Di tutte le vintù
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Prudence Darcy non fa onore al proprio nome: è ribelle, caparbia, impulsiva e desiderosa di vivere intensamente. La madre fa di tutto per tenere a freno le sue stravaganze e ha imposto a lei e alla figlia maggiore, la dolce e bellissima Hope, di conquistare due facoltosi partiti e di fare due matrimoni eccellenti. Ma Prudence è anticonformista anche in questo: ben lontana dal temere la povertà e il disprezzo sociale, non desidera sposarsi per interesse e, anzi, non desidera sposarsi proprio. Il matrimonio, ne è certa, la priverebbe della libertà di cui ha bisogno più della stessa aria.
È con spirito spericolato, dunque, che Prudence si appresta ad affrontare la sua prima Stagione a Londra. Vuole divertirsi il più possibile, vedere luoghi nuovi e conoscere gente interessante, prima di tornare alla quiete del suo piccolo villaggio nel Derbyshire. Durante una festa in maschera ai Vauxhall Gardens, la sua fame di avventura pare trovare pane per i propri denti. Lì, infatti, incontra un uomo affascinante che la incuriosisce molto. Subito avverte una profonda affinità fra di loro: entrambi giovani, entrambi squattrinati, entrambi bisognosi di evadere da una vita di regole e rinunce. Se Prudence credesse al colpo di fulmine e non fosse scettica riguardo all’amore in generale, penserebbe quasi di aver perso la testa per il misterioso sconosciuto dagli occhi blu di cui conosce il nome, Lawrence, e poco altro. Ma Lawrence non è chi le ha detto di essere. Non si chiama neppure Lawrence, e non intende rivelare a nessuno la sua vera identità: quella di Lord Terence Auckland, un duca tutt’altro che povero, con molti ragionevoli motivi per voler mantenere l’anonimato.
Sullo sfondo di una Londra Regency allegra e gaudente, durante una primavera contraddistinta da imprevisti ora divertenti ora pericolosi, la storia di un legame inaspettato e inaspettatamente forte fra due anime più simili di quanto avrebbero mai immaginato.
Potrà, però, un’amicizia nata da una bugia trasformarsi in amore?
IL
LIBRO CI È
STATO DONATO DALLA CASA EDITRICE
SENZA
ALCUNO SCOPO DI LUCRO
LE
IMMAGINI USATE NON SONO NOSTRE E NON CI GUADAGNAMO SU ESSE. TUTTI II DIRITTI
APPARTENGONO AI PROPRIETARI
Ciao Rumors!Oggi vi accompagno a Londra, con il piccolo gioiello regency firmato da Virginia Dellamore, pseudonimo dietro il quale si cela l’inconfondibile penna di Amabile Giusti.
Protagonista di Di tutte le virtù è Prudence Faith Temperance, ventenne del Derbyshire, approdata a Londra per passarvi la stagione assieme a sua madre, Lady Darcy, e sua sorella maggiore Hope Charity Love.
Se Hope rispecchia in pieno tutte le virtù contemplate dai suoi nomi, la nostra Prue, per uno scherzo del destino, ne è esattamente il contrario. Scapestrata, tanto da sembrare un uomo in alcune sue spericolatezze, che per nulla si addicono a una signorina di buona famiglia, schietta, anche troppo, e dal temperamento decisamente poco conciliante, Prue è considerata il ronzino della famiglia.
Se a questo aggiungete che è troppo alta, troppo mora e il suo aspetto non è neanche lontanamente paragonabile a quello della splendida Hope, capirete perché sua madre riponga nella primogenita i sogni di un matrimonio che possa risanare i debiti lasciati dal Visconte Darcy morendo.
Nelle mani di Hope, bionda, dagli occhi azzurri, e con quel fascino delicato che la rende bellissima, Lady Darcy ripone il destino della sua famiglia. Per la figlia comincia così a immaginare il matrimonio con Lord Terence, duca di Auckland, che presto giungerà a Londra, con sua nonna, per scegliere la futura moglie.
