Titolo: Wintersong
Autore: S. JAE- JONES
Editore: Newton Compton
Genere: Romanzo
Prezzo: 4.99 ebook - Cartaceo 7.90€
Uno dei romanzi più attesi dell'anno
Un labirinto di bellezza e oscurità, musica e magia. Questo è il mondo in cui ti perderai
L’inverno si avvicina, e il Re dei Goblin sta per partire alla ricerca della sua sposa…
Sin da quando era una bambina, Liesl ha sentito infiniti racconti sui Goblin. Quelle leggende hanno popolato la sua immaginazione e ispirato le sue composizioni musicali. Adesso ha diciotto anni, lavora nella locanda di famiglia e sente che tutti i sogni e le fantasticherie le stanno scivolando via dalle mani, come minuscoli granelli di sabbia. Ma quando sua sorella viene rapita dal Re dei Goblin, Liesl non ha altra scelta che mettersi in viaggio per tentare di salvarla. E così si ritrova catapultata in un mondo sconosciuto, strano e affascinante, costretta ad affrontare una decisione fatale. Ricco di musica e magia, personaggi straordinari e storie avvincenti e romantiche, Wintersong trasporta il lettore in un’atmosfera indimenticabile.
Il romanzo più atteso dell’anno
Un esordio fantastico
Un labirinto di emozioni
Premessa
(la “recensione” è a seguire)
(la “recensione” è a seguire)
Di Wintersong sapevo due cose: sapevo che parlava di goblin e sapevo che
riprendeva un film culto degli anni Ottanta. Sapevo due cose. Ed erano entrambe
sbagliate
Se mi fossi fermata a questo,
non lo avrei letto mai. Primo, goblin, hobgoblin e coboldi non mi sono mai
piaciuti. Secondo, il film culto degli anni Ottanta era, purtroppo, Labyrinth. Già. Un film glitterato, cotonato e, a tratti
imbarazzante, con David Bowie, Jennifer Connelly e una marea di pupazzi. I
fratelli brutti di Kermit la rana, Gonzo e compagnia.
In Labyrinth, la quindicenne Connelly esprimeva un desiderio avventato,
i goblin la prendevano alla lettera e le rapivano il fratello. Bowie Re dei
Goblin, in un glorioso sfoggio di calzamaglia, la sfidava a uscire da un labirinto,
superando delle prove. In palio c'era la libertà del pargolo. Il film riproponeva
uno schema canonico nei racconti di avventura (sfida, prove e premio) a cui si
aggiungeva l'interesse morboso di un vecchio per una bambina. E questo molto
prima di Twilight.
Secondo me liquidare Wintersong come retelling di Labyrinth
è come mangiare una torta alla fragola e pensare sia fatta con le Big Babol.
Gli autori di Labyrinth non hanno il copyright su oltremondi,
labirinti e Oscuri Signori attratti dalle fanciulle mortali. Pensare che
l'archetipo delle nozze mistiche (oggi diremmo: paranormal romance) sia un film degli anni Ottanta è una
semplificazione che non regge. Basta guardare ai miti per trovare una pletora di
divinità infoiate, sempre pronte a impalmare la bella di turno, basta guardare
alle antiche fiabe, che dei miti sono le sorelle giovani, oppure al cristianesimo, che di certo non
lesina nel consumare “matrimoni mistici”. I Padri della Chiesa, legittimati dal
Cantico dei Cantici, abusano della simbologia nuziale, per indicare il legame
tra dio e i fedeli. Nel vangelo di Marco, Cristo definisce se stesso “sposo”. E
ancora, pensare che un film intitolato Labyrinth
possa vantare prelazioni sul labirinto, ovvero su uno dei costrutti simbolico-rituali
più antichi dell'umanità, è un'affermazione che si commenta da sé. Dai graffiti
rupestri al dedalo di Dedalo, dalla Cornovaglia al Perù, il labirinto spopola.
Se c'è una proprietà intellettuale da rivendicare, non risale certo agli anni
Ottanta.
Detto questo, che l'autrice, per
ragioni a me sconosciute, ami Labyrinth
non è un mistero. Proprio al film dobbiamo l'operazione di restyling dei Goblin.
