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giovedì 13 ottobre 2016

Estratto finale inedito "Danneggiata" di Veronica Deanike

Ciaooo Rumors! Per festeggiare un mese dall'uscita del suo Danneggiata, Veronica Deanike, regala a tutte le lettrici de Il Rumore dei Libriun estratto finale inedito del suo romanzo. Inoltre ci informa che per festeggiare, metterà proprio oggi Danneggiata in offerta a 0.99 centesimi!
Titolo: Danneggiata
Autrice: Veronica Deanike
Genere: Contemporary romance
Editore: Self publishing
Prezzo: ebook 2,99 - OFFERTA A EUR 0,99

Sabrina, ferita e umiliata dalla sua stessa famiglia, vive in una comunità per minori. Danneggiata nell’animo, sviluppa una personalità autolesionista. Bella e arrabbiata con il mondo, brucia i suoi anni con la potenza del suo odio.
Lo psicologo e coordinatore della struttura, Alex, è un uomo di trent’anni che nel suo aspetto ombroso dimostra tutto il tormento del suo passato. Una doppia vita quella di Alex che parla di un profondo disagio: il giorno e la notte, aiutare e distruggere. Sabrina è per lui una tentazione amorale.
Questa non è la storia di un amore, è una storia di distruzione. Una giovane donna che vuole distruggere se stessa, un uomo che vuole distruggere i suoi demoni… L’incontro di due anime spezzate, la lotta per la sopravvivenza, la speranza di un amore.




Estratto

ALEX

Arriviamo a casa, la nostra casa. Sabrina ha un’espressione strana.
“Cosa c’è adesso?” Sono esasperato. Faccio finta di niente, aspetto che sia mia moglie – “moglie”? sembra una bambina imbronciata – ad aprirsi con me.
«Mi aiuti a liberarmi da questo abito?»
Tiene lo sguardo basso, si vergogna. “Lei si vergogna” e fa bene.
Mi avvicino, la volto e inizio a slacciare il corsetto. Lei reclina la testa e la appoggia al mio petto intralciando il mio compito. Si disfa di quello straccio calciandolo, si volta e mi salta addosso, abbracciandomi anche con le gambe: così come fanno i bambini che devono nascondere qualcosa di cui farsi perdonare.
Affondo il viso nei suoi capelli, inspiro forte: sa di miele, di ginepro, di mare. La porto sul divano e mi siedo con lei in braccio.
Disegno cerchi sulla sua pelle, lei respira la mia. Nessuno dei due parla, ma entrambi pensiamo a quel momento: lei sa che su quella scogliera ho visto la morte, la mia e la sua.
“Perché? Sei la mia piccola, lurida bugiarda!”
Voglio delle spiegazioni, ma so già che qualsiasi parola sarà insufficiente a togliermi di dosso questa fottuta paura.

Come se avvertisse il dolore dei miei pensieri, mi stringe forte, strofina il viso sul mio collo e posso sentire il tepore delle sue lacrime. Siamo due sposi che piangono, non di gioia, ma di dolore: io dentro di me e lei sulla mia pelle. Non esistono parole che possano placare la mia rabbia, né parole che possano assolvere Sabrina. L’unica cosa che possiamo tollerare è il silenzio. Voglio amarla, voglio punirla, voglio incatenarla. Faccio parlare la nostra carne che, in tutto questo dolore, freme
già di desiderio. La corico a pancia in giù sul divano. Non sono gentile.  “Questa notte non mi trattengo, gioco il mio futuro. Qui tutto inizia o io finisco per sempre.”
La spoglio, lei è passiva. Accarezzo i suoi fianchi, sono così maledettamente invitanti. Senza troppe cerimonie mi tuffo tra i suoi glutei, li divarico e inizio a leccare il suo punto più intimo. Sabrina cerca di protestare, è scioccata per quello che sto facendo al suo corpo.
«Stai giù, ferma! Penso a tutto io. Fai la brava, non parlare.» La lubrifico con la saliva e la mia eccitazione raggiunge il limite se penso a quello che sto per farle. Afferro il mio sesso e schiacciandola sotto il mio peso, lo faccio scivolare tra i suoi glutei.
«Ho paura» sussurra con una voce indifesa che ha il risultato di farmi eccitare ancora di più. “Bugiarda. Traditrice.”
«Anche io ne ho avuta.» Basta questa piccola confessione, velenosa come un’accusa e aspra come la vendetta, per farle capire che questa notte sarà il suo corpo a mentirmi ancora o a donarsi per sempre, senza riserve: ad amarmi e proteggermi, o a ucciderci entrambi, facendoci saltare da quella maledetta scogliera.
Entro dentro di lei quel che basta per farla guaire. Prova dolore. “Bene!”
Cerco di essere gentile, è la sua prima volta. La accarezzo fra le cosce mentre mi muovo piano. Lei gode. Trema. 
Mi spingo ancora un po’, lei stringe i suoi muscoli cercando di difendersi, di arrestare la mia corsa. Non sono disposto a permetterle alcuna barriera e infatti con un unico affondo, la abbatto. L’urlo di Sabrina è piacere, è dolore, è una resa… a me.
“Sei mia, bambina.” Esco dal suo corpo e mi rituffo con delicatezza. Grida ancora. Scivolo fuori e sbatto dentro, con forza: una, due, tre, quattro volte. Ora siamo in due ad urlare. Sento il mio viso bagnato, ci metto un po’ a capire che sono lacrime. “Cosa mi hai fatto? Ti odio. Ti amo.”
Sabrina parla, ma io non riesco a sentire. Affondo in lei che ora mi accoglie senza resistenze. La stringo forte e appoggio la guancia sul suo profilo cosicché possa sentirla.
La sua è una preghiera: «Ti amo, perdonami; ti amo, perdonami; ti amo, perdonami…»
Le mie lacrime non sono più gocce dannate, ma un fiume che ha rotto il suo argine. Soffriamo e godiamo insieme, il nostro pianto si unisce in un solo perdono: il mio per lei e quello di Sabrina per se stessa.
La prendo in braccio, è distrutta. Andiamo in camera, ci distendiamo sul letto, uno di fronte all’altra. Vorrei dirle tante cose: che la amo, che ho paura di lei, che voglio proteggerla e curarla per il resto della mia vita.
Che mi ha cambiato in meglio, mi ha ridato la vita quando vivevo in una perpetua morte. Vorrei dirle tutto questo, ma non sono ancora pronto. Allora la bacio, mi alzo e mi preparo un caffè. Sono nudo, dentro e fuori e osservo il mare al di là della finestra.

