Titolo: Fuoco cuore acqua
Autore: Simona Diodovich
Editore: Self Publishing
Genere: Romance
Prezzo : Eur 3.00
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Ella Rhodes viene trasferita alla caserma 17, sarà la nuova segretaria dei vigili del fuoco. Non voleva accettare a dir il vero, ma era tanta la voglia di tornare nell’unico posto che lei può chiamare casa. James Calver Matthews è tenente della squadra e ha buoni motivi per non volerla lì con loro. Lei era la fidanzata di suo fratello che ora non c’è più. Vederla gli ricorda ogni momento che Jared è morto adempiendo al suo dovere di vigile del fuoco. La sua dolcezza lo metteva in crisi. Non era il periodo adatto per scombussolargli la vita con il suo arrivo, aveva già tra i piedi il sostituto del fratello che odia a morte. L’elenco delle situazioni negative si allunga di secondo in secondo. Allora perché ogni volta che la vede si sente irritato e, al tempo stesso, desidera starle vicino? Finalmente siamo alla resa dei conti su una storia che dura da dieci anni e tutto può andare storto fino all’ultimo minuto. Caserma 17: l’altoparlante annuncia un incendio e tutti escono per proteggere le persone. Ci sarà tempo per risolvere le questioni d’amore. Forse, se non è troppo tardi.
Estratti
Esistono molti modi di dimostrare il proprio amore, alcune volte ci si allontana. Ma l’universo decide per te, e se tu sei destinato a lei, troverà il modo di farti arrivare tra le sue braccia. Sempre.Il fuoco è vivo, mangia ed è cattivo.
James stava scendendo i gradini di casa sua. Lo sguardo era, se possibile, ancora più duro del solito. Ella rimase ferma nel suo spazio, nella speranza che lui la ignorasse dopo aver adempiuto al suo dovere di vigile del fuoco. L’incendio era stato spento.
La sua porta era bruciata e rovinata, ma poteva fare ancora il suo dovere. Certo, cambiarla le avrebbe prosciugato il conto. Si ritrovò a guardare sconsolata l’entrata di casa, sospirando.
«Hai pestato i piedi a qualcuno, Ella?»
La voce dura di James la distrasse. Alzò la testa per incontrare quegli occhi bellissimi e, al tempo stesso, freddi come il ghiaccio.
«Non mi risulta.»
«Eppure qualcosa devi aver combinato: questo è un dispetto. Be’, chiamiamolo ripicca. In verità è un danno e non da poco.»
«Già, così sembra…» si appoggiò alla sua macchina sconsolata.
«Ella?»
Questo era l’unico momento in cui sentì la voce di James più dolce. Lo scrutò in volto per vedere se anche gli occhi si fossero ammorbiditi.
«Se noti che c’è qualcosa di strano, chiami la caserma. Mi hai capito? E se fossi in te mi troverei un appartamento in affitto in centro, dove di sicuro queste cose non succedono.»
Arricciò le labbra «Sì. Capito. Ma non credo succederà altro. È stato solo un episodio singolo. Davvero, credo di non aver mai fatto male a nessuno da quando sono qui. Ho sempre portato via la mia spazzatura il giorno giusto e non sento musica che supera gli ultrasuoni.» Si sforzò di sorridere.
James scrollò le spalle, come a significare che non c’era altro da aggiungere. Si allontanò da lei senza salutarla.
Ella rimase ferma ancora un po’, fissando sconcertata la sua porta. Le sarebbe costato tanto ricomprarla.
**********
Erano passate ore.
Ella aveva finito di fare i mestieri in casa. L’attrezzo, che James stava usando per levigare il legno della porta, era sempre in funzione. Era passata davanti a lui parecchie volte, ma poi aveva desistito. Nonostante il freddo dell’inverno, stava lavorando in maglietta a maniche corte. Sudava, la maglietta era attaccata al suo corpo delineando ogni muscolo ben sviluppato.
Non aveva detto una sola parola, dopo averle parlato all’inizio. Sembrava persino non distrarsi minimamente mentre lei passava per casa facendo ora questo, ora l’altro mestiere.
