.
La Sicilia sta continuando a cambiare anche oggi e grazie alle donne come Sicilia, che il ruolo della donna è mutato prendendosi finalmente le meritate luci dei riflettori.
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