Titolo: Io e te come in un romanzo
Autrice: Cath Crowley
Genere: Romanzo
Editore: DeAgostini
Prezzo: 6.99€ Ebook- Cartaceo 15.00€
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Ci sono ferite che non si rimarginano, giorni che non si dimenticano. Come il giorno in cui Rachel ha detto addio al suo migliore amico, Henry Jones. Era una sera d'estate, e lei stava per trasferirsi dall'altra parte del Paese. Ma, prima di andarsene, si era nascosta nella libreria gestita dai Jones e aveva infilato una lettera nel libro preferito di Henry. Una lettera d'amore a cui Henry non aveva mai risposto. Ora, però, sono passati tre anni e quel giorno sembra lontano una vita intera. Perché nel frattempo il fratello di Rachel è morto, e lei è l'ombra di quel che era. Il dolore la soffoca, e l'unica via d'uscita sembra tornare a casa. Dalle cose che Rachel ama di più: la libreria e Henry. I due iniziano quindi a lavorare fianco a fianco, circondati dai libri, confortati dalle parole. E, mentre tra gli scaffali impolverati della libreria si intrecciano le storie di tutta la città, Rachel e Henry si ritrovano. Perché non c'è posto migliore delle pagine di un libro per ritrovare se stessi.
Gentilissima miss Crowley,
come va? Le scrivo poche ore dopo l'ultima pagina, a parecchi
fusi orari e a un paio di oceani da lei.
Una lettera, perfino una come questa, redatta in una lingua sbagliata, affidata al mare della rete, un movente deve avercelo per forza.
Il mio è che dovrei scrivere una recensione e lei, che di sicuro è persona perspicace, avrà capito il nesso: le scrivo perché ho letto il suo libro, Words in the deep blue in cambio di un'onesta opinione.
Le confesso di averci giocato parecchio, con il suo libro, poiché lei è indubbiamente brava, e il libro assolutamente bello; ma ora vorrei raccontarle quali sono le quattro cose che mi sono rimaste.
Una lettera, perfino una come questa, redatta in una lingua sbagliata, affidata al mare della rete, un movente deve avercelo per forza.
Il mio è che dovrei scrivere una recensione e lei, che di sicuro è persona perspicace, avrà capito il nesso: le scrivo perché ho letto il suo libro, Words in the deep blue in cambio di un'onesta opinione.
Le confesso di averci giocato parecchio, con il suo libro, poiché lei è indubbiamente brava, e il libro assolutamente bello; ma ora vorrei raccontarle quali sono le quattro cose che mi sono rimaste.
Primo, mi è rimasta la voglia di scrivere una lettera a un
estraneo. Una lettera tipo questa. L'idea me l'ha data lei, miss Crowley,
perché il suo libro è pieno di lettere. I personaggi le scrivono e le
nascondono tra le pagine nella libreria dell'usato che appartiene alla famiglia
Jones.
Le missive sono il filo rosso degli eventi, sono l'espediente con cui ci
si perde per un attimo, come Rachel e Henry, o ci si incontra per sempre, come
George e Pitea. Del resto, scripta manent, anche se nessuno le legge.
In secondo luogo, mi è rimasto il desiderio di cimentarmi
nella sfida descritta a pagina 77. Come ricorderà sia Henry Jones, ovvero il
protagonista, sia George che è la sua caustica sorellina, sia i loro genitori
bibliofili, a cena riassumono a turno i libri letti, usando solo venticinque
parole.
Quindi io riassumo il suo, nello stesso modo. “Rachel si dichiara in una lettera che Henry non riceve. Rachel parte; torna, dopo un lutto. Si ritroveranno dove si erano persi: tra le pagine”.
Quindi io riassumo il suo, nello stesso modo. “Rachel si dichiara in una lettera che Henry non riceve. Rachel parte; torna, dopo un lutto. Si ritroveranno dove si erano persi: tra le pagine”.
Ho omesso, per necessità, molti dettagli, per esempio il fatto che, dopo la morte del fratello minore, Rachel abbia messo in secondo piano la vita stessa, e che torni nella sua città natale, Gracetown, spenta in un dolore silenzioso; ho evitato anche di dire che Henry ignora aspetti importanti della vicenda: resta all'oscuro del contenuto della lettera con cui Rachel si era dichiarata a non sa neppure della morte del piccolo Cal; nel mio riassunto, mancano riferiemnti alla relazione complicata di Henry con l'algida Amy. Non ho potuto neppure dilungarmi sul fatto che il nostro Henry creda di essere innamoratissimo dell'algida Amy, quella fidanzata che “lo lascia, ma poi torna”, instillandogli il dogma che “tornare” sia dimostrazione d'amore ben più probante di “restare”.
