Titolo: Brandon Mccoy
Autrice: Fleur du Mar
Editore: self publishing
Genere: romance suspense
Uscita il 15 dicembre
Una sera, per caso, sventa lo stupro di Kathleen.
Una donna che assomiglia a sua sorella.
Una donna che diventa un’ossessione.
Una donna che nasconde dei segreti.
Una specie di stalker, un genio dei computer, un noto psicologo, una timida madre di famiglia e un viaggio contro il tempo che segnerà per sempre le vite di ognuno di loro.
***Attenzione***
Brandon McCoy è un romantic suspense autoconclusivo, ma è anche il primo volume della serie I Segugi che vedrà i protagonisti di nuovo impegnati in altre indagini. Il romanzo presenta atti di violenza che potrebbero turbare un lettore sensibile, pertanto se ne consiglia la lettura a pubblico maggiorenne.
Scrivere un parere su un libro non è mai un compito facile. Ci sono quelle storie che ti emozionano a tal punto che le parole sembrano saltare dal cuore per imprimersi direttamente sul foglio. Ci sono altre, che ti lasciano un po’ di tristezza scuotendoti all’interno, e abbisognano di tempo per metabolizzarsi prima di riuscire a esternarne i sentimenti che ti hanno lasciato. Ci sono infine storie, di cui non immagini assolutamente la trama e che ti accanisci fino alla fine per scoprire dove ti vogliono far arrivare.
Leggere un libro di Fleur Du Mar significa innanzi tutto spaziare con la mente, perché ogni storia che scrive è un nuovo esperimento che lei stessa vuole condividere con il lettore. Quindi leggere un suo libro significa non sapere mai cosa aspettarsi, e mentre le sue parole scivolano come acqua nelle mani, aumenta nel lettore la brama di sapere.
Sono convinta che con Brandon McCoy l’autrice abbia ancora una volta voluto sperimentare un genere diverso, per misurarsi con una nuova esperienza narrativa e indurre il lettore a provare emozioni attraverso un nuovo filo conduttore, scuotendolo, a volte anche sorprendendolo, come se le sue parole fossero state dettate dall’azione e un po’ meno dal sentimento. Non si può definire, infatti, Brandon McCoy un romance-suspence, come d’altronde anche lei ha dichiarato. A me piace definirlo impropriamente un Action Movie. Quindi non proprio un romance incentrato su una storia d’amore, né un suspense vero e proprio come quello che possiamo trovare in un thriller. In Brandon McCoy è l’azione che fa muovere gli eventi, come se gli stessi personaggi venissero trasportati dagli accadimenti e insieme a loro ne scrivano la storia.
Il personaggio iniziale, e di cui l’autrice ne ha sapientemente definito il tratto psicologico, è Brandon, un ragazzo disturbato. Nel suo passato incombe la violenta morte della sorella. Violentata e uccisa quando lui aveva soli otto anni, Brandon è cresciuto con l’ossessione di ritrovare nello sguardo delle donne quegli stessi occhi che non può più guardare. La sua ossessione più grande è di seguirle come uno stalker, desiderandole ardentemente, ma timidamente spaventato e impaurito dall’atto che lo porterebbe a possederle. Il ricordo della sorella è ancora vivo e ogni volta che immagina di fare l’amore con una donna, tornano nella sua mente le immagini di quel corpo deturpato, che lo spingono a provare rabbia, proprio per paura di non essere diverso da colui che l’ha uccisa. Ma un giorno si ritrova a cambiare le proprie vesti. Da stalker diventa il salvatore di una donna che sta per essere stuprata. L’abbraccia, la tiene stretta a se per proteggerla, quasi come una sfida contro se stesso e contro quel corpo caldo, di cui in quel momento, per la prima volta, riesce a sentirne il tepore e non più la paura. Finalmente per Brandon non è più un’ossessione. Vincere la sfida di proteggere una donna come fosse la propria sorella, significa scoprire un ardente desiderio che confonde ogni suo convincimento.
