Titolo: All Your Perfects
Autrice: Colleen Hoover
Lingua: Inglese
In uscita il 17 luglio 2018
THEN
Il portiere non mi ha sorriso.Questo pensiero mi tormenta durante l’intero tragitto in ascensore, fino all’arrivo al piano in cui abitava Ethan.
Vincent è sempre stato il mio portiere preferito da quando Ethan si è trasferito in questo stabile. Mi sorride sempre e chiacchiera con me. Ma oggi ha soltanto tenuto la porta aperta con un’espressione impassibile. Neanche un “Ciao Quinn, com’è andato il tuo viaggio?”
Beh, immagino che una giornata storta possa capitare a tutti.
Guardo il mio telefono, sono già le sette passate. Ethan dovrebbe essere a casa per le otto, quindi ho tutto il tempo per sorprenderlo con una bella cenetta. E con la mia presenza. Sono rientrata un giorno prima ma ho deciso di non dirglielo. Di recente, ci siamo dedicati unicamente e totalmente all’organizzazione del nostro matrimonio; da settimane non ci concediamo un pasto fatto in casa.
O del sesso.
Raggiungo il piano e, appena uscita dall’ascensore, mi fermo un istante; c’è un ragazzo che cammina avanti e indietro sul pianerottolo, davanti l’appartamento di Ethan. Fa tre passi, si ferma, guarda la porta. Fa tre passi nella direzione opposta, si ferma di nuovo. Lo guardo, sperando vada via, ma non lo fa. Continua a camminare su e giù, tenendo lo sguardo sulla porta di Ethan. Non penso sia un suo amico, lo riconoscerei se lo fosse.
Cammino verso l’appartamento e schiarisco la gola. Il ragazzo mi guarda e io faccio un cenno verso la porta, per chiedergli di farmi passare.
Il ragazzo si sposta e mi lascia passare, faccio attenzione a non guardarlo di nuovo negli occhi. Cerco le chiavi nella borsetta, quando le trovo lui si avvicina, e poggia una mano sulla porta. “Hai intenzione di entrare?”
Guardo lui, poi di nuovo la porta. Perché me lo sta chiedendo? Il mio cuore batte all’impazzata al pensiero di essere sola sul pianerottolo, con un ragazzo strambo che mi ha appena chiesto se stia per aprire la porta di un appartamento vuoto.
Sa che Ethan non è in casa? Sa che sono da sola?
Schiarisco la voce e provo a nascondere la paura, anche se il ragazzo sembra innocuo. Credo che il male possa avere abbia qualunque aspetto, quindi mi è difficile giudicare.
“Il mio fidanzato vive qui. È lì dentro,” mento.
Il ragazzo annuisce vigorosamente. “Già. È davvero dentro.” Stringe i pugni e colpisce il muro accanto alla porta. “Dentro la mia fottuta ragazza”
Sono stata a lezione di autodifesa, una volta. L’istruttore ci ha insegnato a prendere una chiave tra le dita, lasciando la punta fuori, così da poter trafiggere un occhio dell’assalitore. Lo faccio, preparata per lo psicopatico che potrebbe scagliarsi su di me da un momento all’altro.
Emette un sospiro profondo e non posso fare a meno di notare che l’aria che ci avvolge adesso profumi di cannella.
Quanto è assurdo pensare a una cosa del genere un attimo prima di essere assaliti.
Che cosa bizzarra sarebbe da dire alla stazione di polizia:
“Oh, non saprei dire cosa indossasse il mio assalitore, però posso dirvi che il suo alito profumava di buono. Come una Big Red (bevanda tipica americana).
“Stai sbagliando appartamento,” gli dico, sperando che vada via senza ribattere.
Scuote la testa da un lato a un altro, in piccoli e veloci movimenti che sembrano dire Non sai quanto ti sbagli, ma anche, ho ragione io.
“L’appartamento è giusto, ne sono certo. Il tuo fidanzato ha una Volvo blu?”
Okay, quindi fa stalking a Ethan? Sento la bocca seccarsi, berrei volentieri un po’ d’acqua.
“Alto circa un metro e ottanta, capelli neri, indossa una giacca North Face troppo grande per lui?”
Porto una mano sullo stomaco, berrei volentieri un po’ di vodka.
