“Waiting to Wed”
by Jodi Ellen Malpas
Copyright © 2016 Jodi Ellen Malpas
Sono agitato. Lei è a soli pochi metri di distanza, al piano di sopra nella nostra suite mentre si prepara per sposarmi, ma non è così vicina da poterla toccare e troppo distante per un contatto. Contatto costante. Cazzo, questa è una tortura.
La mia testa cade indietro e guardo il soffitto, cercando di pensare a qualcosa in grado di calmarmi. Non sta funzionando. Ho seri problemi. Guardando il mio Rolex, constato a malincuore che sono passati soli cinque minuti dall'ultima volta che ho controllato. Il tempo non è mai trascorso in maniera così fottutamente lenta? Mi alzo dalla sedia e faccio un altro giro del mio ufficio ... per la centesima volta.
'Porca puttana. ' Mi tiro i capelli, cercando di inculcare un po’ di ragione nella mia mente stressata.
Dieci ore – questo è quanto è passato da quando quella rompipalle della madre di Ava mi ha sfrattato dalla camera mettendo come scusa quella stupida tradizione. E se avesse convinto Ava a non sposarmi? E se avesse tirato fuori la mia età o il poco tempo che ci conosciamo?
' Cazzo! ' Riprendo il passo, mentre faccio un altro giro del mio ufficio. Sta cominciando a girarmi la testa.
Un colpo alla porta mi ferma.
' Cosa? ' Abbaio, collassando nella mia sedia, il mio culo colpisce forte la sedia. Poi la mia fronte colpisce la scrivania.
Ancora e ancora e ancora.
' Stupido figlio di puttana. ' John ride, tirando su la mia faccia. Chiude la porta e si avvicina a grandi passi verso la mia scrivania, uno sguardo divertito sul viso mentre guarda la mia maglietta. ' Hai corso? '
'Potrei.'
'Nervoso?'
' Non sono nervoso. ' Lo sbeffeggio, prendendo in mano una penna e girandola tra le dita in un modo molto nervoso. 'Sono impaziente.'
John sorride, un raro sorriso a trentadue denti. ' Cosa ti rode? '
'Niente!'
Comincia a ridere – un suono profondo, che fa tremare la casa, qualcosa di ancora più raro del suo sorriso. Sono una fottuta barzelletta. ' Jesse, datti una fottuta calmata. Quante ore hai dormito? Hai un aspetto di merda '.
' Mi ci sento , ' borbotto , gettando la penna sulla scrivania e facendo scorrere i palmi delle mani sul viso ruvido. ' Non ho dormito. '
'Affatto?'
Mostro la mia faccia a John e lui comincia ad annuire pensieroso. ' Avrei dormito molto bene, se non fossi stato trascinato via dalla mia ragazza. '
'Elizabeth?'
Sì, cazzo Elizabeth,' confermo. Mi appoggio allo schienale della sedia e metto i piedi sulla mia scrivania, chiudendo gli occhi e trattenendo l'aria nei polmoni. Il mio cuore è dannatamente rumoroso, e minaccia di uscirmi dal petto. 'Fottuta rompipalle.'
'Lei è sua madre.' John ride. 'Per quanto so che ti farebbe piacere, non puoi tenere lontana la tua ragazza da sua madre.'
'Lo so,' concedo, vorrei poterlo fare. Vorrei poter far scomparire tutti quanti, portare Ava lontano da tutto ciò che interferisce con il nostro mondo privato di felicità e di contatto costante. Potrei farlo. Mi viene subito in mente il Paradise, ma ho dovuto subito lasciar stare dato il potenziale di ciò che potrei trovare lì. 'Che ore sono?'
'Appena passate le dieci,' dice John, giusto nel momento in cui il suo telefono inizia a suonare dalla tasca interna. Lo tira fuori mentre si alza, e risponde con un grugnito. 'Sto arrivando.'
'Chi?' Chiedo.
'Niente di cui preoccuparsi, triste figlio di puttana.' Va verso la porta.
'Ehi, John,' lo chiamo, e si gira con uno sguardo interrogativo. 'Hai scritto il tuo discorso?' Faccio un mezzo sorriso al pensiero di lui sotto i riflettori come mio testimone. Odierà ogni momento. Non mi da soddisfazione; un po’ di nervosismo, tutto pur di farmi sentire meglio. Il coglione.
Annuisce lievemente e raggiunge la sua tasca. 'Lo vuoi sentire?'
Il mio sorriso si allarga. 'Forza.' Mi metto comodo, ma aggrotto la fronte quando tira fuori un post-it.
Porta il suo enorme pugno verso la bocca e tossisce profondamente. 'Jesse Ward è il più fottuto rompipalle tra i re dei rompipalle. Congratulazioni, Ava. Sei finita con il più irragionevole testa di cazzo, figlio di puttana'.
Il mio cipiglio si trasforma in una smorfia mentre rimette ordinatamente in tasca il suo discorso. 'Vaffanculo' borbotto, raccogliendo la mia penna e gettandola attraverso il mio ufficio. La devia con un piccolo colpo della sua grossa mano mentre ride. Ma poi il suo volto diventa mortalmente serio.
'Un Po' diverso dall'ultima volta, vero? '
Solo la menzione del mio profondo passato mi fa battere più forte il cuore e mi fa alzare in piedi, più agitato che mai. 'Ti riferisci al fatto che non sto lottando lungo la navata?' Domando mentre mi faccio strada verso la porta, decidendo che un'altra corsa è la mia unica opzione avendo Elizabeth a guardia della mia ragazza. Marcio oltre John, che saggiamente si sposta per farmi passare e corro lungo il corridoio, che emerge nella stanza dell’estate, di cui a stento mi mi rendo conto che è spettacolare. Ho bisogno di prendere un po’ d'aria.
'Calmati, stupido figlio di puttana.' Il tono di John ha assunto una nota di preoccupazione.
'Sto bene,' grugnisco, iniziando a correre velocemente prima di raggiungere l'ingresso del Maniero e resistendo alla tentazione di guardare su per le scale come faccio sempre. Sento le urla della nostra wedding planner che mi chiama, ma mantengo il mio ritmo, le mie gambe che vanno come pistoni, mentre colpiscono il vialetto di ghiaia.
Il sole è caldo sul mio viso, l'aria fresca di campagna, ma la mia mente maledetta sta ancora correndo, e ora è anche inondata con i ricordi dolorosi del mio passato. Carmichael. Bere. Lauren... Una bambina bellissima e bionda.
Mi fermo improvvisamente di fronte a un albero e tiro indietro il pugno con rabbia. 'Cazzo!' Ruggisco, riuscendo appena a evitare di seppellire la mia mano nel tronco dell'albero. La mia fronte incontra la corteccia invece, vecchie lacrime che pungono i miei occhi.
Respira. Respira. Respira.
Ho bisogno di lei vicino, ora più che mai. 'Merda.'
Mi lancio, passando oltre le molte auto che guidano verso il Maniero, alcuni membri del personale che sollevano il collo mentre corro nella direzione opposta, non gli faccio neanche un cenno con la mano alzata o con il capo. Sono concentrato fermamente in avanti, scacciando i pensieri indesiderati, le mie gambe mi trasportano così in fretta che quasi non riesco a sentirle. Zig-zago da un lato all’altro del vialetto, cercando di allungare il percorso che mi porterà fino al cancello, la ghiaia che si frantuma duramente sotto i miei piedi martellanti.