1

«Sono stanca della vita Alex. »
Un brivido gelato percorse la schiena di lui: paura, rabbia, risentimento, perdizione. Si sentiva confuso e arrabbiato. La postura rigida come un blocco di ghiaccio parlava di un uomo pericoloso, non solo per se stesso, ma per tutto ciò che circondandolo sfidava la sua ira. Sabrina sentì subito la forza magnetica dei suoi pensieri, la trapassavano, la scuotevano: non li temeva, la riparavano. Alex non ebbe bisogno di parlare, Sabrina era connessa in maniera viscerale ai suoi sentimenti. Si voltò
verso lui, con lo sguardo colmo di una stanchezza rassicurante, quella che dice “ ho smesso di lottare, ti amo e lo accetto”.
«Non voglio mettere fine alla mia esistenza, desidero vivere, ho bisogno del tuo amore.» Alex digrignò i denti e strinse i pugni, non osava toccare sua moglie, non prima di convincersi che, ancora una volta, poteva fidarsi di lei. Con la schiettezza che usava come un arma guardò la donna che amava con dolore e le disse:«Stavi per ucciderti. Volevi ferirmi, farmi morire con te.»
«Non posso raccontarti una bugia che mi assolva: volevo farlo, desideravo soffocare il nostro amore nel sangue, il mio…il tuo.»
Sabrina si accostò al suo uomo, si rilassò come all’ombra di una antica sequoia e con il cuore colmo di speranza aggiunse «l’affanno mi toglie il respiro, Alex, ho già visto così tanto… troppo. Ho bisogno di riposare, ho bisogno di vivere, ho bisogno di te, del tuo calore.» Alex
tremò, non di rabbia, ma per amore. Dannato amore.  Doveva metterla alla prova, un ultima volta, prima di saltare nel buio «ma io non ti amo, io ti odio.» Sabrina lo guardò così come
si assiste ad un miracolo: misterioso, potente, trascendentale. «E allora odiami: con la forza del tuo amore; distruggimi: affinché possa essere riparata; vendicati e strappa via il mio veleno; credimi cosicché io possa amarti.» Alex ascoltò quelle parole che erano una poesia maledetta su quelle labbra invitanti; concetti talmente profondi che solo loro potevano comprendere, che non nascevano dalla
ragione ma da quel sangue infettato che scorreva nelle loro vene, quella malattia che lottava per la guarigione. 
Non aggiunse parole, afferrò con brutalità Sabrina dai capelli, stringendo la presa sulla sua nuca, la rivendicò, la baciò di un bacio bruto, rude, affamato, profondo. Le fece capire che lei doveva farsi
perdonare di quel peccato sognato, ma mai agito. Lui l’avrebbe punita, l’avrebbe amata con tutto se stesso: luci e ombre. Mentre il sapore di Sabrina si imprimeva in ricordi che lo avrebbero accompagnato alla vita e alla morte, decise di fidarsi di lei: seguì Sabrina che lo chiamava a sé in un abisso di amore e languido dolore.

6 commenti:

  1. Wow, non ho parole, bellissimo, strepitoso, fantastico, ma ancora non ci siamo per arrivare a dire con un'unica parola, quale emozioni ha scatenato in me questo estratto. Assolutamente da leggere.

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  2. Wowww mi sono commossa con sto pezzo 😔. Bellissimo 💝

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  3. Straordinario senza parole grazie tante per questo meraviglioso regalo ti adoro , wow :-):-)

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