Lady Darcy, però, non ha fatto i conti con il destino che, puntualmente, si diverte a rimescolare le carte in tavola.
Hyde Park e i giardini dei Vauxhall, infatti, fanno da sfondo agli incontri fortuiti tra Terence e Prue. Nel primo caso, in pieno pomeriggio, quando il duca rimane letteralmente folgorato dalla temerarietà di Prudence, che sfida le buone maniere, e il Ton, malmenando con il suo ombrellino il Conte Umbridge, reo di aver frustato violentemente il suo cavallo. Dopo, durante le ambigue feste dei Vauxhall, dove il puro divertimento si mescola alle piccole e grandi trasgressioni dell’epoca.
Da questo punto in poi, inizia uno splendido gioco degli equivoci: Terence, pacato, cresciuto nel rispetto dei suoi doveri di duca e sotto il rigido controllo della nonna, finge di essere Lawrence, il cugino ribelle e libertino che in tutti i modi cerca di farlo sciogliere. Oltre a questo, quando Prue crede che sia solo uno squattrinato, ancor più povero di quanto il padre non abbia lasciato lei e la sua famiglia, Terence non fa nulla per contraddirla. Bugie, queste, che accompagneranno i nostri protagonisti per tutta la storia, fino a quando la menzogna rasenterà la realtà.
Nel corso del romanzo, infatti, vediamo tutto l’evolversi di questi giovani che si affacciano all’età adulta, cercando la propria strada e il proprio io.
Terence cercherà di liberarsi dalla morsa di Lady Auckland, così come Prue dovrà far i conti con la propria natura di donna: lei, che dell’amore scrive solo, si ritroverà inconsapevolmente travolta da questo sentimento.
Allo stesso modo, Lawrence, convinto da sempre di volersi sposare solo per amore, incrocerà la sua strada con quella di Hope, che tanto innocente forse pareva solo. Una donna decisa, molto lontana dalla versione di porcellana che all’inizio della storia ci viene mostrata.
Ho apprezzato tantissimo questo romanzo. Amabile Giusti riesce, con destrezza, a regalarci uno scorcio interessante della Londra dei primi dell’Ottocento. La grande povertà, rappresentata dal piccolo James, undicenne costretto a fare lo spazzacamino per un uomo orribile, che lo ha comprato, si mescola all’aristocrazia, il cui unico pensiero è intessere una rete di sotterfugi e matrimoni di convenienza che le permettano di sopravvivere.
Nel mezzo si colloca Prudence, donna dei nostri giorni, oserei dire, che si oppone alle sciocche regole che le vengono imposte e guarda con disprezzo alla scintillante realtà che la circonda.
Si guardò intorno, e percepì un’atmosfera di vischiosa falsità, come se ciascuna delle persone presenti interpretasse una parte. Erano tutti attori, protagonisti delle loro storie e comparse di quelle altrui. Tutti in cerca di legami vantaggiosi. Tutti pronti a giocare ogni possibile carta, anche quelle segnate, pur di raggiungere il loro scopo.
Quando rideva, si sentiva come se fosse stata fatta d’ali e potesse volare al di sopra dell’armatura di regole imposte da quel mondo tanto grande eppure troppo piccolo per la libertà infinita della sua fantasia.
Prudence, che conquista Terence con la semplicità del suo essere, senza bisogno di alcuna maschera.
Un messaggio, questo, da veicolare il più possibile, soprattutto in una società, la nostra, votata all’apparire tanto quanto quella raccontata dalla Giusti, se pur secondo altri canoni.
Di tutte le virtù è una storia che si legge tutta d’un fiato, che fa battere il cuore e sorridere in egual misura. Vi ritroverete alla fine senza neanche esservene accorti.
Consigliatissimo a chi non crede nelle principesse da salvare, ma sogna ancora che sia l’amore a muovere l’universo.
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