Il Rumore dei Libri Blog: Recensione in anteprima + Giveaway "C'è qualcosa nei tuoi occhi" di Amabile Giusti

lunedì 19 settembre 2016

Recensione in anteprima + Giveaway "C'è qualcosa nei tuoi occhi" di Amabile Giusti

Ciao Rumors! Oggi io e Marianna vi parleremo in anteprima dell'attesissimo ritorno di Amabile Giusti! Domani 20 settembre i personaggi che abbiamo incontrato in "Tentare di non amarti" torneranno nel nuovo "C'è qualcosa nei tuoi occhi", un magnifico romanzo autoconclusivo, incentrato sulla figura di Francisca. Inoltre Amazon ci ha dato l'opportunità di mettere una copia di ciascun romanzo in un bellissimo Giveaway! Quindi che aspettate?

Titolo: C'è qualcosa nei tuoi occhi
Autrice: Amabile Giusti
Editore: Amazon Publishing
Genere: New Adult
Prezzo: eur 4,99 e 9,99
Uscita il 20 settembre 2016
Amazon

Francisca Lopez è un angelo nero impossibile da conquistare: nel suo passato c’è dolore, violenza subìta e inflitta, c’è la delinquenza e c’è il carcere. E c’è un solo uomo, Marcus. Con lui ha condiviso la parte più oscura di sé.
Ma ora Marcus se n’è andato, ha scelto di seguire Penny, la dolce ragazza dalle ciocche pastello per la quale ha deciso di cambiare vita, e Francisca deve costruirsi una nuova identità.
Per farlo, sceglie Amherst, la città di Emily Dickinson, perché la poesia è stata la sua segreta ancora di salvezza. Se poi all’università il corso di poesia contemporanea è tenuto da Byron Lord, un professore giovane, seducente e con un Lidia decisamente profetico, affascinato dai suoi “occhi di petrolio”, la vita di Francisca può davvero sperare in una svolta.
Tra i due nasce uno strano e delicato rapporto: una tenera alchimia d’amore che rischia a ogni momento di essere spazzata via dai segreti di entrambi e dalle tante fragilità di Francisca. Una storia destinata a incrociarsi con la nuova vita dell’indimenticato Marcus e della rivale Penny, in un finale dolcemente inaspettato.

Rumorine carissime, oggi sono qui a parlavi col BOSS di un romanzo tanto atteso che ho avuta la fortuna di leggere in anteprima (mi inchino virtualmente come un etoile a la Scala). È un onore per me confrontarmi con Lidia, e parlare di lei, una delle autrici italiane che più amo: Amabile Giusti.

Se c’è una cosa di cui non possa esimermi dal dire è che “C’è qualcosa nei tuoi occhi” è un romanzo imperdibile. Dopo aver letto “Tentare di non amarti”, naturalmente. Non si tratta di un atto secondo nel senso letterale del termine, ma di un seguito originale, il cui intreccio principale va ad intersecarsi, talvolta, con delle vicende parallele che scorrono a molti chilometri dalla scena cardine. Cosa sto blaterando?!? Niente, solo qualcosa che capirete leggendo.

Procediamo per grandi, però.

La maestria di questa autrice, non si smentisce mai. Sa come catturare l’attenzione del lettore dalla prima all’ultima pagina, generando suspance e quel filo di tensione che tiene incollati alla storia, fino a perdere la cognizione spazio-temporale. Una buona percentuale di lettori, posso dirvelo in anteprima, resterà col naso fra le righe di questo romanzo interminabili ore, senza riuscire a staccarsene nemmeno se E.T. in persona vi chiedesse di telefonare casa, o Banderas vi domandasse delle uova per preparare i biscotti, o David Gandy vi pregasse di uscire. Credetemi, nulla potrà distrarvi dalle parole di “C’è qualcosa nei tuoi occhi”. Amabile sa come eviscerare le emozioni, dosare le espressioni e le locuzioni, colpire e affondare con le metafore e le rivelazioni. Entrare sottopelle come fa un tatuaggio. Cantare e diffondere, anche ai più disincantati, la speranza:

“…Potresti aver ragione, ma la «Speranza è quella cosa piumata che si viene a posare sull’anima, canta melodie senza parole e non smette mai».”

“Parli con le parole di Emily Dickinson?”

“Parlo con le parole di chi, nonostante tutto, non ha smesso di sperare nel futuro.”

Sorrisi stancamente.

“Allora lascia che lo faccia anch’io. «È triste! È tutto un’illusione: il futuro ci inganna da lontano». mi sa che il tuo omonimo non la pensava come te.”

“Il mio omonimo non aveva a disposizione un tiramisù. Dopo averlo mangiato, comincerai a rivalutare la speranza, dammi retta.”

“Tu dici? E dove lo trovo un tiramisù?”

“Te lo preparo io, occhi di petrolio.”

