Ciao a tutti Rumors!! Ecco la TERZA TAPPA del Blog Tour organizzato da Isabella Vinci , per l'uscita del suo nuovo romanzo fantasy intitolato "Cronache della stirpe nascosta" edito Lettere Animate. Nella nostra tappa presenteremo alcuni estratti del libro. Vi ricordiamo che alla fine del tour, verrà estratto il vincitore che si porterà a casa l'ebook.
Autrice: Isabella Vinci
Genere: Urban Fantasy
Editore: Lettere Animate
Prezzo: 1,99 € Ebook
Le creature che per millenni hanno vissuto segretamente a fianco agli uomini sono ora in pericolo. Perseguitati da un antico nemico, solo Levythan, padre di tutti i mostri, può nasconderli e proteggerli. Per questo Lyse lo libera dopo mille anni di prigionia, non prevedendo la potente attrazione che si scatena tra loro. Nuovi nemici attendono la Stirpe Nascosta, ma anche nuovi alleati. Nathan, ex agente della CIA, accetterà di aiutare Fenny, la Fenice, contro un culto segreto a caccia del potere soprannaturale. E sebbene Nico, l'Unicorno, odi profondamente gli umani, si fiderà di lui per ritrovare Tsukiko, la veggente che lo ha salvato dall'oblio. La Stirpe Nascosta vaga ora tra gli umani sotto mentite spoglie. Chi tra loro ha tradito i propri fratelli e chi invece li ha salvati?
Estratto da Levyathan – Le origini
Nessuna idea.
Nessuna possibilità.
Non c’era via di fuga.
E allora sorrisi. Sorrisi all'ironia della situazione.
Cos'altro c’era da fare in un caso
anomalo come in quello in cui mi trovavo?
Dopo mille anni di prigionia nel
buio, ero stato liberato. Mille anni anelando alla dolce carezza del sole e dei
suoi raggi. E ora che finalmente potevo soddisfare quell'unico desiderio che
avevo avuto l’ardire di covare, ora … Morivo a causa sua.
Era quantomeno ironico e meritava un
sorriso.
Ad un tratto, nel dolore e nella
luce, avvertii il calore. Era un calore particolare, non aggiungeva ferite,
anzi, con mia grande sorpresa, le leniva. Era un calore gentile e si diffondeva
da un punto impreciso del mio petto.
Con meraviglia crescente mi accorsi
che si trattava del luogo dove i comuni mortali custodivano il loro cuore. Il
dolore andava scemando, mentre riacquistavo la mia forza originaria.
Sentii uno strano suono, come il
rumore di un tamburo e di nuovo la sorpresa dilagò in me: il battito di un
cuore. Com’era possibile?
Non avevo un cuore, non lo avevo mai
avuto. Per questo ero stato imprigionato.
Tra un battito e l'altro sentii la
voce bassa e dolce, che avevo sentito mormorare qualche istante prima di quella
che erroneamente ritenevo essere la mia morte. Fu quella voce incredibile a
convincermi ad aprire gli occhi, dopo aver ricordato come funzionavano.
- Scusatemi se vi ho disturbato,
signore. Necessitavo di voi e ho cercato di rimandare il più lungo possibile il
vostro risveglio. Non fraintendetemi, ve ne prego. Semplicemente pensavo che
interrompere il vostro riposo non fosse una saggia decisione, soprattutto per
la sofferenza che ve ne sarebbe derivata. - La bambina ora taceva.
Ai miei occhi di mostro immortale e
millenario, infatti, lei non era altro che una bambina. Una piccola strega, che
di certo possedeva un potere inimmaginabile.
Una piccola strega dagli incredibili
occhi verde smeraldo. Quello sguardo mi incatenò più della magia.
Mi ricordai di possedere anche la
voce, ma quando tentai di parlare, sentii un suono flebile, che non mi
apparteneva: -Tu …
Non era la mia voce. Non era la voce
terribile, cupa, demoniaca, che ricordavo.
Era un suono rauco, un suono
tranquillizzante … Era un suono umano.
Mentre annegavo nello stupore, la
bambina dagli occhi verdi sembrò sorridere. Mi incuriosì, dato che ebbi la vaga
impressione che non ridesse spesso, non tanto quanto avrebbe dovuto.
Il dubbio si accompagnò d’un tratto
alle memorie, che improvvise e vivide mi tornarono a mente.
Mi guardai le mani. Mani umane.
Mi rimbombò nelle orecchie
l’incantesimo della strega che mi aveva imprigionato a costo della vita. Un
incantesimo per molti mostri innocuo, ma per me una vera maledizione.
Io, nato dalle tenebre dei cuori
degli uomini...
