Titolo: L'italia di Salò
Autore: Mario Avagliano e Marco Palmieri
Editore: Il Mulino
Genere: Storia Contemporanea
Prezzo: Cartaceo 23,80€
Quando cadde il regime mussoliniano e l'Italia si divise in due, quanti aderirono alla neonata Repubblica sociale e presero le armi? E quali erano le loro motivazioni e i loro sentimenti? Resoconti di polizia, corrispondenze intercettate dalla censura, diari, memorie e documenti editi e inediti consentono di ricostruire la storia dei fascisti di Salò: i volontari, i coscritti, gli internati in Germania che «optarono» per la Rsi, i prigionieri degli Alleati che rifiutarono di collaborare, le seimila ausiliarie e i fascisti che operarono nelle zone già liberate. In tutto oltre mezzo milione di aderenti, volontari o forzati, che vissero i venti mesi della guerra civile «dalla parte sbagliata».
La Storia, almeno quella che studiamo sui libri
scolastici e poi universitari, è generalmente scritta dai vincitori e i fatti
sono descritti, raccontanti dalla loro esclusiva prospettiva.
Non è una critica, bensì un dato di fatto, i vinti
di una guerra sono destinati all’oblio o essere considerati i responsabili
ultimi del conflitto e delle sue tragiche conseguenze.
La nostra “giovane” Repubblica nata, dopo un
contestato referendum del 1946, si è portata dietro fino ad oggi le “scorie” di
una guerra civile che tra il 1943 e il 1945 ha diviso in due il nostro Paese:
da una parte i repubblichini di Salò e dall’altra chi ha scelto di obbedire
all’otto settembre monarchico.
Per le nuove generazioni, che già a malapena leggono
i giornali e conoscono il nome dell’attuale Presidente del Consiglio o
Presidente della Repubblica, è quasi inutile sperare che abbia qualche nozione
sul fascismo, sulla Repubblica di Salò e sul perché ogni anno il 25 Aprile venga celebrata la
Festa di Liberazione.
Conoscere il male, comprendere le ragioni di come un
‘ideologia per vent’anni abbia infiammato cuori e anime di un popolo e come
Benito Mussolini sia diventato non solo un Leader, ma un Simbolo, il Duce
d’Italia, è importante affinché l’orrore non torni più.
Il fascismo è stata una dittatura sanguinaria,
violenta, oppressiva e porterà per sempre la responsabilità di una sciagurata
alleanza con il Terzo Reich di Adolf Hitler.
Nonostante tutto, il fascismo non può essere
liquidato come un regime brutale e sanguinario sostenuto da pochi.
Perché altrimenti non si spiegherebbe come dopo che
il drammatico Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio del 1943 in cui i più
alti gerarchi destituirono Mussolini, illudendosi d’ottenere una qualche
amnistia e il successivo 8 settembre con la firma dell’armistizio con gli
Alleati da parte del governo Badoglio, l’Italia e soprattutto gli italiani si
divisero.
Per tanto tempo gli uomini e le donne che scelsero
di rimanere “fedele” al Duce e all’Idea Fascista, vennero etichettati come
coloro che fecero la scelta sbagliata, senza domandarsi quali fossero le
ragioni di quell’ atto, sulla carta, senza senso e destinato al disastro.
Solamente nel
1996, per la prima volta, Luciano Violante nel suo discorso d’insediamento come
Presidente della Camera decise di “rompere” un silenzio assordante sulla
Repubblica di Salò e sui Repubblichini “Mi
chiedo - ha detto Violante - se l'Italia di oggi non debba cominciare a
riflettere sui vinti di ieri. Non perché' avessero ragione, o perché' bisogna
sposare, per convenienze non ben decifrabili, una sorta di inaccettabile
parificazione tra le due parti. Bisogna sforzarsi di capire, senza revisionismi
falsificanti, i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di
ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non
dalla parte dei diritti e della libertà''.
''Questo sforzo, a distanza di mezzo secolo,
aiuterebbe a cogliere la complessità del nostro Paese, a costruire la
Liberazione come valore di tutti gli italiani, a determinare i confini di un
sistema politico nel quale ci si riconosce per il semplice e fondamentale fatto
di vivere in questo Paese, di battersi per il suo futuro, di amarlo, di volerlo
più prospero e più sereno.
Dopo, poi, all'interno di quel sistema, comunemente
condiviso, ci potranno essere tutte le legittime distinzioni e
contrapposizioni'.
Un discorso che fu accolto positivamente dal popolo
di destra sperando finalmente in una vera pacificazione nazionale e una
corretta rilettura del biennio 1943-1945.
Sfortunatamente le parole di Violante non hanno portato a un serio e
puntuale processo di confronto storico e culturale, rimanendo così solamente
una buona intenzione.
Mario Avagliano e Marco Palmieri con il loro
accurato, rigoroso e corretto saggio “L’Italia di Salò 1943-1945” hanno il
merito di colmare una grave lacuna storica, narrativa e anche documentaristica
su parte della nostra storia non conosciuta e volutamente dimenticata dagli
storici ufficiali.
I due autori infatti aprono il velo sui fatti
verificatesi all’indomani del 25 luglio del 43 fino al 29 aprile del 1945,
evidenziando le emozioni, le paure e gli ideali che attraversarono i cuori e le
menti non solo dei militanti fascisti, ma soprattutto di ufficiali e semplici
militari “spaesati” dopo l’otto settembre.
Il lettore, anche se di “fede politica” distante e
opposto a quella qui raccontata, non potrà esimersi di leggere questo saggio
fino alla fine, trovando delle utili e inattese chiavi di lettura per
comprendere come lo stesso fascismo avesse nel suo DNA dei valori e principi
ancora validi e condivisibili come: Onore, Dignità, Lealtà, Amore per la
Patria.
Avagliano e Palmieri hanno costruito una valida ed
efficace struttura narrativa alterando i resoconti storici e bellici del
biennio ad interessanti ed intense testimonianze di chi scelse la coerenza e la
lealtà al fascismo, per lavare “l’onta” del tradimento della monarchia e la
vergogna dell’otto settembre.
“L’Italia di Salò 1943 -1945” è un testo ben
scritto, scorrevole, intenso e avvolgente nel portare il lettore indietro nel
tempo, potendo respirare l’eroica e nello stesso tempo tragica atmosfera di
quel biennio, che ha sconvolse l’esistenza d’intere famiglie, in alcuni casi divise
sugli opposti fronti.
Avagliano e Palmieri firmano un testo necessario e
utile dando uno strumento in più ai lettori più giovani di conoscere la nostra
storia e di farsi una propria idea sul nostro passato senza essere influenzato
da pregiudizi e ricostruzioni di parte.
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