Scartavetrava il legno rovinato, per regalare nuova vita a una porta semi distrutta. All’ora di pranzo si avvicinò timida.
Non aveva mai avuto così paura di dire o, fare qualcosa di sbagliato, come in quel preciso istante.
«James?» Lo chiamò con titubanza. Lui non sembrò accorgersene, per cui dovette alzare la voce «James!»
Fu allora che lui si voltò verso di lei, sudato e bellissimo. Alcune ciocche di capelli cadevano verso la fronte rendendolo, se possibile, ancora più sexy. Gli occhi blu non sembravano più glaciali, ma misti al fuoco della passione. La stava guardando come se fosse un animale da braccare.
Lei deglutì a fatica e il momento passò, perché James tornò normale «Scusa, pensavo ad altro.»
Ecco appunto, non stava guardando lei così, ma pensava a qualcun’altra. Si costrinse a sorridere.
«Ho preparato il pranzo. Mangi con me?»
«Non dovevi…»
«Disse l’uomo che mi ha appena sistemato la porta, senza che nessuno glielo avesse chiesto.» Ella sorrise.
James annuì, si passò il dorso della mano sulla fronte «Posso sciacquarmi un attimo?»
Ella alzò il braccio e indicò il bagno in fondo al corridoio. Nel frattempo chiuse la porta di casa. Il suo cuore era agitato. Stare vicino a James era difficile per lei. Lo era sempre stato. Andò verso la cucina e prese i piatti da riempire. Carne, verdure, pane abbrustolito. Li posizionò tutti nel piatto piano e attese che lui arrivasse.
Non le capitava molto spesso di averlo a pranzo o cena, nemmeno quando conviveva con Jared. Era diventato un maestro nel declinare i loro inviti, ne aveva sempre uno preso prima, un turno per sostituire qualcuno, una sera fuori con altre donne. Raramente arrivava davvero a cena.
Sentiva, nella stanza accanto, lo scorrere dell’acqua e i rumori dell’asciugamano estratto dal pendente. Deglutì, stava arrivando.
Quando apparve di fronte a lei, sorrise timidamente. James si sedette e annusò «Ehi! Non pensavo avessi cucinato davvero. Bastava un panino…» non doveva essere vero, perché si buttò sul piatto spolverando tutto in un soffio. Aveva il volto rilassato. Ella lo vedeva per la prima volta da anni così vicino e senza nascondere lo sguardo.
Lei aveva toccato sì e no metà del cibo nel piatto.
«Ma come, non hai fame?»
«Non molta.» Allungò il suo piatto verso di lui, come per dargli il consenso di mangiarlo. Non se lo fece ripetere due volte. James spazzolò anche il suo, come se fosse un uragano che appariva all’improvviso.
Quando si appoggiò allo schienale della sedia, la guardò soddisfatto «Che c’è?»
«Niente. Non ti avevo mai visto così rilassato» replicò lei.
Il sorriso di lui era splendido. Gli occhi sembravano brillare, per un attimo si perse in quella sensazione magnifica, perché non vi era dubbio che in quel momento lui guardasse proprio lei e non un’altra donna.
Gli occhi erano vivi e luminosi. Il sorriso era felice e, al tempo stesso, imbarazzato. Non azzardò minimamente a cancellarlo dal volto, però. Si sentiva le guance in fiamme, ma non poteva far nulla per impedirlo. James sorrise con dolcezza.
«Preparo io il caffè» aggiunse allora lui alzandosi di scatto.
Ella non sapeva cosa dire, guardava l’uomo muoversi nella sua cucina come se fosse di casa, cosa che in verità non lo era per niente. All’improvviso si ricordò di avere una foto per lui.
«Torno subito» scattò di corsa in camera.
Sentiva i rumori nell’altra stanza, ma al momento il suo cuore era in tumulto. Aprì il cassetto del comò e tolse la foto che per lei valeva oro.
