Ciao Rumors. Oggi, per il BlogTour dedicato al romanzo Quello giusto per me di Natasha Madison, primo volume della Serie Something so pubblicato dalla QUIXOTE EDIZIONI in uscita il 22 Settembre, vi faremo leggere alcuni estratti parecchio HOT!
Per l'occasione, la casa editrice, mette in regalo due copie digitale del romanzo. Come vincerle? Basta compilare il format che troverete a fine articolo.
Titolo: Quello giusto per me
Autore: Natasha Medison
Editore: Quixote edizioni
Genere: Contemporary Romance
Uscita il 22 settembre 2017
Il momento in cui tutto è cambiato non è stato un fuoco d’artificio, bensì un incubo. Ho beccato mio marito, il mio fidanzato del liceo, il padre dei miei figli, coinvolto in una sordida relazione. È stato in quel momento che ho deciso di rinunciare agli uomini e all’amore. Non ho però tenuto conto del ragazzo d’oro dell’NHL, il bellissimo e arrogante Cooper Stone, che ha sconvolto la mia vita e il mio lavoro da cima a fondo. I miei figli sono l’unica ragione per la quale mi sveglio al mattino. L’hockey è la ragione di vita di Cooper. Arriviamo da mondi e luoghi diversi, ma quando i nostri cuori si sono scontrati, qualcosa di totalmente sbagliato si è trasformato nella cosa giusta. Lui è quello giusto per me.
ESTRATTI
Sono
entrata nella gestione della pista con delle idee innovative, ho assunto degli
specialisti per aiutare gli atleti nel pattinaggio, nella gestione delle mazze
e dei movimenti muscolari, e ho messo in piedi una palestra top di gamma. Ho
iniziato anche diversi programmi nuovi, tra i quali il pattinaggio per i
bambini più piccoli, fino alla riabilitazione delle stelle dell’NHL. Fin da
quando ho iniziato, due anni fa, la mia attività si è ingrandita e sono sempre
più occupata. Molti giocatori dell’NHL, durante il loro tempo libero vengono da
me per allenarsi e per prepararsi per la prossima stagione. Ed è proprio questa
la ragione per la quale sto andando alla pista a questa cazzo di ora della
notte.
Cooper
Stone è il meglio del meglio. È entrato a far parte dei giocatori
professionisti a diciassette anni e ora è il capitano della sua squadra nel
massimo campionato. È capocannoniere dell’NHL, ha vinto il trofeo Hart Memorial
Art Ross, il Ted Lindsay Award e il Mark Messier Leadership Award. Non
dimentichiamoci anche delle cinque Stanley Cup e delle due medaglie d’oro
olimpiche. Cooper Stone era l’NHL. E sta per venire ad allenarsi sulla mia
pista di pattinaggio.
A
quasi trent’anni, nulla sembrava rallentare la sua corsa. Be’, nulla finché non
si è spaccato un ginocchio e si è dovuto far operare. Ho sentito dire che era
parecchio arrabbiato per l’accaduto e quando il suo agente è venuto da noi a
chiederci aiuto, non abbiamo avuto altra alternativa se non quella di dire di
sì. Questo è ciò che ci ha reso famosi. Anche se ho dovuto assecondare tutte le
sue richieste da diva, come quella di pattinare alle cazzo delle tre del
mattino. Chi cazzo può pattinare a quell’ora, allenandosi e facendo esercizi
per la riabilitazione? A quanto pare, il signor Stone può.
Corro
fuori di casa e metto in moto la mia Jeep che è stata il mio regalo di
divorzio. Be’, quello e un viaggio di merda a Las Vegas. Meghan non capiva
quando le dicevo che non ero dell’umore giusto. Pensava che sarebbe stata una
cosa buona uscire e scopare. Avrei voluto farlo, anche la mia vagina era
d’accordo, ma la mia testa invece non ha recepito la cosa. Così, piuttosto che
avere un week end di sesso e dissolutezza, ho finito per passarlo seduta in
piscina, intrattenendo una relazione con il mio Kindle.
Mi
ci vogliono quattro minuti per arrivare alla pista e quando arrivo noto
parcheggiata una Range Rover nera. Ottimo. Sono in ritardo il mio primo giorno.
Guardo l’orologio e vedo che sono le 2:57, quindi non sono in ritardo. È lui
che è in anticipo.
Spengo
il motore della Jeep e mi catapulto fuori. Sì avete capito bene, mi catapulto.
Sono un metro e sessanta e qualsiasi cosa è più alta di me. Riesco a voltarmi
appena in tempo per vederlo scendere dal suo fuoristrada e rimango stupita da
quanto sia sexy.
I
jeans blu che indossa gli calzano a pennello, adattandosi a ogni parte del suo
corpo come un guanto, e quando dico ogni parte del suo corpo intendo il pacco.