Il Re dei Goblin della Jae-Jones mi ha fatto superare il trauma della
calzamaglia di Bowie e mi ha definitivamente riconciliato con questa razza. Il Re di Wintersong, non è un mostro verde, ma un personaggio con
il carisma di un dio e l'avvenenza di un vampiro. Una crush istantanea, per
qualunque lettrice provvista di cuore. Quindi dopotutto, grazie Labyrinth. E
ora, la recensione.
Recensione
Dopo questa premessa, lunghissima,
che mi è servita per dire cosa Wintersong non
è, proverò a raccontarvi cos'è. Assodato che è “fatta di fragole”, di materie
prime e non di derivati, e che si tratta di una storia dall'ampio respiro
simbolico, è anche un libro fedele al
proprio titolo. È, insomma, una Canzone d'Inverno.
Più che un libro, è una
partitura, un omaggio che oltrepassa in scioltezza il mero citazionismo della
grande stagione barocca e pre-romantica per fare della musica motivo e
struttura, fine e causa. Non a caso il tomo è diviso in quattro movimenti (come
nei quartetti d'archi canonici, come nelle sinfonie) a cui si aggiungono un
intermezzo, che meriterebbe di figurare nei compendi dei fratelli Grimm e,
naturalmente un overture.
Insomma, la musica classica sta a Wintersong come il pop a Moulin
Rouge e se volessimo “mettere in musica” questo libro per l'overture scomoderemmo,
da subito, Mozart. Il flauto magico,
ovviamente.
Lo faremmo, in ottemperanza alle
indicazione dell'autrice – che corteggia il geniale compositore austriaco, al
punto di mettere nelle mani della protagonista un flauto magico, a scanso di equivoci. Sulle note di Mozart entriamo
nello spirito di un'opera che si nutre di esoterismo e misteri. In Wintersong esistono i mondi, al plurale,
e l'alternanza delle stagioni è garantita dai patti tra suolo e sottosuolo. Sono
accordi antichi, rinnovati dai sacrifici.
Sulle note dell'overture de Il flauto magico si alzerebbe il
sipario.
Siamo in Baviera, agli inizi del diciannovesimo secolo. Entriamo in un villaggio rurale, dominato da credenze e superstizioni. I primi personaggi sulla scena sono due sorelle, l'introversa Elisabeth la bella Kathe, che insieme al fratello minore, Joseph, sono cresciute a pane e leggende. Il tempo di girare la pagina dello spartito e già l'autrice, abilissima, ci inquadra i personaggi femminili principali: sono due declinazioni diverse del fuoco. Una è la brace, che tace ed aspetta, una è la fiamma, che avvampa e si consuma.
Siamo in Baviera, agli inizi del diciannovesimo secolo. Entriamo in un villaggio rurale, dominato da credenze e superstizioni. I primi personaggi sulla scena sono due sorelle, l'introversa Elisabeth la bella Kathe, che insieme al fratello minore, Joseph, sono cresciute a pane e leggende. Il tempo di girare la pagina dello spartito e già l'autrice, abilissima, ci inquadra i personaggi femminili principali: sono due declinazioni diverse del fuoco. Una è la brace, che tace ed aspetta, una è la fiamma, che avvampa e si consuma.
Se il rapporto di Liesl con Kathe è dualistico come quello
tra amor sacro e amor profano, il legame tra Liesl e Joseph è un completamento, che rimanda per
certi versi alla mela platonica, e meriterebbe un brano a parte: il secondo
movimento de L'inverno di Vivaldi. Anche questo è un suggerimento dell'autrice.
È il brano scelto da Liesl per il fratello, nell'audizione che potrebbe
cambiargli al vita. Joseph è un virtuoso del violino, e Liesl compone sui tasti.
Lui si nutre di note, lei è fatta di musica. Loro, insieme, sono completi.
Sin dalle prime battute si
capisce che i personaggi di questa storia parlano in musica e camminano, da
sempre, sulle soglie dell'oltremondo. Ascoltano le leggende raccontate dalla nonna
e frequentano la radura degli ontani – ovvero gli alberi che nella mitologia
celtica simboleggiano sì l'immortalità, ma
anche la sede del male. È subito chiaro che la radura è un accesso al mondo di
sotto, dove è confinato uno spirito antico. Sul mondo sotterraneo regna un
signore ambiguo e malvagio. Il Re dei Goblin, appunto. Egli è un essere
immortale, che ciclicamente torna con l'avvento dell'inverno, ma a differenza
del celtico Samhaim, al quale i sacrifici venivano fatti sulla Terra, il Re dei
Goblin esce tra gli uomini, in cerca del
proprio sacrificio. Un sacrificio vestito da sposa. Una fanciulla deve sposare
il Re dei Goblin, e morire nel sottosuolo, solo così tornerà la primavera. Nella
nostra Canzone d'Inverno, il Re dei Goblin, il Signore degli Inganni, si palesa
per rapire Kathe. E a questo punto, subentrerebbe Schubert. L'ultimissimo
Schubert, quello de La Morte e la
fanciulla (non il lied, ma il
quartetto d'archi, cavallo di battaglia di memorabili ensemble). E ancora una volta è l'autrice a suggerire, tra le righe
del suo sparito, che è a Schubert che ci dobbiamo votare (“la morte è la fanciulla”
è perfino il titolo di un capitolo). La giovane sposa del Re dei Goblin morirà.
Il suo sacrificio garantirà la vita sulla terra.
Questo è dunque il destino di Kathe? Liesl, ovviamente non ci
sta, conosce il Re dei Goblin, ci giocava da bambina, nella radura, ne subisce
l'influsso ma non lo teme, ed è determinata a liberare la sorella. Lui la sfida
a superare tre prove, come nella miglior tradizione delle fiabe orali. Tre
prove per riavere indietro la sorella. Se Liesl perde la prima, vince però la
seconda, arrivando nel mondo di sotto dove si svolgerà la terza prova, l'ultimo
confronto, una collisione di cuori e volontà. Lo scontro di anime che camminano
nella stessa direzione, ma dandosi le spalle.
Ciò che ne esce è un libro di una bellezza straziante, di una
sensualità assoluta, con una ricchezza testuale e sotto testuale che esalta e commuove.
I personaggi sono imponenti. Nessun manicheismo, nessuna affettazione. Se
ficcate le mani in questa storia potreste non trovarne il fondo, tanti sono i
livelli su cui si stratifica la narrazione.
Il finale, poi, è perfetto. L'unico possibile.
E, per ultimare il mio gioco di messa in musica di questa sublime canzone d'Inverno, chiuderei con Paganini. L'incarnazione del Diabolus in Musica. Perché se il diavolo esiste, di sicuro suona il violino.
E, per ultimare il mio gioco di messa in musica di questa sublime canzone d'Inverno, chiuderei con Paganini. L'incarnazione del Diabolus in Musica. Perché se il diavolo esiste, di sicuro suona il violino.
Playlist: Spotify
Wow! Punto.
RispondiEliminaè proprio vero che i gusti son gusti... per me Labyrinth è un film stupendo, (probabilmente va visto con gli occhi di un'altra generazione) mentre trovo Wintersong debole sotto ogni punto di vista.
RispondiEliminaIo l'ho iniziato forte del fatto che fosse un retelling, senza aspettarmi chissà quali similitudini, in fondo non mi interessava più di tanto, se un libro mi prende, mi prende e basta al di là della storia, ma ogni venti pagine mi addormentavo xD
Lo sto leggendo proprio ora e devo dire che per il momento mi ritrovo con le tue parole!
RispondiEliminaInnanzitutto complimenti per la recensione, rende davvero giustizia al libro e all'autrice. Io l'ho finito ieri notte (ho fatto le 3 per leggermi la fine) e sono distrutta. Questo libro mi ha preso, ho provato un'empatia assoluta con il personaggio di Elisabeth che ho adorato dall'inizio alla fine. Ho amato con lei il Re dei Goblin, la sua complessità, il fatto che non fosse il solito antagonista belloccio preconfezionato.
RispondiEliminaQuesto è un libro complesso, particolare, che secondo me va letto con una certa predisposizione d'animo altrimenti non lo si capisce e non lo si apprezza.
Spero che venga tradotto anche il secondo.