Se la portò al petto. Una lacrima scese sulla guancia, non poté fermarla, ma stavolta andava bene così. Poteva lasciarla scorrere libera. Con calma, ritornò in cucina e allungò la mano con la foto verso James.
Lui si bloccò all’improvviso trovandosi sotto il naso una delle cose più preziose al mondo. La foto raffigurava lui e il fratello Jared al primo giorno nei vigili del fuoco di quest’ultimo. L’amore, con cui il fratello maggiore lo abbracciava con orgoglio, traspariva da ogni gesto.
James non disse una parola per parecchi minuti. Per Ella non sembrava nemmeno respirare.
Infine, voltandosi verso di lei, l’abbracciò. Fu istintivo. Ella non se ne accorse nemmeno. Fu veloce persino nel gesto, quasi non lo vide. Le baciò una guancia e si allontanò «Grazie. Mi hai fatto felice. Jared continuava a dirmi che me l’avrebbe data perché mi ricordassi di quanto sarebbe stato facile diventare più bravo di me. Non mi ha mai consegnato la foto. Eppure è diventato tenente come me nel giro di poco tempo. Il più giovane tenente, non fui mai così tanto orgoglioso di lui come quel giorno.»
Ella ascoltava con le lacrime agli occhi. Era rapita dal modo di parlare di James, dall’amore che vedeva in quello sguardo perso nel tempo, che ormai non poteva più essere recuperato in nessun modo. Così anche lei si ritrovò a rivivere il momento in cui era arrivato da lei felice, abbracciandola stretta e sollevandola da terra e facendola roteare nell’aria e, con entusiasmo, le aveva annunciato che sarebbe diventato tenente.
Avevano riso abbracciati per parecchio. Ella non se ne accorse e si ritrovò le lacrime sgorgare all’infinito.
James smise di parlare per guardare quelle gocce innocenti e letali. Ella non riusciva a smettere, né tantomeno fissare il ragazzo di fronte a lei. Fu allora che lui l’abbracciò. Non era una stretta che durava pochi secondi di circostanza, era uno di quelli che l’assorbiva dentro di sé. La strinse così forte da lasciarla senza fiato per parecchi minuti. Quando anche il suo corpo si rilassò nel sentire le sue braccia che la stringevano toccando la sua schiena, anche lei ricambiò quel gesto. Avvolse il collo di James con le sue braccia e respirò calma. Quello che la stupì, fu sentire la testa di lui appoggiarsi sul suo collo e respirare l’odore della sua pelle. Sembrò stringerla maggiormente, ancora e ancora.
Ella aveva gli occhi spalancati dallo stupore. Il cuore era in tumulto. Il respiro le mancava. Non riusciva a staccarsi da lui. Non poteva mettere distanza a quel gesto che era spettacolare. I minuti passavano e James non accennava minimamente ad allontanarsi da lei anzi, se possibile, tentava di ancor più di stringerla. Il suo seno era schiacciato contro il suo petto. Tutto il suo corpo era premuto contro quello di lui. Non vi era mai stato un gesto così intimo come quello con nessuna persona. Sembrava che le loro anime si fossero fuse insieme ai corpi, e ora non avevano un millimetro di distanza.
Ella non capiva nulla. Sentiva solo le braccia di James che continuavano a congiungersi, sentiva il suo seno schiacciato sul suo petto muscoloso. Il respiro sul suo collo. Il contatto con il corpo di lui la stava mandando in tilt. Il suo cervello non aveva un pensiero razionale. Stava tentando di rimanere a galla ma non sentiva niente, se non il calore del suo corpo. E infine pianse. Una lacrima solitaria scese sul suo volto e bruciò nel percorso fino alla mascella.
Quando lui allentò la presa e si fissarono occhi negli occhi, lei si rese conto che anche il suo sguardo era stupito.
Con imbarazzo si allontanò di un passo «Non sono mai stata abbracciata così a lungo…» nonostante tutto, sorrise.
«Nemmeno io.» Fu la risposta di lui.
Nessun’anima così bella rimane a lungo da sola
Grazie meravigliosa donna. Sei sempre gentilissima
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