Ho omesso, per rispettare il vincolo delle venticinque parole, anche la vicenda del tracollo economico dell'attività di famiglia di Henry e il destino che incombe sulla libreria dell'usato, che, per quanto in odore di chiusura, resta il crocevia della vicenda. Ma prima che lei si accorga che sto barando e sto raccontando il plot ben oltre il limite imposto dalle Venticinque Parole dei Jones, mi fermo e passo alla terza cosa che il suo libro mi ha lasciato.
Il suo libro mi ha lasciato la voglia di accettare la
provocazione (sacrilega per qualcuno) di scrivere sui libri. L'ho presa alla
lettera esercitando ogni sorta di azione indelebile sulla mia copia, ivi
compreso evidenziarla, annotarla, farci le orecchie. Ho ridotto il suo libro alla
versione fisica di ciò che io penso di lui.
Infine la quarta e ultima cosa che il suo libro mi ha
lasciato è stata il desiderio di comporre una mini biblioteca ideale, dove
associare un libro, uno solo tra quelli citati da lei, a ciascun personaggio.
Ecco cosa ne è uscito.
Henry Jones - American Gods.
Henry è rappresentato perfettamente da questo libro di Gaiman, in particolare Henry “coincide” in forma e contenuto con la copia disfatta di American Gods che ha prestato a Rachel e che lei, il giorno della sua partenza, ha abbandonato sotto la pioggia.
Henry è quel libro, nella forma malandata, Hanry è quel libro, per il ruolo che le storie hanno nella sua vita. American Gods è una dichiarazione d'amore per i miti, le trame inventate all'alba dei tempi. Le stesse che, pur cambiando, racchiudono in nuce tutte le storie del mondo.
Henry è rappresentato perfettamente da questo libro di Gaiman, in particolare Henry “coincide” in forma e contenuto con la copia disfatta di American Gods che ha prestato a Rachel e che lei, il giorno della sua partenza, ha abbandonato sotto la pioggia.
Henry è quel libro, nella forma malandata, Hanry è quel libro, per il ruolo che le storie hanno nella sua vita. American Gods è una dichiarazione d'amore per i miti, le trame inventate all'alba dei tempi. Le stesse che, pur cambiando, racchiudono in nuce tutte le storie del mondo.
George Jones -La
figlia minore dei Jones ha la stessa vocazione per la dissacrazione che si
trova tra le pagine di Orgoglio e
pregiudizio Zombie, ovvero il libro scelto da lei e Martin per gli scambi
epistolari ( e sì, lasciamo stare che insieme “George” e “Martin” compongano il
nome di un noto falcidiatore di personaggi, che lei, miss Crowley, sospetto ami
più di quanto lo ami io).
Cal Sweetie - Le
parole dal profondo blu sono le sue, il libro che lo rappresenta può essere
solo il suo libro preferito: un manuale sulla flora ittica e le meravigliose
creature che popolano gli oceani.
Rachel Sweetie -Per lei scelgo la novella del 1951 L'ultima notte del mondo¸ di Ray Bradbury. Con questo libro inizia e finisce la vicenda. “Con chi passeresti l'ultima notte del mondo?” è la domanda sottintesa che, nel caso di apocalisse, farebbe uscire i cuori allo scoperto. Rachel avrà due Ultime Notti a disposizione per scegliere Henry. E Henry rischierà di sprecarle. Per due volte.
Rachel Sweetie -Per lei scelgo la novella del 1951 L'ultima notte del mondo¸ di Ray Bradbury. Con questo libro inizia e finisce la vicenda. “Con chi passeresti l'ultima notte del mondo?” è la domanda sottintesa che, nel caso di apocalisse, farebbe uscire i cuori allo scoperto. Rachel avrà due Ultime Notti a disposizione per scegliere Henry. E Henry rischierà di sprecarle. Per due volte.
Bene, mi pare di poterla chiudere qui. Ma prima dei saluti,
una confessione. Magari non mi crederà, ma la faccenda di lasciare messaggi nei
libri usati io l'ho messa in pratica sul serio, già un paio di anni fa. Se mai
passasse al Libraccio di Bologna cerchi, se le va, tra le pagine. Magari trova
qualcuno dei miei appelli, lasciati e dimenticati.
Ma le parole, si sa, restano a prescindere da qualcuno che
le legge.
Con stima e riconoscenza
Bianca
Con stima e riconoscenza
Bianca
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