Titolo: Cuore di Jagoda
Autore: Irene Catocci
Genere: Narrativa contemporanea
Editore: Self publishing esclusiva Amazon
Ambientato in Norvegia, tra lo splendore verdeggiante del fiordo di Olden e l'impervio ghiacciaio che lo sovrasta, Cuore di Jagoda è la storia di un amore contrastato, quello tra Aase e Lhase, due ragazzi come tanti. L'unica loro colpa è quella di essere figli di due culture troppo differenti per trovare un punto di unione. Da una parte i norvegesi e il loro scetticismo, e dall'altra il popolo nomade, chiamato barbaramente "zingaro", pieno di orgoglio e tradizioni ormai lontane nel tempo.
Due innamorati in cerca della libertà.
Due cuori che battono all'unisono in un unico petto.
"Di che cosa hai paura, Jagoda?"
"Che l'amore non basti."
IL
LIBRO CI È
STATO DONATO DALLA STESSA AUTRICE
SENZA
ALCUNO SCOPO DI LUCRO
LE
IMMAGINI USATE NON SONO NOSTRE E NON CI GUADAGNAMO SU ESSE. TUTTI II DIRITTI
APPARTENGONO AI PROPRIETARI
Ci hanno seppelliti un
po’ ovunque. Hanno tentato di mutilarci, di ridurci a brandelli, in schiavitù.
Non sapevano che noi siamo il popolo che risorge.
Ogni volta che mi accingo a leggere un nuovo romanzo
di Irene Catocci, so in partenza non essere la solita storia d'amore, dietro ci
sono sempre fatti, avvenimenti che pur a singhiozzi si sentono o si leggono.
La storia de Cuore
di Jagoda parla di due popoli in contrasto tra loro da tanto, ma non solo
tra questi due popoli, accade tra uno dei due col resto degli altri popoli.
Sì avete letto bene, so già che tanti storceranno il
naso leggendo di Aase e Lhase, si sentiranno additati e, permettetemi a
ragione, quando si sentiranno chiamati in causa nel disprezzo che si ha per
quel popolo.
Non nascondiamoci dietro le spalle di nessuno e
ammettiamo la nostra ignoranza, i nostri luoghi comuni, la nostra presunzione,
siamo così e ci sentiamo anche superiori, di fronte a tutto ciò.
Il mondo gitano ni ha sempre affascinato, le storie,
lo sguardo che si cela dietro ad un viso nomade, mi hanno sempre scavato dentro
una voragine di timore e allo stesso tempo di tenerezza.
Per me non esistono popoli buoni o popoli malvagi, c'è
il bene e c'è il male, ovunque, accanto ad ognuno di noi, ma la bellezza de Cuore di Jogoda, sta proprio in questo,
l'amore che valica i confini di ogni luogo spazio e tempo, non si ferma davanti
a nulla neanche all'odio e al disprezzo esistente da sempre tra popoli e in
particolare tra queste due stirpi.
L'amore di Aase per il suo Lhase e viceversa è di un
bello che fa male al cuore, l'amore tra questi giovani è così forte da
oltrepassare le montagne.
La bellezza do ogni descrizione, di ogni dettaglio fa
di questo romanzo un inno a tutto ciò che è meraviglioso, nonostante tutto:
Sorride agli animali,
parla con le piante, sussurra ai fiori i suoi segreti di bambina: un’omissione
innocente, una preghiera mancata, un sorriso forzato sulle labbra.
«Io mi chiamo Aase e ho
otto anni. Tu?»
«Io…» si indica con
l’indice il petto. «Io sono Lhase e ho dieci anni.»
«I nostri nomi si
somigliano» ridacchia Aase, incuriosita da questa coincidenza.
L'amore tra Aase e Lhase dovrebbe essere di monito a
chi va avanti col credere di essere superiore all'altro, col credere di essere
nel giusto nel disprezzare l'altro.
Irene ci regala uno profilo di com’è Lhase già
attraverso queste parole che per me lo rappresentano in tutto:
La terra vibra di suoni,
come il suo cuore nomade. La libertà è sacra: vive nel nucleo della montagna,
nel ghiacciaio che la sovrasta, nel cielo, e nella folta criniera di un
cavallo. La libertà si ridesta ogni volta che suo padre suona il flauto per
intrattenere i piccoli intorno al fuoco. La libertà è quello che fa del popolo
rom quello che è.
Ma Lhase non è solo questo:
Quando ho iniziato a
vederti con occhi diversi? Da quando il mio cuore scoppia di vita nel solo
nominare il tuo nome, Aase? Vorrei… ti guardo… ci sono momenti in cui… quasi…
quasi io…
Lei è Aase:
Come la mora artica
aspetta lo scintillio dell’acqua cristallina per abbeverarsi di vita, lei
aspetta Lhase.
L'amore di Lhase per la sua Aase dovrebbe scuotere le
viscere di chi non sa cosa significhi amare e appartenere a chi il destino ha
prescelto da sempre.
«No, Jagoda. Voglio
rimanere così, su di te, a proteggerti con il mio corpo nudo. La mia pelle ti
farà da scudo: il mio calore è tuo, il fiato, le mani, il sangue, la vita. Non
conosco altro modo se non questo per dimostrarti che io sono nudo, di fronte a
te, spoglio di tutta la mia vita passata, come appena nato. Un giorno io ti
sposerò, mia jagoda di bosco.»
Non è leggendo la mia recensione che potrete essere
d'accordo o meno, non mi interessa neanche, ma non fate l'errore di non leggere
questa nuova storia della Catocci, c'è dentro un insegnamento così unico, così
profondo, così vero, che se solo sarete obiettivi, non potrete dire
diversamente.
Irene ha uno stile superbo nel descrivere nei minimi
particolari le caratteristiche dei suoi protagonisti che hanno il potere di
travolgere e far battere il cuore, non importa quanto puoi essere grande,
saggio o maturo, il cuore sa sempre quello che vale di più a qualsiasi età:
«È nostro, Jagoda»
risponde Lhase, stringendole forte la mano nella sua.
Per me Cuore di Jogoda è stato un viaggio nel cuore di
due giovani amanti che hanno affrontato sofferenza, piccole gioie e tanto
dolore, un viaggio in luoghi meravigliosi e splendidi, un viaggio nel cuore
stesso dell’Amore che ti farà sempre dire:
“TORNA DA ME.”
Buona lettura, alla prossima
Luisa
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