Autore: Olivia Dade
Serie: Amori in biblioteca
Editore: Newton Compton Editore
Genere: Contemporary Romance
Prezzo: Kindle 4,99 € – Cop. Rigida 6,72 €
Le storie d’amore sono come i libri: si spera sempre che abbiano un lieto fine
Quando inizio una nuova lettura,
davanti ai miei occhi ci sono due strade: la prima è quella più sperata, la
dolce aspettativa d’imbattersi in una storia piacevole e ben scritta, che non
risulti troppo scontata nonostante non disdegni i cliché ma che sappia
coinvolgerti al punto da non mollare la presa; e poi c’è la seconda, più
temibile e infida, perché è quella dell’illusione, la strada che ti conduce in
un tunnel di dubbi e te ne fa riemergere con un pugno di rammarico e delusione.
“Il ragazzo del libro accanto”, purtroppo, ha scelto la seconda strada. La
partenza è stata positiva. I personaggi protagonisti non sono del tutto
stereotipati, possono far funzionare la storia:
Angie è una ragazza senza peli
sulla lingua. Sa quello che vuole e non gliene frega niente di regole e
protocolli, non quando si tratta del suo lavoro. Angie nella vita è una
bibliotecaria eclettica, è un’appassionata di romanzi erotici e il suo
linguaggio colorito non lascia spazio ai dubbi circa la sua personalità
peperina. Per controbilanciare questo sprazzo di fuochi d’artificio c’è Grant,
un uomo tutto logica che dei numeri ha fatto il suo pane. Grant calibra le
parole, è timido e ligio al dovere. Ed è una piacevole scoperta, la loro,
perché sono due persone diverse che imparano a conoscersi e ad apprezzarsi, ma
il tutto avviene troppo in fretta. L’illusione sfocia in un’amara constatazione
e la storia prende la solita piega banale, ma di quel banale poco gradito,
ecco. Sono del parere che una trama possa ramificarsi su concetti futili,
soprattutto quando parliamo di romanzi rosa, ma è necessario saper destreggiare
anche il banale. Ho trovato Angie a tratti un tantino volgare, Grant invece una
continua altalena tra la timidezza e la lingua senza freni; proprio l’uomo che
non riusciva neanche a dire preservativo, si è tramutato in uno scaricatore di
porto tra imprecazioni e parolacce.
L’idea di ambientare il racconto
in una biblioteca è stata una delle prime cose che ho apprezzato della trama.
Rendere il libro una parte rilevante del romanzo, seppur in modo sottinteso,
aveva posto le basi per una buona lettura. Non ho ben capito quando sia
arrivata la delusione, perché ad essere onesta ho divorato le prime cinquanta
pagine. Poi è arrivato il blocco e ho iniziato a leggere a singhiozzi, finché
avvicinandomi al finale ho iniziato a sentirmi impaziente di concludere. Sono
ben certa che non dovrebbe essere questa la sensazione che si prova quando si è
immersi in una lettura che piace. La coppia angelo-diavolo, ripeto, è un cliché
che spesso e volentieri viene accettato (anche dalla sottoscritta) ma dovrebbe
saper essere trattato e in questo libro credo che l’autrice l’abbia gestito in
modo sbagliato, perché il peso della bilancia deve essere sempre equilibrato,
in tutte le cose ma ancor di più in una coppia.
«Mi sto innamorando di te, Angie. Ti voglio nella mia vita.
Come mica e come amante, in qualsiasi modo possa averti, in ogni modo».
È pur vero che ultimamente, di letture
simpatiche e leggere che lasciano il segno, ne ho trovate veramente poche. È
pur vero che sono diventata un tantino acida perché non sopporto il caldo e
forse me la sono voluta prendere con questi due poverini che in fin dei conti
non hanno fatto niente di male, ma purtroppo il pensiero che ci saranno altri
libri della Dade sempre legati a questa serie non mi fa impazzire di gioia.
Confido soltanto nel cambio dei protagonisti.
Buon fine agosto!
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