“Il tuo fidanzato lavora per il Dottor Van Kemp?”
E’ il mio turno di scuotere la testa. Non soltanto lavora per il Dottor Van Kemp, Ethan è il figlio del Dottor Van Kemp.
Come fa questo tizio a sapere tutte queste cose su Ethan?
“La mia ragazza lavora con lui,” dice, guardando con disgusto verso la porta dell’appartamento. “Beh non condividono soltanto il lavoro, a quanto pare.”
“Ethan non farebbe…”
Un suono mi interrompe. Il suono di qualcuno che sta scopando.
Qualcuno chiama il nome di Ethan con voce flebile. O meglio, suona flebile per me, che sono dall’altro lato della porta. La camera da letto di Ethan è dall’altra parte dell’appartamento quindi, in realtà, chiunque sia con lui, non sta certo trattenendosi. Sta gridando il suo nome.
Mentre lui la scopa.
Mi allontano immediatamente dalla porta. La realizzazione di ciò che sta accadendo dentro l’appartamento mi stordisce.
Il mio mondo diventa instabile. Il mio passato, il mio presente, il mio futuro, tutto mi sfugge di mano. Il ragazzo afferra il mio braccio e ferma il mio vacillare.
“Stai bene?” Mi tiene ferma, appoggiata al muro. “Mi spiace, non avrei dovuto rivelarti tutto così.”
Apro la bocca, ciò che ne esce è solo la mia insicurezza. “Sei…Sei sicuro? Forse quei suoni non vengono dall’appartamento di Ethan, forse è la coppia della porta accanto.”
“Possibile. Anche il vicino di Ethan si chiama Ethan?”
È una domanda sarcastica, subito dopo i suoi occhi esprimono pentimento per ciò che ha appena detto. È carino da parte sua, avere compassione per me quando lui sta chiaramente sperimentando il mio stesso stato d’animo.
“Li ho seguiti,” dice “sono lì dentro insieme. La mia ragazza e il tuo…ragazzo.”
“Fidanzato,” lo correggo.
Attraverso il pianerottolo e mi appoggio al muro per poi lasciarmi scivolare a terra. Forse non dovrei stare seduta sul pavimento perché indosso una gonna. A Ethan piacciono le gonne e avevo pensato di fargli cosa gradita indossandone una. Adesso vorrei togliermela di dosso, stringerla attorno il suo collo e usarla per strozzarlo. Guardo a lungo le mie scarpe e non mi accorgo che il tizio sia accanto a me, finché dice “Ti stava aspettando?”
Faccio cenno di no. “Ero venuta per fargli una sorpresa, sono stata fuori città con mia sorella.”
Un altro urlo ovattato attraversa la porta. Il ragazzo rabbrividisce e copre le orecchie. Lo faccio anche io. Rimaniamo seduti così per un po’. Entrambi evitiamo che quei rumori ci penetrino le orecchie. Finché non finirà. Non durerà molto. Ethan non dura più di qualche minuto.
Due minuti dopo dico “Credo abbiano finito.” L’uomo sposta le mani dalle orecchie e poggia le braccia sulle sue ginocchia. Io avvolgo le mie con le braccia, poggiandovi sopra il mento.
“Pensi che dovremmo usare la mia chiave per entrare? Affrontarli?”
“Non posso,” dice, “devo calmarmi prima.”
Sembra abbastanza calmo. Tutti gli uomini che conosco avrebbero già buttato giù la porta.
Non so neanche se voglia davvero affrontare Ethan. Una parte di me vorrebbe andare via, fingere che questi ultimi minuti non siano mai esistiti.
Gli manderei un messaggio, direi di essere tornata a casa in anticipo; lui risponderebbe di dover lavorare fino a tardi e io rimarrei nella beata ignoranza.
O potrei andare a casa, dare fuoco alla sua roba, vendere il mio abito da sposa e bloccare il suo numero di telefono.
No, mia madre non me lo permetterebbe mai.
Oddio. Mia madre.
Emetto un lamento e il ragazzo alza immediatamente le spalle. “Ti senti male?”
Scuoto la testa. “No. Non lo so.” Alzo la testa e la appoggio al muro. “Ho appena realizzato quanto si incazzerà mia madre.”
Si rilassa appena realizza che mi sia lamentata non per un male fisico. Il mio è un lamento di terrore, legato alla reazione che avrà mia madre quando saprà che il matrimonio non si farà.