Il clacson di un’auto inizia a suonare a lungo in lontananza, e costringo i miei occhi a guardare la Porsche di Sam che si dirige verso di me. Io non rallento, ma lui si, fino a che non si ferma di fronte a me.
'Il mio uomo!' Fa retromarcia e sbatte il piede sull'acceleratore per affiancarmi. 'Fai una corsa?' Ride, facendo saettare gli occhi tra me e lo specchietto retrovisore.
'Non essere stupido cazzo,' dico, mantenendo la mia velocità.
'Ah, le fastidiose tradizioni delle suocere.' Mette il dito nella piaga.
'Fottuta rompipalle,' mormoro. Dovrei calpestare il suo culo borioso. Pensavo di poterlo fare, per tranquillizzare Ava e il suo bisogno di tranquillizzare la madre. Ma, cazzo, mi sento come se il mio cuore fosse pronto ad esplodere. O a fermarsi.
Sam ride di nuovo e inchioda, sollevando una nuvola di polvere prima di sgommare e tornare indietro verso il Maniero. Raggiungo la fine del vialetto e svolto a destra, imponendomi di completare tre giri - qualsiasi cosa pur di ammazzare il tempo, cazzo. Non sudo quasi mai quando corro, ma la mia maglietta è inzuppata, così la tiro fuori, la lancio a terra con noncuranza e continuo a correre, imponendomi di uccidermi di stanchezza. Forse riuscirò a dormire per l'ultima ora di questa straziante attesa.
Sono solo a metà del mio secondo giro, il mio corpo bagnato, le mie gambe intorpidite, quando mi arrendo e inizio a correre verso il Maniero.
Ho provato, ho provato cazzo, ma ho bisogno di vederla. Non riesco a togliermi dalla mente il suono stridulo della voce di Elizabeth che cerca di convincere Ava ad aspettare un po’ o ripensare alla sua decisione. E mi sta facendo fottutamente impazzire!
Salgo le scale verso l'ingresso, facendo quasi cadere Mario mentre irrompo attraverso le porte.
'Mamma mia!' Barcolla all'indietro, gridando oscenità in italiano e in inglese, mentre salgo le scale a quattro a quattro.
'Mi dispiace!' dico, volando intorno alla galleria fino a quando atterro davanti la porta della suite.
Vado per afferrare la maniglia, ma prendo rapidamente in considerazione la risposta che riceverò da sua madre nel momento in cui piomberò dentro. Ho bisogno di giocare bene le mie carte. Così busso più gentilmente che posso, che in effetti non è molto gentile affatto.
'Solo un minuto!' Risponde Elizabeth. Cedo un po’ avendo la conferma della sua presenza.
La porta si spalanca e i suoi occhi immediatamente si spalancano. E poi grida, facendomi barcollare un po’ indietro, le mie orecchie prossime a sanguinare.
'Cazzo, Elizabeth!' Mi copro le orecchie mentre urla qualche parola in preda al panico, e poi mi sbatte la porta in faccia.
Le mie braccia cadono così come la mia mascella. 'Ma che cazzo?' Prendo la maniglia e spingo con tutto il mio peso contro la porta, sapendo già che lei sta spingendo contro l'altro lato per ostacolare il miei tentativi di entrare. Tentativo vano.
'Apri la porta, Elizabeth!'
'Jesse, tu e io litigheremo se non fai come ti è stato detto. '
' Non litigheremo, Mamma, se mi lasci entrare. ' Sorrido, immaginando la sua faccia acida per il mio riferimento a lei. Non riesco proprio a farne a meno. E ' davvero meravigliosa, ma lo sarebbe ancora di più se lasciasse perdere il bisogno incessante di interferire e di allontanarmi dalla figlia .
' Jesse Ward, non chiamarmi mamma visto che ho solo nove anni più di te! ' Sbuffa, ricordandomi che lei pensa chiaramente che la mia età è un problema. Questo mi fa spingere ancora di più contro la porta. 'Ora vai! La vedrai tra mezz'ora '.
' Ava! ' Grido. Se sente che sono qui, non sarà in grado di resistere pur di vedermi. Lo so. Fanculo la tradizione.
' Jesse, no! ' Elizabeth urla, è abbastanza soprendente come riesca tenermi a bada con la sua forza. ' Oh no! Porta sfortuna. Non hai rispetto per la tradizione, tu testardo di un uomo ? '
' Fammi entrare, Elizabeth. '
'No!' Ribatte, breve e tagliente. Nel caso in cui ci fosse qualche dubbio da dove provenga la testardaggine della mia bella ragazza, adesso non me lo chiederò più. 'Lui non è ... oh! ... Jesse Ward!'
Sono fermo, ma con attenzione mentre supero la sua presa sulla porta e spingo per entrare nella suite, e scansiono subito lo spazio per trovare il mio angelo.
Il mondo smette di girare per un attimo, nel momento in cui mi abbevero di lei, come se la stessi guardando di nuovo per la prima volta.
'Bene!' Elizabeth sputa. 'Ava, digli di andarsene!'
Gli occhi di Ava incontrano i miei, una silenziosa comprensione passa tra noi. Lei sa di cosa ho bisogno. 'Va bene, mamma. Dacci cinque minuti '.
Sorrido internamente, cercando di trattenere l'ultimo pezzetto di rispetto che ho per Elizabeth, che attualmente mi impedisce di saltare addosso ad Ava prima che sua madre ci lasci da soli.
Kate entra. 'Dai, Elizabeth. Solo pochi minuti, non faranno male. '
'E' la tradizione! 'Sta gridando di nuovo, mentre mi oltrepassa, i suoi occhi che scorgono il segno sul mio petto. 'Cos’è quella cicatrice sul petto?'
Le mie spalle si rilassano appena sento la porta chiudersi, ma sono troppo occupato a perdermi negli occhi cioccolato di Ava per controllare se siamo davvero soli. Il suo sguardo va alla deriva su tutto il mio corpo sudato, come se si stesse ricordando ogni avvallamento, muscolo e curva, prima che il suo sguardo incontri di nuovo il mio. Ho in mente un promemoria migliore.
' Non voglio staccare i miei occhi dal tuo volto, ' sussurro, il mio cazzo comincia a contrarsi inesorabilmente immaginando il pizzo che so che vedrò se abbassassi lo sguardo. Cazzo, la conferma rischia di far esplodere i miei pantaloncini.
'No?'
'Ci sarà del pizzo se lo faccio, giusto? '
Lei annuisce.
'Pizzo bianco? '
'Avorio.'
O Gesù, Cristo Santo. ' E tu sei più alta, quindi hai i tacchi. '
Lei non dice ancora nulla, confermando solo con quei sottili cenni della sua squisita testolina .
Cerco di trattenermi, pur essendo dannatamente difficile, ricordando a me stesso che ci stiamo per sposare in meno di mezz'ora e lei è bellissima e sorprendente, e non è che ha bisogno di tutto questo schifo di cosmetici. Ma non posso trattenermi più e ...
Fottuto…Cazzo.