Il fulcro del romanzo è proprio racchiuso qui, in queste semplici e preziose parole: Speranza, Poesia, Amore.

Speranza, che muove i due protagonisti, Francisca e Byron, in un futuro decisamente migliore, che si libri nell’aria togliendo di dosso le polveri dei fantasmi di un passato ancora presente e cocente.

Poesia, quella di Amherst, la città di Emily Dickinson, galeotta dell’incontro fra “due occhi simile all’onice fuso col topazio, due gemme appena inventate” e “due occhi verdi che parevano petali incollati tra due morbide cornici di ciglia color rame”.

Amore, tra due cuori spezzati, che insieme combaciano perfettamente come l’ingranaggio di un orologio. Amore si, tra un uomo dolce, premuroso, un Lord di nome e di fatto, che però cela in sé tutta la disperazione di Massimo De Winter (chi ha letto Rebecca la prima moglie, sa a cosa mi riferisco), il rammarico velenoso di avere una nonna snob, straricca ed invadente, ed una gelosia all’Orlando Furioso da quando ha conosciuto lei Francisca, “occhi di petrolio, labbra di corallo rosa”.

… E Francisca, un’anima nera, “un mosaico incasinato…con dentro un milione di guerre; una ragazza confusa, ferita, talmente sensibile da aver bisogno di un’armatura per non farsi pugnalare da un soffio di vento”.

Francisca, protagonista di questa vicenda, è un personaggio non molto ben visto in “Tentare di non Amarti”, colei che avrei voluto disintegrare alla prima entrata in scena, quella ragazza sexy e stronza che pareva aver in pugno Marcus, velenosa e pericolosa come poche. Non gli avrei dato possibilità alcuna, invece… Giusti, che è una grande (qui parte la mia standing ovation), me l’ha fatta AMARE. Le ha dato una seconda opportunità, ne ha creato una protagonista vincente, straordinaria e credibile; e senza snaturare i suoi connotati di ribellione ed inquietudine. Badate bene, Francisca non diventa Suor Maria Claretta, non fa beneficenza né cammina sui ceci. Si iscrive al Campus, si aggrappa alla poesia, come fosse la fune di una scalata su per il Monte Bianco, inizia a lavorare in una elegante sala da the per sopravvivere, e ha accanto solo Scilla, la sua piantina grassa. E soffre, maledettamente, per Marcus. E per una vita che non le appartiene. La sua anima tormentata è lava che zampilla di tanto in tanto:

“Non ho mai rivelato molto di me a Marcus. La mia rabbia quella sì. La voglia di rompere con il mondo. La fame di guerra. Ma non il bisogno di pace. Anche perché lo avevo sepolto sotto palate di terra.”

Un’eruzione sopita dai versi di Emily Dickinson, avvolta in abiti effetto nascondiglio di una bellezza naturale. La sua vita prende una piega differente quando i suoi occhi petrolio si incrociano con due paia di occhi di giada, quando il suo look comodo si scontra con quello del bello e dannato professor Byron; quando le letture del Lord si confrontano con le sue poesie, praticamente l’unica cosa che l’ha tenuta in vita mentre era dentro. Un incontro/scontro il loro che ha fin dall’inizio le sembianze di un colpo di fulmine:

BYRON: “Non aveva un filo di trucco, nemmeno un’ombra di rossetto, eppure era la cosa – la persona, ma anche la cosa, e il fiore, e la conchiglia, e la gemma, in assoluto – più sensuale sulla quale avesse mai posato lo sguardo. Gli sovvenne, all’istante, senza che vi fosse un legame sensato, una statua del Bernini, il Ratto di Proserpina. Quella ragazza dall’aria combattiva lo fece pensare alla giovane figlia di Giove rapita dal re degli inferi. «Okay, adesso la pianti. Troppa poesia a volte fa male».”

FRANCISCA: “Ha l’aria di uno che fino all’alba è stato a bere e fottere, poi ha dormito due ore e si è svegliato all’ultimo minuto con una faccia da zombie e il cuore in gola. Non che abbia una faccia da zombie, anzi è molto attraente, ma di sicuro non si è cambiato…ha un bel sorriso, su questo non ci piove. Un sorriso che mi fa pensare alle pietre levigate dal mare. Ma i bei sorrisi non mi ingannano. I bei sorrisi portano veleno e tempesta…E mentre si allontana mi scopro a pensare tre cose in sequenza, tre cose insensate, inaspettate come ferite fatte con la carta ma che affiorano nella mia testa senza che riesca a fermarle: che è meno alto di Marcus, ma comunque abbastanza alto da apparire più alto di me che sfioro il metro e ottanta; che vorrei toccargli quei dannati capelli; e che ha un bel culo, cazzo”.

Con queste premesse, che sono poca cosa rispetto alla meraviglia dell’intero romanzo, mi permetto di obbligarvi a leggerlo. Se sarete scontente vi rimborserò. Non credo tuttavia che ci saranno reclami.