Perché di certo non si farà.
Ho perso il conto di quante volte abbia menzionato la “costosa caparra versata” per avere un posto in lista d’attesa in quella location.
“Hai idea di quanta gente vorrebbe potersi sposare al Douglas Whimberly Plaza? Evelyn Bradbury si è sposata lì, Quinn, Evelyn Bradbury!”
Mia madre ama paragonarmi a Evelyn Bradbury. La sua è una delle poche famiglie di Greenwich, più importanti di quella del mio patrigno. Quindi è ovvio che, ad ogni occasione, mia madre usi Evelyn Bradbury come esempio di perfezione e alta classe. Non mi importa di Evelyn Bradbury. Ho una mezza idea di mandare un messaggio a mia madre e scriverle soltanto: “Il matrimonio è saltato” e non me ne frega un cazzo di Evelyn Bradbury”.
“Come ti chiami?” mi chiede il ragazzo.
Lo guardo e realizzo che sia la prima volta in cui lo vedo davvero. Questo è uno dei momenti peggiori della sua vita, ma anche considerando ciò, lui è estremamente bello. Occhi espressivi castano scuro come i suoi capelli ribelli. Mascella importante, contratta in una rabbia silenziosa sin dal momento in cui sono uscita dall’ascensore. Labbra piene, che tiene serrate in una linea ogni volta che guarda la porta. Forse le sue fattezze risulterebbero più delicate, se in questo istante la sua ragazza non fosse lì dentro con Ethan.
C’è della tristezza in lui. Non relativa alla situazione attuale, qualcosa di più radicato…come se facesse parte di lui. Ho conosciuto che hanno il sorriso negli occhi, lui ha qualcosa di cupo nei suoi.
“Sei più bello di Ethan.” Il mio commento lo coglie di sorpresa. La sua espressione si fa confusa, pensa che ci stia provando con lui. Che è l’ultima cosa che farei. “Non era un complimento, soltanto una constatazione.”
Scrolla le spalle come se la cosa non lo riguardasse.
“È solo che, se tu sei più bello di Ethan, mi viene da pensare che la tua ragazza sia più bella di me. Non che la cosa mi interessi. Forse mi interessa. Non dovrebbe interessarmi, ma non posso fare a meno di chiedermi se Ethan sia più attratto da lei che da me… Mi chiedo se sia questa la ragione del tradimento. Possibile. Scusami. Solitamente non mi svaluto in questo modo, ma sono così arrabbiata e non riesco a smettere di parlare.”
Mi guarda con attenzione per qualche istante, seguendo il filo del mio bizzarro discorso.
“Sasha è brutta. Non hai nulla di cui preoccuparti.”
“Sasha?” Dico il suo nome incredula, poi lo ripeto, mettendo enfasi su sha. “Sasha. Questo spiega tanto.”
Lui ride, rido anche io, ed è la cosa più assurda del mondo. Rido quando dovrei piangere. Perché non sto piangendo?
“Io sono Graham,” dice, porgendo la mano.
“Quinn.”
Anche il suo sorriso è triste. Chissà, forse sarebbe diverso in altre circostanze.
“Vorrei poter dire che è un piacere conoscerti, Quinn, ma questo è il momento peggiore della mia vita.”
Triste, amara verità. “Idem,” dico delusa. “Anche se sono sollevata al pensiero di averti conosciuto adesso e non il mese prossimo dopo il matrimonio. Almeno non sprecherò i miei voti di matrimonio per lui.”
“Dovreste sposarvi il mese prossimo?” Graham sposta lo sguardo “Che stronzo,” dice a bassa voce.
“Lo è davvero.” L’ho sempre saputo. Ethan è uno stronzo. Un presuntuoso. Ma è il tipo giusto per me. O così pensavo.
Mi piego in avanti e passo una mano tra i capelli. “Dio, che situazione di merda.”
Come sempre, mia madre ha un tempismo perfetto. Prendo il telefono e leggo il suo messaggio.
L’ assaggio delle torte è stato spostato alle due di Sabato. Non pranzare prima. Ethan sarà dei nostri?”
Fonte UsMagazine
Traduzione a cura di Verdiana Rigoglioso per il blog -vietata la riproduzione
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