Faccio un respiro profondo. Pizzo. Tanto, tantissimo pizzo.
'Hai appena travolto mia madre.' Posso sentire pura, cruda lussuria nella sua voce, e mi sorprende quando inizia a camminare verso di me, avvicinandosi sempre di più, nonostante il mio petto sudato sia nelle immediate vicinanze del suo pizzo impeccabile.
'Era sulla mia strada. 'Parlo rivolto a lei, mentre guardo i suoi occhi marroni rivolti verso le mie labbra.
'Questo porta sfortuna. Non dovresti vedermi prima del nostro matrimonio. '
'Fermami.' Non riesco a trattenermi, non quando lei è così vicino, mai. Appoggio la mia bocca sulla sua, mantenendo il mio corpo lontano da qualsiasi altro contatto. In caso contrario, sarebbe la fine. 'Mi sei mancata.'
'Sono passate dodici ore. '
'Troppo a lungo.' Pigramente lecco le sue labbra, amando il gemito e le sue mani che volano fino ai miei bicipiti, ma odiando il sapore di alcool. 'Hai bevuto.'
'Solo un sorso.' Non mente, cosa che mi sorprende. 'Non dovremmo farlo.'
'Non si puoi guardarmi e dire cose del genere, Ava.' Spingo per un bacio vero, sapendo che non me lo negherà. E non lo fa. Le nostre lingue si incontrano e cadono in un ritmo perfetto intrecciandosi, ritirandosi e beccandosi, ognuno di noi mostrando la propria soddisfazione con gemiti continui e sospiri.
'Jesse, faremo tardi al nostro matrimonio.'
'Non dirmi di smettere di baciarti, Ava.' Mordicchio il suo labbro inferiore e lo tiro delicatamente. 'Non dirmi mai di smettere di baciarti.'
Cado in ginocchio, portando Ava con me, e trascorro un po’ di tempo tranquillo solo sentendola, chiedendomi come sia possibile che un cazzo di drogato incasinato come me possa essere stato benedetto da una donna così meravigliosa. Sono così incredibilmente felice, ma terrorizzato allo stesso tempo. C'è ancora così tanto da farle sapere, e io sono uno sciocco a pensare che farle attraversare la navata alla velocità della luce la farà smettere di correre.
I miei occhi scendono lentamente verso il suo ventre piatto, ma non se ne accorge questa volta. So che lei sa quello che ho fatto, che sono stato subdolo e ingannevole ... e lei è ancora qui. Questo deve significare qualcosa, non è vero? E allora perché cazzo non ne vuole parlare? Perché non lo faccio io? Perché ho paura, ecco perché. Non so cosa diavolo sto facendo da un minuto all'altro. Ed è tutto per disperazione. Sono un fottuto disastro.
Trovo i suoi occhi e piango internamente per questa donna di cui mi sono così profondamente innamorato, e, ancora una volta, mi chiedo come lei possa essere cosi profondamente innamorata di me. Sono veramente grato, ma ancora abbastanza perplesso per questo.
«Sei pronta? 'Chiedo.
La sua bella fronte si aggrotta. «Mi stai chiedendo se ho ancora voglia di sposarti? '
'No, non hai scelta. Sto solo chiedendo se sei pronta'.
'E se dico di no?' Sta giocando con me, il suo piccolo sorriso me lo conferma.
'Non lo farai.'
'E allora perché chiedere?'
Le mie spalle saltano un po’. 'Sei nervosa. Non voglio che tu sia nervosa.' Questa è una richiesta ridicola dopo che ho trascorso la mia mattina correndo per il parco del Maniero.
'Jesse, io sono nervosa a causa di Dove mi sposo.'
La mia soddisfazione nell’avere un contatto diminuisce al ricordo delle sue riserve. 'Ava, ci siamo presi cura di tutto. Ho detto di non preoccuparti, quindi non devi. Fine della storia.'
'Non posso credere che mi hai convinto a fare questo.' Suona sconfitta, dubbiosa, la sua testa cade verso il basso e rompe il nostro contatto visivo.
Le sue parole e le azioni pungono. Voglio che creda in me, che non dubiti mai, il che è un desiderio assurdo, date le mie azioni e i miei comportamenti da quando l'ho incontrata. Le sto chiedendo troppo, eppure questo non mi impedisce di chiedere comunque. Dirigo subito il suo viso di nuovo verso il mio, disperato di vederla, e disperato che lei veda me. Che veda quanto la amo. È la mia unica arma.
'Ehi. Smettila ora, 'ordino a bassa voce.
'Mi dispiace.'
'Ava, piccola, voglio che tu ti goda la giornata, non voglio che ti struggi su qualcosa che non succederà mai. Non succederà mai. Non lo sapranno mai, te lo prometto '.
Ho sbarrato la sala comune e mi sono assicurato che non ci siano prove che possano suggerire quello che succede da queste parti. La sua famiglia non lo saprà mai.
Posso vedere che le mie parole hanno avuto un impatto perché si rilassa un po’, sentendosi un po’ in colpa, cosa che mi fa sentire una merda totale. Lei non ha nulla per cui sentirsi in colpa. 'Va bene,' dice assertiva, con fiducia, intensificando il mio amore per lei ancora di più.
Non ho fatto nulla per meritare questa fiducia.
Lasciandola sul pavimento, vado verso il comò e prendo un asciugamano prima di tornare a inginocchiarmi davanti a lei. Asciugo un po’ di sudore dalla mia faccia e dai capelli con un rapido colpo, poi mi getto la spugna sul petto sudato.
'Vieni qui'. Tengo le mie braccia aperte e amo la sua mancanza di esitazione mentre si arrampica nel mio petto e si deposita sulle mie ginocchia. 'Meglio?' La stringo forte, il mio corpo si rilassa avendo lei nel posto che le appartiene.
'Molto meglio. Ti amo, mio Lord. '
Rido, la felicità che viaggia attraverso il mio corpo stanco, riportandolo alla vita completamente. 'Pensavo di essere il tuo Dio.'
'Sei anche questo.'
'E tu sei la mia tentatrice. O potresti essere la mia Lady del Maniero '.
Si spinge rapidamente lontano da me. 'Io non sto per diventare la Lady del Maniero del Sesso!'
Ridacchio e la riporto verso il mio petto, le mie mani frenetiche, il mio naso che inala profondamente il suo dolce profumo. 'Tutto quello che vuoi, mia Lady.'
'E Lady sia,' respira, e dice, 'Sono così innamorata di te.'
'Lo so che lo sei, Ava.' Il mio senso di colpa si gonfia.
'Mi devo preparare. Sto per sposarmi, lo sai '.
Sto sorridendo di nuovo. 'Ah si? Chi è il fortunato bastardo? '
Si stacca ancora una volta, e mi guarda da vicino. 'Lui è una sfida, un nevrotico maniaco del controllo. 'Il suo piccolo palmo accarezza il mio viso ruvido. 'È così affascinante. 'La sua voce bassa mi provoca di nuovo un dolore all'inguine. 'Questo uomo mi fa smettere di respirare quando mi tocca e mi scopa fino a farmi delirare.'
Sto resistendo alla tentazione di imprecare, in realtà desidero che continui a dirmi ciò che lei ama così tanto su di me. Nulla mi fermerà, tranne lei che mi bacia, e lo fa, iniziando dal mio mento per arrivare fino alle mie labbra.