La maglietta bianca è aderente al torace e alle spalle squadrate. A quel punto
alzo lo sguardo sul suo viso. Ha i capelli scuri e lunghi dietro alla testa,
quel tanto che basta per potermici aggrappare mentre il suo viso è piantato
nella mia vagina. Umm, ma che cazzo? Mi
sono appena immaginata la sua faccia in mezzo alle mie gambe? Questa cosa è
nuova.
Il
suo viso è adombrato dalla barba di un giorno, cosa che so già mi farà prendere
fuoco le cosce. Calma, non ci pensare
nemmeno. È più che ovvio che devo scopare. Tutti i miei pensieri sullo
scopare se ne vanno via dalla mia mente non appena il mio sguardo incontra il
suo e faccio la conoscenza di un paio di occhi azzurro ghiaccio.
«Sei
in ritardo,» mi dice piccato.
Quando
mi vede, si incammina verso la mia Jeep, apre la portiera, si infila dentro e
mi bacia.
Direttamente.
Sulle. Labbra. In. Pieno. Giorno.
«Piccola.»
«Allora,
mettiamo in chiaro un paio di cose. Numero uno, e questa è la più importante,
non baciarmi in pubblico, tipo, mai. Quando tra due mesi te ne andrai, io dovrò
continuare a vivere qui, ed è già brutto abbastanza che la gente ci veda
insieme, perché ne parlerà, ma non posso rovinare la mia reputazione. Numero
due, non chiamarmi piccola… mai.»
Deve
capire questa cosa, o in qualsiasi altro modo vogliate chiamarla, perché è un
ultimatum.
«Ne
parleremo dentro. Sto morendo di fame.» Mi afferra la mano, e praticamente mi
trascina all’interno del locale.
Come
al solito, Larry, Curly e Moe sono sempre al loro posto. Si voltano e mi
sorridono mentre io li saluto con l’unica mano che mi rimane libera.
«Andiamo
a sederci su una panca in fondo al locale,» dico sperando che il suo
trascinarmi finisca in fretta.
Si
siede di fronte a me e la cameriera, nuova, arriva con i menù.
«Posso
portarvi qualcosa da bere, intanto che pensate a cosa ordinare?» domanda
sbattendo le ciglia in direzione di Cooper, facendomi venire voglia di
strappargliene una ad una.
«Io
prendo una birra alla spina. Piccola, ne vuoi una anche tu?» Guarda il menù
mentre ordina, lasciandomi a bocca aperta. Non avevamo discusso della cosa
appena cinque secondi fa? Cosa c’è di sbagliato in lui?
«Uhm,
prendo dell’acqua con una fetta di limone, per favore.»
La
cameriera fa come se non ci fossi, si volta e se ne va.
«Non
avevamo discusso sul fatto che non voglio che mi chiami piccola?»
«No,
che non lo abbiamo fatto. Tu mi hai detto di non farlo, io non sono d’accordo,
quindi non c’è nulla su cui discutere.»
Sono
così frustrata per il suo comportamento che resto senza parole e, credetemi, è
una cosa che succede molto raramente.
«Allora,
fammi capire bene. Hai intenzione di continuare a chiamarmi in quel modo a
dispetto del fatto che io lo voglia o meno?»
«All’incirca
è così, sì. Ti va di dividere dei nachos?»
«Tu
ti stai allenando, non puoi mangiare nachos. È già tanto se ti ho lasciato
ordinare una birra. Puoi ordinare del pollo grigliato e delle verdure bollite.»
Insomma, figuriamoci se non sa che non può mangiare quella roba.
«È
domenica ed è il giorno in cui sforo la dieta. Mangio quello che voglio.
Bisogna godersi la vita, piccola,» mi risponde alzando le sopracciglia con fare
ammiccante.
Io,
da parte mia, alzo le mani in aria per la frustrazione. Ci rinuncio.
«Va
bene, prendi una birra e i nachos, ma sappi che mi assicurerò di aumentare
l’allenamento per domani, così potrai smaltire tutte queste calorie.»
Si
mette a ridere. «Se vuoi aumentare l’allenamento, dovresti arrivare prima alla
pista di pattinaggio ed entrambi sappiamo che non succederà mai.» Sogghigna e
aspetta, dopo aver gettato l’amo. Sa che sta spingendo i miei limiti, ma io
sono pronta a rispondergli.
«Vero,
non inizieremo prima, semplicemente toglierò le pause per bere.» Anche io
sogghigno, come se avessi avuto l’ultima parola.
La
cameriera arriva con la roba da bere e prende le nostre ordinazioni. Non stava
affatto scherzando, quando ha detto che non avrebbe rispettato la dieta, perché
ha ordinato tutto ciò che non avrebbe dovuto mangiare, presente sul menù.