Se questa non è la magia di un incontro di parole fra le righe, se questa non è poesia emozionale e viscerale, se questa non è prosa per un teatro o scenografia per il grande schermo, ditemi voi allora cos’è.

Marianna. Per me è:

Cosa posso aggiungere io di più di quello che ha detto Marianna? Credo nulla (da oggi sei licenziata perché mi hai rubato le parole, non si fa).

Prima di tutto, preciso Marianna, che se venisse Gandy a chiedermi di uscire, io andrei a fare i biscotti con Banderas! Okay, apriamo e chiudiamo questo discorso e cerchiamo di essere serie.

C’è qualcosa nei tuoi occhi è poesia, eleganza, sofferenza. Io l’ho detto molte volte e non ho intenzione di smentirmi oggi, Amabile Giusti è la Hoover italiana. Non credo di dire una cosa sconsiderata, ma a mio parere, a volte la supera anche.

Ci sono pochissime autrici italiane che hanno quel potere di trasmettere emozioni, sensazioni, di farti vivere dentro il loro romanzo. Amabile è capaci di fare questo e anche di più.

Sapete che ho amato Marcus immediatamente. Lui è stato come un tram che mi ha investita ad alta velocità colpendomi l’anima. Lui e Penny hanno vissuto mesi nei miei pensieri e nel cuore.

Ammetto che quando ho iniziato a leggere Francisca e Byron, avevo timore che mi deludessero, che mi facessero mancare quel sospiro e quel battito che avevo provato con Tentare di non amarti. Invece, non è stato così.

Avete presente quando iniziate a leggere sul vostro Kindle un ebook e ogni frase la sottolineate perché è talmente bella che la volete rileggere, e rileggere, e rileggere? Io ho sottolineato quasì tutto il libro! Lo so, sono esagerata, ma quando un libro ti colpisce non riesci a frenarti e io in questo caso, non avevo freni.

Francisca si rivela con le sue debolezze, le sue paure, la sua voglia di cambiare di cercare di essere una persona “normale”. Non è certo facile per lei girare pagina, cercare di dimenticare l’unica persona a cui a voluto bene: Marcus.

L’ho atteso sperando che la dimenticasse. Ma il suo sguardo, e perfino il suo sorriso, mi hanno detto senza dirlo: “Mi dispiace, Fran, ma Penny è il mio tatuaggio più profondo”.

Prova a ricominciare a respirare, a vivere per sé stessa e con sé stessa. In questo libro ritroviamo una donna fragile nonostante il suo atteggiamento da donna iceberg. Leggeremo una Francisca sola che cerca di ricomporre il puzzle della sua vita giorno dopo giorno, senza pensare alle conseguenze e cercando di contenere dei sentimenti che a poco a poco escono come una valanga che la travolge lasciandola senza fiato.

Byron è il principe azzurro che salva la sua principessa. O forse è la principessa a salvare il principe.

Un uomo che ha sofferto, ma che non ha mai perso la speranza e il sorriso. Chi non vorrebbe un uomo che ti protegge, che viene in tuo soccorso ogni volta che stai male, ogni volta che qualcosa va storto o semplicemente ti da quel sorriso caldo che ti riscalda il cuore congelato? Byron è questo.

Non sa perché, non sa quando, ma al primo sguardo ha sentito di dover proteggere quella ragazza con gli occhi neri come il petrolio.

Erano della ragazza di prima, quella che aveva intravisto all’ingresso. Quella che lo aveva costretto a fermarsi per capire se fosse una visione o una straordinaria realtà. No, non era una visione. Non erano gli effetti del sonno accumulato. Era davvero bellissima. Una splendida madonna bruna, tutt’altro che angelica.

Eccola che lo fissava con lo stesso astio negli occhi. Occhi sconvolgenti, da celebrare in poesia con l’Inno alla Bellezza di Baudelaire.

Dall’azzurro profondo tu vieni, o dall’abisso, Bellezza!

Il tuo sguardo infernale e divino versa confusamente il crimine e il benessere.

Uno sguardo che uccide, che ti pietrifica, che ti fa salire il calore dalle vene e che ti smuove da dentro. Francisca fa questo effetto al suo Lord e lui fa la stessa cosa con lei. Ma come si può affrontare tali sensazioni se si è incapaci di amare? Come si fa a liberare il cuore da una morsa di ghiaccio che barrica le emozioni da anni?

Sapete, io potrei rispondervi, potrei farvi degli spoiler grandi come una casa, ma non sono la persona giusta e non lo farei mai! Questo romanzo bisogna goderselo in prima persona, bisogno assaporarlo pagina dopo pagina come una lunga e intensa poesia che ti strappa le emozioni, ti fa scoppiare il cuore e ti fa volare in alto fino a toccare l’apice di quei respiri che ti bloccano la gola, che ti fanno sussultare e ti danno quella sensazione di volare.

Lidia. Per me è: