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domenica 19 novembre 2017

Recensione "La battaglia delle tre corone" di Kendare Blake

Ciao Rumors. Oggi Bianca ci parlerà del primo capitolo della trilogia fantasy storica di Kendare Blake intitolato La battaglia delle tre corone.
Titolo: La battaglia delle tre corone
Autore: Kendare Blake
Editore: Newton Compton
Genere: Fantasy storico
eBook  € 2,99 Cop. rigida  € 10,00

Tre sorelle un solo trono
Una guerra all'ultimo sangue

Da che se ne ha memoria, sull’isola di Fennbirn ogni generazione è stata scandita dalla nascita di tre gemelle: tre regine, tutte ugualmente degne nella successione ereditaria della corona e tutte in grado di padroneggiare la magia. Mirabella è una fiera elementalista, sfacciata come i suoi incantesimi: governa il fuoco, i flutti e i fulmini con il solo schioccare delle dita. Katharine è in totale simbiosi con i veleni: può ingerire anche la più letale delle sostanze tossiche senza che le accada nulla. Arsinoe, invece, ha sviluppato una perfetta comunione con la natura: può far sbocciare le rose più incantevoli o ammansire i leoni con il suono gentile della sua voce. Ma per diventare regina non basta il diritto di nascita, ognuna di loro dovrà combattere duramente per ottenere la corona, perché non si tratta di un gioco in cui si vince o si perde… In ballo c’è la loro vita. Questa è la notte in cui le gemelle compiono sedici anni, la battaglia ha inizio.
Carissimo libro,
mi dispiace dirtelo così, brutalmente, ma  tra di noi finisce qui.
So che sei il primo di una serie e che la tua storia era appena iniziata ma la nostra, purtroppo non ha futuro. Ammetto, sia chiaro, le mie colpe. Quando le relazioni non funzionano le responsabilità sono di entrambi i partner. Il presupposto della nostra frequentazione era, lo ammetto, l'attrazione fisica.  Tu sei un bellissimo esemplare di libro! Hai una copertina sontuosa, ammagli con le promesse seducenti della tua fascetta e, prestando fede alle lodi sperticate della quarta di cover, sarebbe stato amore. Tu, esteriormente, sei bellissimo, libro. Ho accettato di vederti tutte le sere, ma forse avrei dovuto smettere dopo la prima, perché appena hai aperto bocca, io ho avuto il sentore che qualcosa potesse andare storto.
A pagina cinquanta era una certezza. Le tue pagine non sono fatte per abbracciare me.

Mi scuso ancora per la brutalità ma la storia che mi raccontavi era fumosa, inutilmente complessa. Una strutturazione non di pensiero, ma di parole. Ancora una volta ammaliante, ma solo per gli occhi. Libro, tu sei viziato da un tipo di complessità che si allarga senza scavare, che lambisce di striscio il cervello, e, mi dispiace, ma al mio cuore non ci arriva. E almeno una delle due cose la devi fare: o stimoli il pensiero, o mi fai battere il cuore. Se non mi dai nulla di questo, io non ce la posso fare.
Non voglio dirti che sei un bugiardo, libro, perché in fondo tutti i libri raccontano menzogne,  ma essere fantasy non va presa come scusa per allontanarsi completamente dalla verità. E io alla tua storia non ci ho creduto. Mi è stato difficile accettare fin da subito che le "eroine" fossero tre sorelle sedicenni dolci, ma sanguinarie! Stanno solo aspettando di darsi la morta a vicenda. E non perché sia in corso una faida, non perché  si dovesse riparare un torto, o portare a termine una vendetta. No. Ci si ammazza per tradizione e per religione. Chiariamo, io la posso anche accettare una battle royal, un hunger games, o quello che vuoi tu. Sono trame che funzionano se stanno facendo critica sociale al presente, travestendolo da passato o distopia. Ma così, no.

Non con una storia dove l'avvelenatrice Kathrine puntava a sbarazzarsi delle sorelle, avvelenandole; l'eccellente Mirabella, strega elementale, era spinta dalla casta sacerdotale a far fuori le altre in un turbine di fulmini e tempeste. E Arsinoe, la naturalista incapace, non essendo in grado di scatenare gli animali contro le gemelle,  avrebbe atteso la morte inflitta dalle altre.
Tutto questo non succede subito. Per dare il via alla mattanza si aspetta una festa di tre giorni. Secondo la storia, durante la festa sarebbero successe alcune cose: 1) il popolo dell'isola avrebbe cacciato di notte e in seguito banchettato con le prede, 2) il popolo avrebbe fornicato (prendendo a prestito non solo il nome di Beltaine, ma anche parte delle ricorrenze implicate nella festività celtica, unico palese riferimento a un sistema di religioni accertato), 3) sarebbero giunti dal Continente i Pretendenti delle regine (due su tre destinate alla morte, ma comunque, nel dubbio, via libera ai corteggiamenti), 4) le regine avrebbero tentato di guadagnare la simpatia della gente in un'esibizione sul palco.
Ecco, la fiducia in quello che mi stavi raccontando vacillava,  ma avrebbe compensato se gli attori di questa storia fossero stati personaggi comprensibili, umani, vivi. Non perfetti, capiamoci, ma almeno avvincenti.
Un legame posso avercelo pure con Gollum, per quanto non mi immedesimi, ma con questi personaggi mancava il tasso di empatia minimo che ti spinge a prendere le parti di una fazione, a desiderare il trionfo di una parte. O anche la morte di tutti, per paradosso. Cioè mi sarebbe stato bene anche l'odio feroce verso tutti. Ma l'indifferenza no. L'indifferenza del lettore è il fallimento epico, in concorso di colpa.
E se non ho creduto ai rapporti tra gli amici, e neppure a quelli tra i nemici, e di certo non a quelli tra i genitori e i figli, è stato anche peggio sul fronte delle trame sentimentali. Si va dal rapporto malato tra Kat e Pietyr, fatto di lezioni di baci (destinati però ad altri pretendenti) fino a un epilogo sconcertante; al rapporto inafferrabile di Arsinoe  con Billy del Continente. Fino al triangolo. Non per il triangolo in sé, ma perché l'evoluzione del personaggio di Joseph, amico fraterno di Arsinoe, innamorato da sempre di Jules, ha mandato in  fumo l'unico tenue legame affettivo che mi legava a questa storia.
Joseph era l'unico nome che, quando appariva sulla carta, spingeva l'occhio a leggere ancora, almeno finché non è diventato il peggior fedifrago senza redenzione di cui abbia mai letto.  E lui è il campione di una rassegna di personaggi maschili che sembrano sguazzare  nei difetti, senza spiragli, senza eccezione. Uomini nei quali dubito che un uomo possa riconoscersi, prodotti di cliché di narrativa al femminile, in un libro matriarcale, dove neanche alle donne è resa giustizia.  E, scusami libro, ma io ho il vizio di crederci, negli esseri umani, anche in quelli di sesso maschile. Sarà perché con i maschi io mi confronto da tutta la vita, sono stata la migliore amica di un sacco di miei migliori amici. E no, mi spiace, ma tu parli di uomini che non esistono.
Quindi, non avertene a male, carissimo libro, sei un best seller del New York Time , troverai tante lettrici che ti ameranno, ma per me sei friendzonato.
A vita.
x0x0
Bianca. 
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