Titolo: I colori di
Juliet
Autore: Cinzia La
Commare
Editore:
Self-Publishing
Genere: Contemporary romance
Prezzo: 0,99 centesimi
Sono passati quindici
anni da quando Juliet Miller ha lasciato Wood’s Bridge, una piccola cittadina
costeggiata dall’oceano. Eppure non ne ha mai dimenticato il legame profondo.
Così, dopo un’ennesima
cocente delusione, decide di farvi ritorno per curare le sue ferite.
Viso a viso con i
ricordi della sua adolescenza, si aspetta di ritrovare la serenità perduta. Un
nuovo punto di inizio che possa permetterle di pensare, almeno per una volta,
solo a se stessa.
Invece, si ritroverà
ben presto ad annaspare nell'oceano in tempesta di due profondi occhi azzurri
incupiti da un passato che lei non conosce, ma che proverà a combattere
cercando di riportare colore nella vita di chi si è rassegnato al grigiore.
“Ormai vivevo in quella sorta di incertezza perenne. Come un lembo di
terra stanco che si lascia coprire e scoprire da quell’onda che è l’unica cosa
che la fa sentire viva e allo stesso tempo impaurita dall’eventualità che una
mareggiata più forte, di quello stesso mare, possa travolgerla inghiottendola.
Tramutandola in acqua di quella stessa acqua. Rendendola vulnerabile, priva di
identità. Guidata da un ritmo non suo. Consapevole di non poter fare a meno di
lasciarsi bagnare da quel mare che spesso la lascia ad asciugarsi al sole,
nella solitudine dei suoi tormenti, impossibilitata a non desiderare che
quell’onda torni a bagnarla ancora, a travolgerla. E a sperare che alla fine
quella tempesta si abbatta su di lei rendendola davvero parte dell’oceano al
quale sente di appartenere. Nonostante lui l’abbia rinnegata più volte”.
E’ la storia di
Juliet, che si ripete. E’ quella sorta di limbo perenne in cui vive, e in cui
si articolano le fasi della sua vita. Costretta da ragazza a lasciare Wood’s
Bridge, costretta a lasciare il suo fidanzato perché amava più i suoi viaggi in
giro per il mondo che mettere radici con Juliet. Costretta a lasciarsi tutto
alle spalle e a ritornare a Wood’s Bridge, l’unico posto in cui era stata
felice; insieme alla sua famiglia, insieme ad Austin, il suo primo amore.
Costretta dal suo
cuore ad amare, inevitabilmente, infinitamente e sconfinatamente Austin.
Ma tutto questo Juliet
non lo sa, lo scopre soltanto facendo ritorno a casa dal suo amato oceano, dove
l’azzurro delle onde si confonde con due occhi di mare. Dove il rosso di un
cuore che batte si mescola con il fuoco sfavillante della passione. Dove il
nero di notti tormentati e di tristi storie si nasconde nel buio di ferite mai
sopite. Dove il bianco della schiuma oceanica si trastulla in lenzuola
aggrovigliate e animate. Dove il verde della natura circostante arreca il seme
della speranza.
Il ritorno a Wood’s
Bridge segna un nuovo inizio, una tela bianca su cui imprimere delle pennellate
di colore. E i colori di Juliet, non hanno limite di sfumature, di giochi di
luce e ombre, di tratti decisi o timidi; sono segni di uno squarcio di amore,
che filtra nell’unica piccola e sensibile crepa.
Cinzia La Commare è
stata bravissima a colorare il suo romanzo, a tessere la trama della storia
tormentata di Juliet ed Austin. E’ una vicenda ben scritta, ben struttura, ben
delineata, con un intreccio che tiene col fiato sospeso fino alla fine, ed una
narrazione di per sé fluida, ma tanto emozionante e soprattutto commovente. Non
c’è pagina dove non sussulterete con la protagonista per il tormento che sta
vivendo, riga dove non perderete un battito insieme a Juliet ed Austin, frase
in cui non sarete vicino al dolore profondo e spasmodico di Austin.
