Titolo: Vanilla
Autore: Megan Hart
Editore: Harlequin Modadori
Genere: Erotic romance
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Elise sa cosa vuole a letto, e fa sempre in modo di ottenerlo. Da tempo ormai placa la sua sete di dominio con una serie di uomini ben felici di sottomettersi e inchinarsi davanti a lei. Ma la soddisfazione sessuale è ben altra cosa rispetto all'amore. Elise lo sa bene, perché è stata scottata in passato donando il proprio cuore troppo in fretta. Quando incontra Niall, l'intesa che prova è intensa ed elettrizzante. Niall è bello, intelligente e dolce come la vaniglia. Così Elise, nonostante ci provi fino in fondo, non riesce a impedirsi di amarlo, anche se i suoi gusti sessuali sono così lontani da ciò di cui lei ha bisogno. Come può funzionare una relazione dove entrambi gli amanti vogliono essere il più forte?
Megan Megan Megan… cosa ci hai combinato stavolta? Ho letto questo libro attratta dalla trama insolita.
Ebbene sì, abbiamo una dominatrice, ma non l’esatta versione femminile del maschio che ormai abbiamo imparato a conoscere in tutte le salse. No, Elise ha un’anima e nel suo ruolo io l’ho trovata poco convincente.
C’è giusto un po’ di questo, un po’ di quello… ma nulla di veramente forte da fare torcere le budella al lettore per l’eccitazione, tranne che per una o due pratiche su cui però ho storto il naso e che ho trovato poco erotiche e più porno soft, ma il confine fra le due cose è labile, che mi aspettavo? La sinossi era chiara…. almeno in questo.
In realtà Elise è ferita dall’amore, una mistress che fa i conti con le proprie fragilità di donna; la storia narrata in prima persona vince la sfida di fare entrare il lettore a pieno nel pensiero della protagonista: un personaggio di certo complesso e sfaccettato, a volte contraddittorio ma reale, il cui destino sembra quello di essere continuamente abbandonato.
Eppure lei ama a suo modo. Sempre. Anche quando si cala nel suo ruolo. Basta poco ed Elise da dominatrice diventa sottomessa al bisogno che ha di essere amata.
Tutta la storia verte su tre uomini che rappresentano ciò che ha lasciato – e che non è spiegato mai del tutto - ciò che vive – un continuo tira e molla che si spiega solo a un certo punto - e quello che vorrebbe vivere nel suo futuro, ma che la mette più alla prova, spogliandola dell’abito di pelle e dai frustini che indossa per ricacciare indietro le sue debolezze.
Il personaggio di Elise non ha un’evoluzione delineata, resta diviso fra due mondi fino alla fine: quello familiare, in cui appare abbastanza equilibrata, e quello personale, trasgressivo e fatto di eccessi, in cui però la caratterizzazione traballa.
Quando arriva Niall, collega del suo gemello, la sua vita comincia a profumare di vaniglia. È lui che la obbliga a scavare dentro se stessa e a scendere al più grande e meraviglioso compromesso a cui un individuo possa cedere: l’amore. Ma anche in questo caso, il percorso per cui si arriva a ciò è poco convincente, affrettato, manca di coerenza e quindi… “uhm, ma dai! Così presto? Un po’ più di patimento? Una crisi esistenziale? No, eh!”
Tutto il contorno, comprese le vicissitudini dei personaggi secondari, rendono la vicenda di Niall ed Elise fumosa, defocalizzata, ma la Hart ha stile e questo la tira spesso fuori dai guai. Così, nonostante la storia sia debole nella struttura e il ritmo narrativo lento, ci si arrende a volere conoscere un lieto fine, che risulta per nulla scontato, meno edulcorato da quello a cui forse siamo abituate e più verosimile.
Insomma, nulla di eccezionale stavolta, ma piacevole nella forma. In fin dei conti, è pur sempre la Hart.
Sara
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