'Non vedo l'ora di sposarlo. Probabilmente dovresti andare non vorrei farlo aspettare '.
'Che cosa direbbe questo uomo se ti trovasse a baciare un altro uomo?'
Sento il suo sorriso. 'Oh, probabilmente castrerebbe il ragazzo, poi offrirebbe la sepoltura o la cremazione - quel genere di cose.'
Fingo di essere scioccato. 'Sembra possessivo. Non credo di voler avere a che fare con lui. '
'Non dovresti. Ti calpesterebbe. 'Scrolla le sue splendide spalle, facendomi ridere beatamente. Lei mi conosce così bene. 'Felice?' Chiede.
'No, mi sto cagando sotto.' La trascino con me cadendo sulla schiena. 'Ma mi sento coraggioso. Baciami.'
Lei non mi fa aspettare, mossa saggia. È tutta su di me, dimostrandomi quanto mi trovi irresistibile. Decido in questo momento che domani andrò in chiesa per ringraziare Dio per questa ragazza speciale, molto speciale.
'Jesse Ward! Tieni il tuo corpo sudato lontano da mia figlia! '
Alzo gli occhi al grido familiare, mentre Ava benedice le mie orecchie con lei sue risatine, mentre soffoca la mia faccia con le sue labbra. Non la fermo. Sua madre può attendere.
'Ava! Puzzerai. Alzati! Tessa, aiutami, ti prego! '
Le unghie di Ava scavano nei miei bicipiti mentre sua madre cerca di allontanarla da me. Lei non rinuncia facilmente, la mia piccola ribelle tentatrice. Sorrido come un pazzo.
'Mamma!' Urla, scacciando via le sue mani. 'Smettila! Mi alzo! '
'Alzati allora! Ti sposi nel giro di mezz'ora, i capelli sono un disastro e hai infranto un’antica tradizione, rotolandoti sul pavimento con il tuo futuro marito. Tessa, diglielo! '
La nostra spaventosa wedding planner si fa avanti e mi lancia uno sguardo di disapprovazione, mescolato ad un po’ 'di lussuria. 'Sì, andiamo, Ava.'
'Va bene, va bene.' Ava finalmente cede, sollevandosi e lasciandomi disteso sul pavimento.
'Oh, guardati.' Elizabeth inizia a dare colpetti e rassettare la mia ragazza, mentre lei mi guarda, i suoi occhi marroni scintillanti, le labbra lussureggianti che si curvano maliziosamente. Alzo i gomiti, volendo una vista migliore. 'Siete due bambini.' Poi i suoi occhi si induriscono, facendomi appassire leggermente. 'Fuori!'
'Va bene'. Mi arrendo prima di cancellare completamente il mio rapporto con la mia futura suocera, sorridendo quando vedo Ava lanciare uno sguardo di avvertimento alla nostra wedding planner, che sta praticamente sbavando su di me. Mi piace quanto cazzo è possessiva la mia sposa.
'Mi occuperò dello sposo!' dichiara Tessa, cacciandomi via attraverso la porta. 'Jesse, andiamo.'
Qualcosa attira la mia attenzione. O, più precisamente, qualcosa che non c’è 'Aspetta.' La mia mano sfiora l'incavo della gola di Ava. 'Dov'è il tuo diamante?'
'Merda!' Il panico è chiaro mentre la sua mano sente il suo petto nudo dove una volta stava il diamante. 'Merda, merda, merda! Mamma!'
Avrei accettato la prima imprecazione, ma quattro? 'Ava! Per favore! Bada a come parli!'
'Niente panico!' Elizabeth è in ginocchio in un secondo, cercando intorno al tappeto mentre il mio sguardo scannerizza tutta la stanza, alla ricerca del diamante.
'Eccolo!' Tessa lo recupera e lo dondola in aria, soddisfatta di se stessa. Lo afferro più bruscamente di quanto vorrei, strappandolo dalla sua presa.
'Girati,' ordino. Ava ruota velocemente e lo fisso saldamente intorno al collo. 'Ecco.' Non posso fare a meno di assaggiare un’ultima volta il suo collo, i miei fianchi che si spingono automaticamente in avanti. Stronzate! Non avrei dovuto farlo. Sono un fottuto ingordo masochista.
Elizabeth interrompe il mio momento. 'Così impari ad amoreggiare sul pavimento. Ora, fuori! ' Vengo afferrato, ma penso che sia meglio non calpestarla ulteriormente, sorridendo quando Ava fa un inchino e mi saluta sfacciatamente. Venti minuti - ho 20 minuti per fare la doccia, radermi, vestirmi e andare dritto alla sala estiva ad aspettare la mia bellissima ragazza.
E non vedo l’ora, cazzo.
Vengo spinto fuori dalla porta prima che mi venga sbattuta dietro, e mi aggiro sul pianerottolo, sorridendo come se avessi appena vinto la lotteria e scoperto il segreto dell’eterna giovinezza tutto in una volta.
Entrando nella mia suite, sento squillare il mio cellulare. Sto ancora sorridendo mentre afferro il mio telefono e sguardo in basso verso lo schermo.
Il mio sorriso svanisce immediatamente.
Rifiutare, questo è quello che devo fare, ma non voglio neanche inimicarmela, soprattutto oggi. Prendo tempo per alcuni secondi, stringendo i denti. 'Cazzo.' Schiaccio violentemente il pulsante di risposta. 'Coral?'
'Non pensavo rispondessi.'
'E allora perché chiami?' Suono brusco, e non mi dovrebbe importare. Ma non posso rischiare che perda la testa e sconvolga Ava. Faccio un respiro profondo e vado verso il bagno.
'Non è troppo tardi, lo sai.' Si sta di nuovo arrampicando sugli specchi.
Non so quante volte posso dire la stessa cosa con parole diverse. 'Coral, fatti un favore e volta pagina.' Mi infilo nella doccia.
'Non posso.'
Alzo gli occhi al cielo, ma lei continua prima che io possa andare avanti, il che è probabilmente una cosa buona. Sto perdendo la pazienza.
'Posso stare al Maniero?'
'Cosa?' Sbotto io.
'Non ho un posto dove andare, Jesse. Mio marito mi ha buttato fuori. Non ho niente! Hai accettato di aiutarmi '.
Quasi comincio a ridere. 'Neanche per sogno! Cazzo, Coral. Avrai una famiglia, vai da loro '.
'Ma hai detto che mi avresti aiutato! È tutta colpa tua. 'Il suo tono accusatorio e le sue parole minano la mia calma.
'Come cazzo può essere colpa mia? Tu lo hai chiesto, e io ti ho dato ciò che volevi. Non ho mai acconsentito a qualcosa di più '.
'Ma lo hai preso tutte le volte che te l’ho offerto.'
'Ero incazzato.' Mastico le parole lentamente, afferrando un asciugamano dallo scaffale. 'Sono innamorato di Ava, Coral. È il giorno del mio fottuto matrimonio'.
'Io non voglio rinunciare a te, Jesse. So che hai dei sentimenti per me. '
'Hai ragione!' Urlo. 'Ho sentimenti per te. Sento che voglio schiacciarti! '
'Non c'è bisogno di questo.'