«Allora,
raccontami un po’ di te, Parker.»
«Oh,
be’, Cooper… Ho trentaquattro anni, quasi trentacinque. Urrà!» Alzo in aria le
mani come per festeggiare. «Ho vissuto qui tutta la mia vita. Ho sposato il mio
ragazzo del liceo, con cui sono stata sposata per quasi quattordici anni, finché
non l’ho sorpreso scopare con la sua assistente. Non è divertente? Vorrei dire
che era uno scherzo, invece no, purtroppo. E che mi dici di te, Stone? Quante
di quelle sgualdrinelle delle puck bunny hai in giro per il mondo?» domando,
intanto che afferro un nachos dal cestino che la cameriera ha appena sistemato
al centro del tavolo.
«Lo
hai beccato mentre si scopava la sua assistente?»
«Sì,
ma adesso non è più solo la sua assistente, è la sua fidanzata. Quindi
dev’essere stato amore vero, giusto?»
«Ti
ha tradito?» domanda scuotendo la testa, come se avesse finalmente compreso la
cosa.
Lo
guardo in quegli occhi blu e vorrei perdermici dentro. Vorrei salire sul tavolo
e vorrei mangiarlo. Tutto.
«Puck
bunny, quante ne hai in giro?»
«Cooper
sei un uomo adulto, certo che puoi trattenerti,» gli rispondo indicandogli
l’insalata.
«Sono
un ragazzino di dodici anni, quando si tratta di te. Quando sono in trasferta
non faccio che sogni erotici ed eccitanti,» dice facendomi l’occhiolino.
«Che
ne dici di raggiungere un compromesso? Cerca di comportarti come un uomo
maturo.» Gli sorrido mentre lui mi guarda di traverso.
Quando
finisco di preparare la cena mi siedo accanto a lui, nell’isola. Adesso che è
iniziata la scuola, ci sono molte attività alle quali accompagnare i ragazzi.
Allison ha corsi di danza, nuoto, pattinaggio e ginnastica, da sommare agli
allentamenti intensivi di hockey di Matthew. Alcune volte sono in giro tutto il
giorno, tutti i giorni.
«Dopo
la partita di venerdì andrò in trasferta per due settimane.»
«Lo
so, lo hai scritto sul calendario. Lo hai anche programmato sul mio cellulare.»
Lo guardo. «È il nostro primo vero test, giusto?»
«Test?
Cosa intendi?»
«Che
non siamo mai stati separati per così tanto tempo, da quando stiamo insieme.
Sarà interessante vedere come riusciremo a gestire la cosa.»
Chiude
gli occhi a fessura prima di rispondermi. «Credi che mi metterò a scopare in
giro, vero?»
«Che
cazzo dici?» Lo guardo torva. «Sei impazzito? Pensi che mi trasferirei con i
miei figli e che voglia costruire una vita con te se pensassi che ti metti a
scopare in giro, non appena il tuo uccello rimane all’asciutto per più di tre
giorni?» Gli punto il dito contro. «Sei uno stronzo.» Prendo il piatto e lo
getto nel lavandino. Be’, non troppo forte, perché sono stufa di raccogliere
cocci. «Vado a letto.»
Non
aspetto una sua risposta, salgo di sopra e inizio la mia routine serale. Lo
sento entrare in camera, ma non mi volto e nemmeno gli parlo. In questo momento
sono solo incazzata.
Mi
metto a letto dalla mia parte, dandogli la schiena. Ora, questo dev’essere un
segno più che eloquente che sono incazzata nera, perché di solito sto in mezzo
al letto. Sempre. È dove ci incontriamo. Spengo la luce sul mio comodino e lo
sento entrare in bagno.
Quando
si mette a letto, spegne la sua luce portando l’oscurità nella stanza. Sento il
suo calore colpirmi la schiena, mentre mi trascina in mezzo al letto. Si
accoccola dietro di me e mi sposta i capelli di lato, così da portemi lasciare
dei baci leggeri sul collo. «Mi dispiace, sono stato uno stronzo,» dice tra un
bacio e l’altro. «È solo che non ho per niente voglia di lasciare te e i
ragazzi.» Infila la mano sotto la mia maglietta e mi stringe un seno. «Quando i
miei compagni di squadra imprecavano per essere costretti a lasciare la loro
famiglia, non riuscivo a capirli, ma adesso è diverso.» Mi volta così che possa
vederlo e mi tira una gamba sopra la sua coscia. «Mi perdoni per essere stato
un idiota?» domanda mentre mi bacia la fronte.
«Certo
che ti perdono per essere stato un idiota. Anche a me non piace l’idea, ma lo
sapevamo giusto? Non ho mai dovuto fare una cosa del genere prima. Cioè… il mio
ex marito viaggiava per lavoro, ma mai per più di quattro giorni. Qui stiamo
parlando di quattordici giorni. Credo che mi mancherà vedere questo muso, al
mattino.» Gli bacio il mento.