Origine e padre di ogni mostro che
ne pullulava poi gli incubi ...
Infinite volte chiamato assassino,
mangiatore di uomini, demone dell’oscurità …
Io, che odiavo con tutta la mia
forza e la mia anima quegli infimi parassiti che avevano permesso la mia sofferenza
e follia … Ero divenuto un essere umano.
Guardai di nuovo la bambina, proprio
nell’attimo in cui un raggio di sole, non più mio nemico, le sfiorava
dolcemente le ciocche di capelli corvini. Notai allora, seppur per un breve
istante, che tra quei fili sottili qualcuno risplendeva di un insolito blu
intenso.
I miei occhi incontrarono di nuovo i
suoi smeraldini: - Tu, bambina … Chi sei?
Lei sussultò nel sentirsi chiamare
così e scorsi il lampo d’indignazione che il suo sguardo troppo limpido non
poteva nascondere.
Estratto da Phoenix - L'identità
La rabbia non scemava. Diedi un
cazzotto sul tavolo metallico e il tonfo risuonò tra le pareti. Rimpiansi la
mia palestra privata, dove c'era un sacco da boxe da settanta chili su cui
avrei potuto scaricare quella frustrazione. Non era mai un bene quando mi
lasciavo travolgere da quello stato d'animo. Non riuscivo mai a contenerlo del
tutto.
Sentii la porta aprirsi piano. Non
avrei tollerato compagnia in quel momento. Stavo per mandare a quel paese
chiunque mi disturbasse, quando la mano delicata di Fenny mi toccò esitante un
braccio. Strinsi i denti sentendoli scricchiolare.
- Perdona Nico. Ci sono cose che non
sai di lui …
- Non è il caso di rabbonirmi,
Fenny. Lascia perdere e vattene di là.
Ma lei, ovviamente, non se ne andò.
Mi girò attorno e si mise davanti a me. Dopo che finalmente incontrai i suoi
occhi, sembrò quasi spaventata dalla mia rabbia. Bene. Vattene. Vattene via.
Non ti avvicinare. Sono pericoloso in modi di cui non hai la benché minima idea.
Eppure rimase lì. La sua espressione
divenne decisa.
- Non me ne vado. Non finché non mi
dici perché vuoi tenerci lontano dallo scontro.
Inspirai a fondo, cercando di
calmarmi. Non ebbi successo. Anzi il suo profumo delicato e caldo mi arrivò
alle narici. Invece di calmarmi, la frustrazione e la rabbia si tramutarono in
altro. L'adrenalina era una droga pericolosa, lo sapevo bene. Non avrei mai
dovuto essere così vicino a lei, quando ancora me ne circolava in abbondanza
nelle vene per l'inseguimento.
- Fenny, vattene. Ora.
Forse stavolta non era riuscita a
leggere i miei pensieri, gettati come erano nel caos del desiderio e della
furia. Non volevo pensare che fosse tanto stupida da averli compresi e comunque
non darsela a gambe levate.
- Nathan, voglio sapere perché.
Scossi la testa, cercando di
schiarirla. Mi allontanai di scatto da lei e mi voltai, per non averla più
sotto gli occhi, sperando così di calmare anche altre mie parti ora iperattive.
- Al momento parlare non è tra le
mie priorità. Lasciami in pace. Ho delle cose da fare.
Avevo sottovalutato la ragazza. Mi
strattonò un braccio con forza notevole e le finii addosso. Riuscii a frenare
la caduta di entrambi, piantando le mani sul tavolo. Quel movimento però la
intrappolò tra le mie braccia. Abbassai gli occhi e incontrai i suoi.
Seppi in quell'istante di essere
perduto. E lei con me.
Mi chinai su di lei e la baciai con
troppa forza. Non potevo essere gentile neppure se volevo. Le sue labbra erano
calde. Troppo calde. Aumentavano il fuoco che ardeva in me. Non avevo mai
provato niente del genere. La costrinsi ad aprire la bocca, mentre con una mano
le avvolgevo i capelli, tirandoli indietro. Con l'altra la strinsi a me. Non
aveva vie di fuga. Non sembrava volerne. Mi afferrò la maglietta con forza.
Quando la sentii imitare i movimenti della mia lingua con la sua, gemetti. Mi
scansai da lei di scatto. I nostri respiri affannati risuonavano nella stanza
vuota.
Ci guardammo a lungo senza dire
nulla. Le sue labbra erano rosso acceso per i nostri baci. Con un movimento
impercettibile allineò in modo perfetto il suo corpo al mio.
Allora imprecai: - Cazzo ...