'Ascoltami.' Sto cominciando a tremare, la mia felicità di prima quasi un ricordo. 'C'è una donna in una stanza proprio in fondo al corridoio che ha il mio cuore. Lei mi possiede, Coral. Non riesco a pensare ad altro che al suo viso e al suono della sua voce. Lei consuma ogni grammo del mio spazio mentale, anche quando ho i tuoi piagnistei nel mio orecchio. Non c'è una persona su questa fottuta terra di Dio che potrà mai spezzare o influenzare ciò che provo per lei, men che meno tu. 'Faccio un respiro profondo. 'Io non ti vedo, Coral. Non vedo nessuno, tranne lei e sono a meno di venti minuti dal renderlo ufficiale agli occhi di Dio. L'unica cosa che ci separerà è la morte, mi senti? '
Lei non dice nulla, ma sento un pianto in sottofondo. Non mi sento neanche in colpa. Non sento nulla, se non il bisogno di riunirmi al mio amore. Riaggancio. Non ho tempo per questo, e certamente non farò aspettare il mio angelo.
Faccio la doccia e mi rado in quindici minuti netti, poi mi vesto velocemente e vado verso la porta.
Ma penso a qualcosa.
La soluzione perfetta.
Siamo stati separati troppo a lungo. Mai più. Non la perderò di vista per tutto il resto della giornata. Contatto costante.
Afferro le manette e mi dirigo fuori dalla stanza per andare a prendere la mia ragazza.
La mia testa cade indietro e guardo il soffitto, cercando di pensare a qualcosa in grado di calmarmi. Non sta funzionando. Ho seri problemi. Guardando il mio Rolex, constato a malincuore che sono passati soli cinque minuti dall'ultima volta che ho controllato. Il tempo non è mai trascorso in maniera così fottutamente lenta? Mi alzo dalla sedia e faccio un altro giro del mio ufficio ... per la centesima volta.
'Porca puttana. ' Mi tiro i capelli, cercando di inculcare un po’ di ragione nella mia mente stressata.
Dieci ore – questo è quanto è passato da quando quella rompipalle della madre di Ava mi ha sfrattato dalla camera mettendo come scusa quella stupida tradizione. E se avesse convinto Ava a non sposarmi? E se avesse tirato fuori la mia età o il poco tempo che ci conosciamo?
' Cazzo! ' Riprendo il passo, mentre faccio un altro giro del mio ufficio. Sta cominciando a girarmi la testa.
Un colpo alla porta mi ferma.
' Cosa? ' Abbaio, collassando nella mia sedia, il mio culo colpisce forte la sedia. Poi la mia fronte colpisce la scrivania.
Ancora e ancora e ancora.
' Stupido figlio di puttana. ' John ride, tirando su la mia faccia. Chiude la porta e si avvicina a grandi passi verso la mia scrivania, uno sguardo divertito sul viso mentre guarda la mia maglietta. ' Hai corso? '
'Potrei.'
'Nervoso?'
' Non sono nervoso. ' Lo sbeffeggio, prendendo in mano una penna e girandola tra le dita in un modo molto nervoso. 'Sono impaziente.'
John sorride, un raro sorriso a trentadue denti. ' Cosa ti rode? '
'Niente!'
Comincia a ridere – un suono profondo, che fa tremare la casa, qualcosa di ancora più raro del suo sorriso. Sono una fottuta barzelletta. ' Jesse, datti una fottuta calmata. Quante ore hai dormito? Hai un aspetto di merda '.
' Mi ci sento , ' borbotto , gettando la penna sulla scrivania e facendo scorrere i palmi delle mani sul viso ruvido. ' Non ho dormito. '
'Affatto?'
Mostro la mia faccia a John e lui comincia ad annuire pensieroso. ' Avrei dormito molto bene, se non fossi stato trascinato via dalla mia ragazza. '
'Elizabeth?'
Sì, cazzo Elizabeth,' confermo. Mi appoggio allo schienale della sedia e metto i piedi sulla mia scrivania, chiudendo gli occhi e trattenendo l'aria nei polmoni. Il mio cuore è dannatamente rumoroso, e minaccia di uscirmi dal petto. 'Fottuta rompipalle.'
'Lei è sua madre.' John ride. 'Per quanto so che ti farebbe piacere, non puoi tenere lontana la tua ragazza da sua madre.'
'Lo so,' concedo, vorrei poterlo fare. Vorrei poter far scomparire tutti quanti, portare Ava lontano da tutto ciò che interferisce con il nostro mondo privato di felicità e di contatto costante. Potrei farlo. Mi viene subito in mente il Paradise, ma ho dovuto subito lasciar stare dato il potenziale di ciò che potrei trovare lì. 'Che ore sono?'
'Appena passate le dieci,' dice John, giusto nel momento in cui il suo telefono inizia a suonare dalla tasca interna. Lo tira fuori mentre si alza, e risponde con un grugnito. 'Sto arrivando.'
'Chi?' Chiedo.
'Niente di cui preoccuparsi, triste figlio di puttana.' Va verso la porta.
'Ehi, John,' lo chiamo, e si gira con uno sguardo interrogativo. 'Hai scritto il tuo discorso?' Faccio un mezzo sorriso al pensiero di lui sotto i riflettori come mio testimone. Odierà ogni momento. Non mi da soddisfazione; un po’ di nervosismo, tutto pur di farmi sentire meglio. Il coglione.
Annuisce lievemente e raggiunge la sua tasca. 'Lo vuoi sentire?'
Il mio sorriso si allarga. 'Forza.' Mi metto comodo, ma aggrotto la fronte quando tira fuori un post-it.
Porta il suo enorme pugno verso la bocca e tossisce profondamente. 'Jesse Ward è il più fottuto rompipalle tra i re dei rompipalle. Congratulazioni, Ava. Sei finita con il più irragionevole testa di cazzo, figlio di puttana'.
Il mio cipiglio si trasforma in una smorfia mentre rimette ordinatamente in tasca il suo discorso. 'Vaffanculo' borbotto, raccogliendo la mia penna e gettandola attraverso il mio ufficio. La devia con un piccolo colpo della sua grossa mano mentre ride. Ma poi il suo volto diventa mortalmente serio.
'Un Po' diverso dall'ultima volta, vero? '
Solo la menzione del mio profondo passato mi fa battere più forte il cuore e mi fa alzare in piedi, più agitato che mai. 'Ti riferisci al fatto che non sto lottando lungo la navata?' Domando mentre mi faccio strada verso la porta, decidendo che un'altra corsa è la mia unica opzione avendo Elizabeth a guardia della mia ragazza. Marcio oltre John, che saggiamente si sposta per farmi passare e corro lungo il corridoio, che emerge nella stanza dell’estate, di cui a stento mi mi rendo conto che è spettacolare. Ho bisogno di prendere un po’ d'aria.
'Calmati, stupido figlio di puttana.' Il tono di John ha assunto una nota di preoccupazione.
'Sto bene,' grugnisco, iniziando a correre velocemente prima di raggiungere l'ingresso del Maniero e resistendo alla tentazione di guardare su per le scale come faccio sempre. Sento le urla della nostra wedding planner che mi chiama, ma mantengo il mio ritmo, le mie gambe che vanno come pistoni, mentre colpiscono il vialetto di ghiaia.