«Anche
il fuso orario romperà le palle, ma la buona notizia è che…» si interrompe
prima di continuare: «possiamo fare le video chiamate su Skype, nudi.»
«Amico,
Skype ormai è superato. Adesso c’è Facetime!» lo correggo.
«Non
me ne frega un cazzo di come lo vuoi chiamare. Tu sarai nuda e io guarderò.»
Mi
metto a ridere. «Allora dovrò rispolverare i miei vecchi giocattoli.»
«Giocattoli?»
sembra confuso.
Suono
il campanello e non sono affatto pronta alla vista che mi si para di fronte.
Indossa un paio di bermuda che gli cadono morbidi sui fianchi, mostrando la sua
tartaruga scolpita e quella deliziosa V. È un dio greco. Come può una persona
essere così perfetta? Porta anche il suo famoso cappellino da baseball, questa
volta però è girato al contrario.
«Ciao
piccola.» Si sporge verso di me e mi bacia sulle labbra. «Stavo iniziando a
cucinare adesso. Mi sono infilato nella vasca da bagno per rilassare un po’ i
muscoli.»
Mentre
mi parla, l’unico muscolo a cui riesco a pensare è quello che nasconde nei
pantaloni. Si schiarisce la gola destandomi dal mio sogno a occhi aperti.
«Piccola,
se continui a guardarmi in quel modo ti mangio qui nel portico.» Mi afferra una
mano e mi trascina dentro, spingendomi poi contro la porta. «Sono fuori di
testa.» Mi traccia il contorno del mento con il naso, mentre le labbra puntano
al mio collo, che sposto per dargli un accesso migliore. Continua e con le mani
mi afferra il culo, me lo strizza e mi spinge contro di sé.
Io
alzo le gambe, gliele stringo in vita e cerco le sue labbra. Quando finalmente
le trovo, gli mordo il labbro inferiore, più forte di quanto non avessi mai
fatto prima, ma mi sta facendo diventare pazza. E il fatto che stia gemendo, mi
fa andare ancora di più fuori di testa. Gli lecco il labbro inferiore, e gli
infilo la lingua in bocca, cercando di avvicinarmi il più possibile.
Il
calore mi avvolge e so che la mia fica è proprio sopra il suo uccello che sento
duro e dritto. Mi schiaccia con il suo corpo contro la porta, e mette le sue
mani sui miei seni. Stacco le labbra dalle sue, e getto la testa all’indietro
gemendo. È passato tantissimo tempo dall’ultima volta che mi sono sentita così.
A dire la verità, non credo di essermi mai eccitata tanto in tutta la mia vita.
In
un colpo solo mi ha sfilato top e reggiseno liberando i miei seni, così che
possa succhiare il mio capezzolo, e gli afferro i capelli che sono proprio
sotto il mio viso. «Cooper ti prego.»
«Abbiamo
appena iniziato.» Si gira e cammina verso la sala da pranzo, tenendomi contro
di sé, e poi mi piazza sul tavolo, mentre lui si siede su una sedia proprio
davanti a me.
«Ho
intenzione di mangiare prima il dolce stasera,» dice inchiodandomi con i suoi
occhi blu.
Mi
fa alzare i piedi e me li appoggia sul bordo del tavolo. Quel movimento fa
scivolare la mia gonna in mezzo alle gambe, coprendo la mia carne umida e
bollente.
Mi
alza la gonna e si ritrova faccia a faccia con il mio tanga in pizzo, che
spinge di lato, lasciandomi aperta ed esposta per lui.
Si
china e passa la lingua partendo dal basso e arrivando fino al mio clitoride.
Porca. Vacca. A quel punto usa l’indice per fare lo stesso percorso che ha
fatto sua lingua. «Sei così bagnata, cazzo. Per me. Sei sempre bagnata per me,
cazzo.» Alza lo sguardo quando mi strappa via il tanga. «Ho bisogno di avere le
mani libere,» dice, spalancandomi le ginocchia ed esponendomi ancora di più. Si
china e mi penetra con la lingua.
REGOLAMENTO
- 2 copie digitali di Quello giusto per me di Natasha Madison. Partecipare è semplice, basta seguire alcune semplici regole:
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Il Rumore dei Libri,
Book's Angels,
Romance and Fantasy For Cosmopolitan ,
BookHeart,
Leggere Romanticamente.
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Il giveaway sarà attivo dal 15 settembre 2017 al 21 settembre 2017. Alle ore 12:00 del 22 settembre conoscerete i due vincitori consultando le pagine di tutti i blog coinvolti.
In bocca al lupo.
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