Autore: Tiffany Reisz
Editore: Hope Edizioni
Genere: Erotico
Bellissimo, brillante e dissoluto. Questo è Kingsley Edge.
Pagato profumatamente sia in denaro sia in altro tipo di benefici, passa di letto in letto, ma nulla riesce a contrastare la sua apatia autodistruttiva.
L’unico che potrebbe farlo, l’uomo che King ama senza limiti o rimpianti, l’uomo grazie al quale è rinato, è anche la sola persona che King non potrà mai avere: Søren.
Quando Kingsley progetta di aprire il più grande club BDSM del mondo – un parco giochi segreto per l’élite di New York – affiancato da Sam, la sua nuova assistente, giovane e determinata, dovrà vedersela con l’enigmatico reverendo Fuller, un nemico che potrebbe rovinare il suo sogno, e non solo.
Due missioni sacre, due uomini in lotta tra di loro, un solo vincitore.
«Non bacio mai i miei clienti» gli sussurrò sulle labbra.
«Non li scopo mai. Ma tu non sei un cliente.»
«Cosa
sono io?» chiese Kingsley.
«Stasera,
tu sei mio» gli rispose.
E
così fu.
La prima volta che ho letto la Reisz avevo tra le mani
Il Ladro dei Ricordi, una storia che
mi ha commosso fin nel profondo e che mi ha scombussolato oltre ogni dire.
Ma quando poi da Il
ladro dei ricordi, ho desiderato conoscere più a fondo lo stile di Tiffany,
allora sì che il mio mondo si è completamente capovolto.
Søren
sorrise, e nel mondo si fece giorno solo per la potenza di quel sorriso.
Kingsley l’aveva mai visto sorridere così?
Nella vita ognuno riceve dei principi morali su cui basare
la propria esistenza, non sempre possono coincidere con quelli altrui, ma la
prima cosa che mi è stata insegnata è avere sempre rispetto di chi, nel bene o
nel male, ha idee diverse da ciò che ho sempre conosciuto.
Entrare in sintonia con la vita di Soren, Nora e King,
non è facile, specie se il loro porsi è completamente l’opposto di ciò che ho
sempre pensato e saputo essere tra uomo e donna, eppure…dopo la lettura dei
primi 5 volumi tante cose le ho valutate sotto un’altra luce.
Sicuramente leggere la Reisz è proiettarsi in un mondo
totalmente nuovo, doloroso, spregiudicato, perverso, ma davanti ai sentimenti,
seppur difficile da gestire, ci si può sentire in balia di emozioni forti, che
portano a percepire in modo diverso ciò che fino a quel momento erano principi
imprescindibili.
L’ottavo cerchio è il sesto volume di questa serie dal titolo molto appropriato per i temi trattati e per gli stessi personaggi.
Nei volumi precedenti si è avuto una panoramica di
Soren, di Kingsley e di Nora, senza tralasciare tutti gli altri personaggi che
gli hanno ruotato attorno, ma con questo sesto volume rivediamo tanto di quel
passato che è stato la vita del King.
Se non si vuole correre il rischio di spoilerare,
bisogna che ci si fermi qui, quello che, invece, mi preme dire è sottolineare
che ciò che rende unica questa serie è il meraviglioso stile dell’autrice che,
pur nella sua crudezza, pur nella sua sfacciataggine, pur nella sua non
censura, riesce con la bellezza delle sue parole a farti entrare in simbiosi
con tutti i protagonisti, riesce a farti emozionare pur non condividendo il suo
stile, riesce a farti capire che non bisogna mai giudicare perché se si è
consenzienti, tutto è lecito, riesce a guardare con altri occhi ciò che prima
si è guardato con disprezzo e repulsione, riesce a farti amare l’amore in ogni
sua sfumatura.
Si
ricordava di quelle lunghe pause prima che Søren parlasse, come se dovesse
esaminare ogni parola come un diamante, sotto la lente d’ingrandimento di un
gioielliere, prima di acconsentire che venisse esposto. Kingsley avrebbe potuto
vivere e morire e rinascere in attesa che Søren rispondesse a una sola,
piccola, domanda.
Ho divorato i 5 volumi, ho atteso con ansia il sesto volume e dopo la lettura non mi accontento e aspetto quelli che verranno dopo. A tutti voi dico: non perdetevi la serie, a chi l’ha letta dico: correte a conoscere King, il suo passato, le sue parole, il suo amore.
Buona lettura, alla prossima, 5 stelle
Lui la spinse di fronte a sé, circondandole il petto con le braccia, come uno scudo sul cuore di Sam. Lei le appoggiò il mento sull’avambraccio e quel piccolo gesto di resa femminile gli provocò un’ondata di possessività.
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