Lei mi sorprese, infilando le mani
tra i miei capelli e tirandomi giù, unendo di nuovo le nostre bocche con la
stessa energia di prima. Senza alcuna gentilezza. Stavolta però mi sarei preso
il mio tempo. L'avrei gustata con lentezza. Accarezzai la sua schiena,
infilando le mani sotto la maglietta. Il contatto diretto con la sua pelle fece
rabbrividire entrambi. Le mordicchiai le labbra.
Non riuscivo a smettere di baciarla,
maledizione!
Lei si staccò da me di un
centimetro. - E allora non farlo.
Che sfacciata! Sapeva almeno a cosa
ci avrebbe condotto quel bacio? Ovvio che no!
- Sì che lo so. Smettila di pensare.
- Ho smesso di usare il cervello di
sopra dalla prima volta che ti ho visto, Fenny.
- Il cervello di sopra?
- Già. Al momento il sangue circola
tutto nei neuroni del cervello di sotto, alimentandone le fantasie.
Rimase interdetta un istante e poi
scoppiò a ridere, quando capì il significato delle mie parole. La sua risata
risvegliò in parte la mia coscienza, stesa dal primo contatto con le sue
labbra. Mi allontanai gradualmente da lei, senza però riuscire a smettere di
toccarla. Le tracciavo cerchi sconnessi sulla schiena e quando le accarezzai le
scapole, si inarcò con un gemito roco. Mi fermai, incerto sul da farsi. Di
nuovo lei mi prese alla sprovvista, salendo sul tavolo e trascinandomi verso di
lei. Avvolse le gambe intorno a me e mi strinse a sé, come se volesse
inglobarmi.
- Lo so dove ci condurrà questo
bacio. Voglio che ci conduca lì. Non ho mai provato niente di così intenso. Da
quando ti conosco non faccio che pensare a te, Nathan.
Il suo profumo mi circondava. La
parte più morbida di lei si strusciava nel punto in cui ero più sensibile. Le
morsi il collo, cercando di contenermi.
- Non dirlo ... Dire certe cose ...
Fa male al cuore di un uomo …
Prima che potessi dire o fare altro,
un cigolio basso mi mise in allerta. Alzai la testa in tempo per incrociare lo
sguardo omicida di Nico. Mi spostai un po' da Fenny, non per paura di
quell'idiota arrogante, ma per cercare di riacquistare un minimo di lucidità.
- Fenny, che diamine stai combinando
con questo umano?
Il tipo iniziava seriamente a darmi
sui nervi. - Vuoi dei disegnini?
Non potevo farci nulla se irritarlo
mi veniva così facile.
Fenny non si scompose, rimanendo
seduta sul tavolo, con le braccia ancora allacciate dietro al mio collo. Guardò
il fratello dritto negli occhi senza alcun imbarazzo. - Sto combinando quello
che voglio, Nico. Vattene e lasciaci parlare.
Trattenni a stento una risata.
Parlare? Stavamo parlando? Che lingua, esattamente?
Soprattutto
considerando che entrambi avevamo la bocca impegnata.
Estratto
Stralight – Il sogno
Da cosa è composto un sogno?
Da suoni, profumi e colori? Luce
e tenebra? O forse sono solo sensazioni ed emozioni?
Che sia un caleidoscopio di
tutti questi elementi?
C'era un tempo in cui una simile
domanda era per me inconcepibile. C'era un tempo in cui conoscevo questa
risposta.
Io ero la risposta.
I sogni sono polvere di stelle.
Cristallizzazioni immateriali di una mente reale. I sogni sono l'unica magia
che gli sciocchi umani sono ancora in grado di usare, senza neppure esserne
consapevoli. Una delle magie più potenti, perché in grado di spalancare i
cancelli tra le dimensioni.
E quella dei sogni,
Dreamland, era il mio regno.
Grazieee ❤❤
RispondiEliminaDi solito non leggo gli estratti perché mi piace avere il massimo della sorpresa possibile mentre sto leggendo, mi limito a dare qualche occhiata; l'ho fatto anche stavolta, sembra davvero un libro promettente!
RispondiEliminaIndirizzo e-mail: hotstorm403@gmail.com
la trama mi incuriosisce molto adoro il genere fantasy
RispondiEliminapartecipo con entusiasmo
grazie
dilorenzomarianna07@gmail.com
bell'estratto. ;) molto carino
RispondiEliminaluigi8421@yahoo.it
Luigi Dinardo
Belli questi estratti *-* non sono una lettrice che è una fan scatenata del fantasy, ma questo sembra molto intrigante e la lettura è scorrevole cosa che non guasta mai xD
RispondiEliminaLa mia mail è angel4e_it@hotmail.it