Il sole è caldo sul mio viso, l'aria fresca di campagna, ma la mia mente maledetta sta ancora correndo, e ora è anche inondata con i ricordi dolorosi del mio passato. Carmichael. Bere. Lauren... Una bambina bellissima e bionda.
Mi fermo improvvisamente di fronte a un albero e tiro indietro il pugno con rabbia. 'Cazzo!' Ruggisco, riuscendo appena a evitare di seppellire la mia mano nel tronco dell'albero. La mia fronte incontra la corteccia invece, vecchie lacrime che pungono i miei occhi.
Respira. Respira. Respira.
Ho bisogno di lei vicino, ora più che mai. 'Merda.'
Mi lancio, passando oltre le molte auto che guidano verso il Maniero, alcuni membri del personale che sollevano il collo mentre corro nella direzione opposta, non gli faccio neanche un cenno con la mano alzata o con il capo. Sono concentrato fermamente in avanti, scacciando i pensieri indesiderati, le mie gambe mi trasportano così in fretta che quasi non riesco a sentirle. Zig-zago da un lato all’altro del vialetto, cercando di allungare il percorso che mi porterà fino al cancello, la ghiaia che si frantuma duramente sotto i miei piedi martellanti.
Il clacson di un’auto inizia a suonare a lungo in lontananza, e costringo i miei occhi a guardare la Porsche di Sam che si dirige verso di me. Io non rallento, ma lui si, fino a che non si ferma di fronte a me.
'Il mio uomo!' Fa retromarcia e sbatte il piede sull'acceleratore per affiancarmi. 'Fai una corsa?' Ride, facendo saettare gli occhi tra me e lo specchietto retrovisore.
'Non essere stupido cazzo,' dico, mantenendo la mia velocità.
'Ah, le fastidiose tradizioni delle suocere.' Mette il dito nella piaga.
'Fottuta rompipalle,' mormoro. Dovrei calpestare il suo culo borioso. Pensavo di poterlo fare, per tranquillizzare Ava e il suo bisogno di tranquillizzare la madre. Ma, cazzo, mi sento come se il mio cuore fosse pronto ad esplodere. O a fermarsi.
Sam ride di nuovo e inchioda, sollevando una nuvola di polvere prima di sgommare e tornare indietro verso il Maniero. Raggiungo la fine del vialetto e svolto a destra, imponendomi di completare tre giri - qualsiasi cosa pur di ammazzare il tempo, cazzo. Non sudo quasi mai quando corro, ma la mia maglietta è inzuppata, così la tiro fuori, la lancio a terra con noncuranza e continuo a correre, imponendomi di uccidermi di stanchezza. Forse riuscirò a dormire per l'ultima ora di questa straziante attesa.
Sono solo a metà del mio secondo giro, il mio corpo bagnato, le mie gambe intorpidite, quando mi arrendo e inizio a correre verso il Maniero.
Ho provato, ho provato cazzo, ma ho bisogno di vederla. Non riesco a togliermi dalla mente il suono stridulo della voce di Elizabeth che cerca di convincere Ava ad aspettare un po’ o ripensare alla sua decisione. E mi sta facendo fottutamente impazzire!
Salgo le scale verso l'ingresso, facendo quasi cadere Mario mentre irrompo attraverso le porte.
'Mamma mia!' Barcolla all'indietro, gridando oscenità in italiano e in inglese, mentre salgo le scale a quattro a quattro.
'Mi dispiace!' dico, volando intorno alla galleria fino a quando atterro davanti la porta della suite.
Vado per afferrare la maniglia, ma prendo rapidamente in considerazione la risposta che riceverò da sua madre nel momento in cui piomberò dentro. Ho bisogno di giocare bene le mie carte. Così busso più gentilmente che posso, che in effetti non è molto gentile affatto.
'Solo un minuto!' Risponde Elizabeth. Cedo un po’ avendo la conferma della sua presenza.
La porta si spalanca e i suoi occhi immediatamente si spalancano. E poi grida, facendomi barcollare un po’ indietro, le mie orecchie prossime a sanguinare.
'Cazzo, Elizabeth!' Mi copro le orecchie mentre urla qualche parola in preda al panico, e poi mi sbatte la porta in faccia.
Le mie braccia cadono così come la mia mascella. 'Ma che cazzo?' Prendo la maniglia e spingo con tutto il mio peso contro la porta, sapendo già che lei sta spingendo contro l'altro lato per ostacolare il miei tentativi di entrare. Tentativo vano.
'Apri la porta, Elizabeth!'
'Jesse, tu e io litigheremo se non fai come ti è stato detto. '
' Non litigheremo, Mamma, se mi lasci entrare. ' Sorrido, immaginando la sua faccia acida per il mio riferimento a lei. Non riesco proprio a farne a meno. E ' davvero meravigliosa, ma lo sarebbe ancora di più se lasciasse perdere il bisogno incessante di interferire e di allontanarmi dalla figlia .
' Jesse Ward, non chiamarmi mamma visto che ho solo nove anni più di te! ' Sbuffa, ricordandomi che lei pensa chiaramente che la mia età è un problema. Questo mi fa spingere ancora di più contro la porta. 'Ora vai! La vedrai tra mezz'ora '.
' Ava! ' Grido. Se sente che sono qui, non sarà in grado di resistere pur di vedermi. Lo so. Fanculo la tradizione.
' Jesse, no! ' Elizabeth urla, è abbastanza soprendente come riesca tenermi a bada con la sua forza. ' Oh no! Porta sfortuna. Non hai rispetto per la tradizione, tu testardo di un uomo ? '
' Fammi entrare, Elizabeth. '
'No!' Ribatte, breve e tagliente. Nel caso in cui ci fosse qualche dubbio da dove provenga la testardaggine della mia bella ragazza, adesso non me lo chiederò più. 'Lui non è ... oh! ... Jesse Ward!'
Sono fermo, ma con attenzione mentre supero la sua presa sulla porta e spingo per entrare nella suite, e scansiono subito lo spazio per trovare il mio angelo.
Il mondo smette di girare per un attimo, nel momento in cui mi abbevero di lei, come se la stessi guardando di nuovo per la prima volta.
'Bene!' Elizabeth sputa. 'Ava, digli di andarsene!'
Gli occhi di Ava incontrano i miei, una silenziosa comprensione passa tra noi. Lei sa di cosa ho bisogno. 'Va bene, mamma. Dacci cinque minuti '.
Sorrido internamente, cercando di trattenere l'ultimo pezzetto di rispetto che ho per Elizabeth, che attualmente mi impedisce di saltare addosso ad Ava prima che sua madre ci lasci da soli.
Kate entra. 'Dai, Elizabeth. Solo pochi minuti, non faranno male. '
'E' la tradizione! 'Sta gridando di nuovo, mentre mi oltrepassa, i suoi occhi che scorgono il segno sul mio petto. 'Cos’è quella cicatrice sul petto?'
Le mie spalle si rilassano appena sento la porta chiudersi, ma sono troppo occupato a perdermi negli occhi cioccolato di Ava per controllare se siamo davvero soli. Il suo sguardo va alla deriva su tutto il mio corpo sudato, come se si stesse ricordando ogni avvallamento, muscolo e curva, prima che il suo sguardo incontri di nuovo il mio. Ho in mente un promemoria migliore.