Nasce una voglia spasmodica di seguirla, di riuscire a capire chi sia, di conoscere il perché abbia scatenato in lui la voglia di sentirsi uomo. Questo evento, in qualche modo, riesce a sbloccare quella realtà che lo aveva privato per anni di godere, per la paura di uccidere.
“Non si era mai sentito così confuso, eccitato e terrorizzato in tutta la sua vita”
Ma dietro il timido volto di quella donna e del suo vivere di normalità, Brandon non riesce a capire per quale motivo lo scampato stupro sia rimasto un fatto celato. Kathleen è una donna che nasconde dei segreti, e Brandon vuole scoprire la verità.
Ma non c’è solo una verità, ci sono tanti piccoli pezzi di un puzzle che devono essere incastrati, non ultimo la sua vera identità di moglie e madre di due figli che sembrano non essere lì per la loro volontà.
Brandon e Kathleen iniziano un viaggio alla ricerca della libertà. Un viaggio in cui non saranno soli, perché insieme a loro, Rudolph un criminale informatico, Michael un famoso psicologo e altri ancora, faranno parte di questa avventura. Un viaggio in cui diventeranno tutti protagonisti assoluti. Dove ognuno di loro racconterà la loro vita, svelando i propri segreti. Un viaggio che alla fine, inaspettatamente, si tingerà di suspense e di colpi di scena a volte anche cruenti, tali da diventare immagini di un film d’azione, in pieno stile Quentin Tarantino.
L’autrice cambia registro e sembra calarsi in un’opera pirandelliana, in cui i personaggi, solo appena abbozzati, pretendono dal loro autore una vita vera in cui sembra non esserci nulla di reale. Ma nel loro essere così inverosimili, c’è qualcosa che li unisce con una forza dirompente, e che riesce a rendere tutto in continuo movimento.
La storia d’amore è solo la cornice di un quadro dove all’interno gravitano altri personaggi che diventano a loro volta tutti protagonisti di quello che è il punto centrale della narrazione. Brandon e Marta (questo è il vero nome della donna), pur essendo all’inizio i protagonisti principali, diventano marginali negli eventi stessi. La suspense che si crea viene però vanificata dall’anticipazione di alcuni indizi, rendendo i colpi di scena meno efficaci. Dato il ritmo serrato con cui la seconda parte della storia prende vita, i protagonisti vengono fuori ma non nella loro interezza. Saranno gli stessi eventi a prendere possesso, insieme a scene forse troppo violente che stonano con il resto della narrazione.
Brandon McCoy per le emozioni trasmesse non penso che potrà essere uno fra i libri più belli che abbia letto di Fleur Du Mar. Considero questa autrice una delle migliori nel panorama self publishing, e anche questa volta il suo stile di scrittura non mi ha delusa. Così come sono convinta che sperimentarsi in generi diversi, non faccia che apportare nel bagaglio dell’autrice una maturità intellettiva superiore. Ma, diversamente, in questo nuovo genere, per la mia esperienza di lettrice, sono venute a mancare le emozioni che di solito mi travolgono nei suoi libri, insieme alla consistenza della storia che a tratti l’ho trovata un po’ superficiale. Questo libro è prima di tutto una storiaystoria corale, ma per come la prima parte mi aveva indirizzata, la seconda parte, con l’entrata dei nuovi personaggi, ne ha capovolto completamente il ritmo e la trama. Il mio è stato un andare avanti pensando tutto il tempo di leggere un’altra storia e questo distacco mi ha completamente confusa. E mentre gli eventi mi investivano, non sono riuscita a provare quelle emozioni che speravo prima o poi mi travolgessero. Nella parte finale Rudolph, il famigerato criminale informatico e personaggio alquanto ironico e bislacco, da inizio a quelle che saranno le prossime indagini del “Team dei Seguaci”, di cui alcuni protagonisti di questa storia ne fanno parte, e chissà se in futuro non si uniranno a loro altri ancora.
Tiziana
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