Non mancano viaggi
introspettivi né dialoghi accorati o talvolta pungenti. Non mancano momenti di
amore, tenerezza, passione, divertimento e tormento. Non manca per il lettore
il sentirsi parte integrante della vicenda; l’immedesimazione, il tifo o il
biasimo per quel o quell’altro personaggio. Personalmente, non vi nascondo che
ho disapprovato spesso il comportamento di Juliet, ma al tempo stesso l’ho
invidiata perché riesce a dare tutta se stessa senza chiedere nulla in cambio,
a rischio di farsi calpestare e di essere una seconda scelta. Ho capito il
grande dolore di Austin, a tratti ho giustificato le sue azioni, a tratti ho
condannato il suo egoismo. E ho tifato solo per l’amore, perché spuntasse e
colorasse di rosso il finale.
L’autrice è stata
molto in gamba a suscitare tutte queste emozioni e reazioni, a plasmare un
intreccio degno di un film, a pov quasi alternati. Non ho mai letto nulla di
Cinzia La Commare (ahimé, ho tutti i suoi precedenti romanzi nell’Ipad, in
lista d’attesa come altri poveri sventurati ebook), non so quanto sia maturata
la sua scrittura, ma mi è bastato leggere questo per voler già leggere il
prossimo.
A scanso di equivoci,
vi dico subito che questo non il classico “lei torna dal primo amore e, tranne
qualche lacrimuccia, i due tornano insieme”. Non è così banale e scontato. E’
abbastanza realistico lo svolgimento del rapporto fra i due, il contesto
paesaggistico e le relazioni con i vecchi amici del liceo e i cittadini di
Wood’s Bridge. Reali tutti gli avvenimenti descritti, dalle serate “come ai
vecchi tempi” alla passione fra le lenzuola, da attimi di tenerezza a momenti
di crisi lavorative e sentimentali, da stati di totale abbandono a felicità
condivise.
Juliet è una pittrice
in cerca della sua ispirazione, di arte e di vita. E troverà in Austin e nei
suoi problemi il quadro da dipingere. Un quadro non semplice, ma per cui vale
la pena rischiare.
“«Sei sicura, Juliet? Indietro non si torna…».
Tremai dentro ai suoi occhi, ma ammisi la mia resa: «Sì…»,
sussurrai, e mi inarcai ancora di più. Lui sorrise sbieco, socchiuse gli occhi
e mi travolse come un’onda. Si spinse in me, ripetutamente. Ansimando dentro
alla mia bocca, e io catturai ogni suo respiro. Ne feci scorta per poterlo
respirare quando non saremmo stati insieme. E poi ancora il suo corpo che si
muoveva dentro al mio facendomi godere di quell’altalena di sensazioni che mi
davano le vertigini allo stomaco. Eravamo onde dello stesso oceano che si
mescolavano, si agitavano, trasportate da quella corrente che ci portò,
inevitabilmente, ad esplodere come schiuma su uno scoglio. Finalmente appagati,
ma non sazi l’uno dell’altra. Io non sarei mai stata sazia di lui, lo avrei
voluto per sempre senza rischiare di averne mai abbastanza.”
Belle anche le
metafore e le similitudini inserite che talvolta sfiorano il poetico. E
stupenda la copertina, una scelta davvero azzeccata. Pure la playlist delle
songs che hanno ispirato l’autrice è di mio gusto, tranne una canzone (ma non
vi dico quale)
Difetti ne abbiamo?
Mmh…uno senz’altro: vorrei vederlo pubblicato da una CE importante, perché
merita e non necessita di editing, ma solo dell’ammodernamento del termine
“sospingere”, che è azzeccato, per carità, nel significato, ma un po’ troppo
arcaico per l’ambientazione della storia e per il linguaggio scorrevole e
contemporaneo adoperato per tutto il romanzo.
Che altro dirvi? Sapete
che non amo lo spoiler, ma solo incuriosirvi quel tanto che basta per farvi
partire a razzo all’acquisto! Vi posso dire solo un’ultima cosa, in questo
caso. Se amate il pathos alla Nicolas Sparks leggetelo, e se non lo amate
leggete ugualmente “I colori di Juliet”, merita davvero una chance.
Marianna
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