' Non voglio staccare i miei occhi dal tuo volto, ' sussurro, il mio cazzo comincia a contrarsi inesorabilmente immaginando il pizzo che so che vedrò se abbassassi lo sguardo. Cazzo, la conferma rischia di far esplodere i miei pantaloncini.
'No?'
'Ci sarà del pizzo se lo faccio, giusto? '
Lei annuisce.
'Pizzo bianco? '
'Avorio.'
O Gesù, Cristo Santo. ' E tu sei più alta, quindi hai i tacchi. '
Lei non dice ancora nulla, confermando solo con quei sottili cenni della sua squisita testolina .
Cerco di trattenermi, pur essendo dannatamente difficile, ricordando a me stesso che ci stiamo per sposare in meno di mezz'ora e lei è bellissima e sorprendente, e non è che ha bisogno di tutto questo schifo di cosmetici. Ma non posso trattenermi più e ...
Fottuto…Cazzo.
Faccio un respiro profondo. Pizzo. Tanto, tantissimo pizzo.
'Hai appena travolto mia madre.' Posso sentire pura, cruda lussuria nella sua voce, e mi sorprende quando inizia a camminare verso di me, avvicinandosi sempre di più, nonostante il mio petto sudato sia nelle immediate vicinanze del suo pizzo impeccabile.
'Era sulla mia strada. 'Parlo rivolto a lei, mentre guardo i suoi occhi marroni rivolti verso le mie labbra.
'Questo porta sfortuna. Non dovresti vedermi prima del nostro matrimonio. '
'Fermami.' Non riesco a trattenermi, non quando lei è così vicino, mai. Appoggio la mia bocca sulla sua, mantenendo il mio corpo lontano da qualsiasi altro contatto. In caso contrario, sarebbe la fine. 'Mi sei mancata.'
'Sono passate dodici ore. '
'Troppo a lungo.' Pigramente lecco le sue labbra, amando il gemito e le sue mani che volano fino ai miei bicipiti, ma odiando il sapore di alcool. 'Hai bevuto.'
'Solo un sorso.' Non mente, cosa che mi sorprende. 'Non dovremmo farlo.'
'Non si puoi guardarmi e dire cose del genere, Ava.' Spingo per un bacio vero, sapendo che non me lo negherà. E non lo fa. Le nostre lingue si incontrano e cadono in un ritmo perfetto intrecciandosi, ritirandosi e beccandosi, ognuno di noi mostrando la propria soddisfazione con gemiti continui e sospiri.
'Jesse, faremo tardi al nostro matrimonio.'
'Non dirmi di smettere di baciarti, Ava.' Mordicchio il suo labbro inferiore e lo tiro delicatamente. 'Non dirmi mai di smettere di baciarti.'
Cado in ginocchio, portando Ava con me, e trascorro un po’ di tempo tranquillo solo sentendola, chiedendomi come sia possibile che un cazzo di drogato incasinato come me possa essere stato benedetto da una donna così meravigliosa. Sono così incredibilmente felice, ma terrorizzato allo stesso tempo. C'è ancora così tanto da farle sapere, e io sono uno sciocco a pensare che farle attraversare la navata alla velocità della luce la farà smettere di correre.
I miei occhi scendono lentamente verso il suo ventre piatto, ma non se ne accorge questa volta. So che lei sa quello che ho fatto, che sono stato subdolo e ingannevole ... e lei è ancora qui. Questo deve significare qualcosa, non è vero? E allora perché cazzo non ne vuole parlare? Perché non lo faccio io? Perché ho paura, ecco perché. Non so cosa diavolo sto facendo da un minuto all'altro. Ed è tutto per disperazione. Sono un fottuto disastro.
Trovo i suoi occhi e piango internamente per questa donna di cui mi sono così profondamente innamorato, e, ancora una volta, mi chiedo come lei possa essere cosi profondamente innamorata di me. Sono veramente grato, ma ancora abbastanza perplesso per questo.
«Sei pronta? 'Chiedo.
La sua bella fronte si aggrotta. «Mi stai chiedendo se ho ancora voglia di sposarti? '
'No, non hai scelta. Sto solo chiedendo se sei pronta'.
'E se dico di no?' Sta giocando con me, il suo piccolo sorriso me lo conferma.
'Non lo farai.'
'E allora perché chiedere?'
Le mie spalle saltano un po’. 'Sei nervosa. Non voglio che tu sia nervosa.' Questa è una richiesta ridicola dopo che ho trascorso la mia mattina correndo per il parco del Maniero.
'Jesse, io sono nervosa a causa di Dove mi sposo.'
La mia soddisfazione nell’avere un contatto diminuisce al ricordo delle sue riserve. 'Ava, ci siamo presi cura di tutto. Ho detto di non preoccuparti, quindi non devi. Fine della storia.'
'Non posso credere che mi hai convinto a fare questo.' Suona sconfitta, dubbiosa, la sua testa cade verso il basso e rompe il nostro contatto visivo.
Le sue parole e le azioni pungono. Voglio che creda in me, che non dubiti mai, il che è un desiderio assurdo, date le mie azioni e i miei comportamenti da quando l'ho incontrata. Le sto chiedendo troppo, eppure questo non mi impedisce di chiedere comunque. Dirigo subito il suo viso di nuovo verso il mio, disperato di vederla, e disperato che lei veda me. Che veda quanto la amo. È la mia unica arma.
'Ehi. Smettila ora, 'ordino a bassa voce.
'Mi dispiace.'
'Ava, piccola, voglio che tu ti goda la giornata, non voglio che ti struggi su qualcosa che non succederà mai. Non succederà mai. Non lo sapranno mai, te lo prometto '.
Ho sbarrato la sala comune e mi sono assicurato che non ci siano prove che possano suggerire quello che succede da queste parti. La sua famiglia non lo saprà mai.
Posso vedere che le mie parole hanno avuto un impatto perché si rilassa un po’, sentendosi un po’ in colpa, cosa che mi fa sentire una merda totale. Lei non ha nulla per cui sentirsi in colpa. 'Va bene,' dice assertiva, con fiducia, intensificando il mio amore per lei ancora di più.
Non ho fatto nulla per meritare questa fiducia.
Lasciandola sul pavimento, vado verso il comò e prendo un asciugamano prima di tornare a inginocchiarmi davanti a lei. Asciugo un po’ di sudore dalla mia faccia e dai capelli con un rapido colpo, poi mi getto la spugna sul petto sudato.
'Vieni qui'. Tengo le mie braccia aperte e amo la sua mancanza di esitazione mentre si arrampica nel mio petto e si deposita sulle mie ginocchia. 'Meglio?' La stringo forte, il mio corpo si rilassa avendo lei nel posto che le appartiene.
'Molto meglio. Ti amo, mio Lord. '
Rido, la felicità che viaggia attraverso il mio corpo stanco, riportandolo alla vita completamente. 'Pensavo di essere il tuo Dio.'
'Sei anche questo.'
'E tu sei la mia tentatrice. O potresti essere la mia Lady del Maniero '.
Si spinge rapidamente lontano da me. 'Io non sto per diventare la Lady del Maniero del Sesso!'
Ridacchio e la riporto verso il mio petto, le mie mani frenetiche, il mio naso che inala profondamente il suo dolce profumo. 'Tutto quello che vuoi, mia Lady.'
'E Lady sia,' respira, e dice, 'Sono così innamorata di te.'
'Lo so che lo sei, Ava.' Il mio senso di colpa si gonfia.
'Mi devo preparare. Sto per sposarmi, lo sai '.
Sto sorridendo di nuovo. 'Ah si? Chi è il fortunato bastardo? '
Si stacca ancora una volta, e mi guarda da vicino. 'Lui è una sfida, un nevrotico maniaco del controllo. 'Il suo piccolo palmo accarezza il mio viso ruvido. 'È così affascinante. 'La sua voce bassa mi provoca di nuovo un dolore all'inguine. 'Questo uomo mi fa smettere di respirare quando mi tocca e mi scopa fino a farmi delirare.'
Sto resistendo alla tentazione di imprecare, in realtà desidero che continui a dirmi ciò che lei ama così tanto su di me. Nulla mi fermerà, tranne lei che mi bacia, e lo fa, iniziando dal mio mento per arrivare fino alle mie labbra.
'Non vedo l'ora di sposarlo. Probabilmente dovresti andare non vorrei farlo aspettare '.
'Che cosa direbbe questo uomo se ti trovasse a baciare un altro uomo?'
Sento il suo sorriso. 'Oh, probabilmente castrerebbe il ragazzo, poi offrirebbe la sepoltura o la cremazione - quel genere di cose.'
Fingo di essere scioccato. 'Sembra possessivo. Non credo di voler avere a che fare con lui. '
'Non dovresti. Ti calpesterebbe. 'Scrolla le sue splendide spalle, facendomi ridere beatamente. Lei mi conosce così bene. 'Felice?' Chiede.
'No, mi sto cagando sotto.' La trascino con me cadendo sulla schiena. 'Ma mi sento coraggioso. Baciami.'
Lei non mi fa aspettare, mossa saggia. È tutta su di me, dimostrandomi quanto mi trovi irresistibile. Decido in questo momento che domani andrò in chiesa per ringraziare Dio per questa ragazza speciale, molto speciale.
'Jesse Ward! Tieni il tuo corpo sudato lontano da mia figlia! '
Alzo gli occhi al grido familiare, mentre Ava benedice le mie orecchie con lei sue risatine, mentre soffoca la mia faccia con le sue labbra. Non la fermo. Sua madre può attendere.
'Ava! Puzzerai. Alzati! Tessa, aiutami, ti prego! '
Le unghie di Ava scavano nei miei bicipiti mentre sua madre cerca di allontanarla da me. Lei non rinuncia facilmente, la mia piccola ribelle tentatrice. Sorrido come un pazzo.
'Mamma!' Urla, scacciando via le sue mani. 'Smettila! Mi alzo! '
'Alzati allora! Ti sposi nel giro di mezz'ora, i capelli sono un disastro e hai infranto un’antica tradizione, rotolandoti sul pavimento con il tuo futuro marito. Tessa, diglielo! '
La nostra spaventosa wedding planner si fa avanti e mi lancia uno sguardo di disapprovazione, mescolato ad un po’ 'di lussuria. 'Sì, andiamo, Ava.'
'Va bene, va bene.' Ava finalmente cede, sollevandosi e lasciandomi disteso sul pavimento.
'Oh, guardati.' Elizabeth inizia a dare colpetti e rassettare la mia ragazza, mentre lei mi guarda, i suoi occhi marroni scintillanti, le labbra lussureggianti che si curvano maliziosamente. Alzo i gomiti, volendo una vista migliore. 'Siete due bambini.' Poi i suoi occhi si induriscono, facendomi appassire leggermente. 'Fuori!'
'Va bene'. Mi arrendo prima di cancellare completamente il mio rapporto con la mia futura suocera, sorridendo quando vedo Ava lanciare uno sguardo di avvertimento alla nostra wedding planner, che sta praticamente sbavando su di me. Mi piace quanto cazzo è possessiva la mia sposa.
'Mi occuperò dello sposo!' dichiara Tessa, cacciandomi via attraverso la porta. 'Jesse, andiamo.'
Qualcosa attira la mia attenzione. O, più precisamente, qualcosa che non c’è 'Aspetta.' La mia mano sfiora l'incavo della gola di Ava. 'Dov'è il tuo diamante?'
'Merda!' Il panico è chiaro mentre la sua mano sente il suo petto nudo dove una volta stava il diamante. 'Merda, merda, merda! Mamma!'
Avrei accettato la prima imprecazione, ma quattro? 'Ava! Per favore! Bada a come parli!'
'Niente panico!' Elizabeth è in ginocchio in un secondo, cercando intorno al tappeto mentre il mio sguardo scannerizza tutta la stanza, alla ricerca del diamante.
'Eccolo!' Tessa lo recupera e lo dondola in aria, soddisfatta di se stessa. Lo afferro più bruscamente di quanto vorrei, strappandolo dalla sua presa.
'Girati,' ordino. Ava ruota velocemente e lo fisso saldamente intorno al collo. 'Ecco.' Non posso fare a meno di assaggiare un’ultima volta il suo collo, i miei fianchi che si spingono automaticamente in avanti. Stronzate! Non avrei dovuto farlo. Sono un fottuto ingordo masochista.
Elizabeth interrompe il mio momento. 'Così impari ad amoreggiare sul pavimento. Ora, fuori! ' Vengo afferrato, ma penso che sia meglio non calpestarla ulteriormente, sorridendo quando Ava fa un inchino e mi saluta sfacciatamente. Venti minuti - ho 20 minuti per fare la doccia, radermi, vestirmi e andare dritto alla sala estiva ad aspettare la mia bellissima ragazza.
E non vedo l’ora, cazzo.
Vengo spinto fuori dalla porta prima che mi venga sbattuta dietro, e mi aggiro sul pianerottolo, sorridendo come se avessi appena vinto la lotteria e scoperto il segreto dell’eterna giovinezza tutto in una volta.
Entrando nella mia suite, sento squillare il mio cellulare. Sto ancora sorridendo mentre afferro il mio telefono e sguardo in basso verso lo schermo.
Il mio sorriso svanisce immediatamente.
Rifiutare, questo è quello che devo fare, ma non voglio neanche inimicarmela, soprattutto oggi. Prendo tempo per alcuni secondi, stringendo i denti. 'Cazzo.' Schiaccio violentemente il pulsante di risposta. 'Coral?'
'Non pensavo rispondessi.'
'E allora perché chiami?' Suono brusco, e non mi dovrebbe importare. Ma non posso rischiare che perda la testa e sconvolga Ava. Faccio un respiro profondo e vado verso il bagno.
'Non è troppo tardi, lo sai.' Si sta di nuovo arrampicando sugli specchi.
Non so quante volte posso dire la stessa cosa con parole diverse. 'Coral, fatti un favore e volta pagina.' Mi infilo nella doccia.
'Non posso.'
Alzo gli occhi al cielo, ma lei continua prima che io possa andare avanti, il che è probabilmente una cosa buona. Sto perdendo la pazienza.
'Posso stare al Maniero?'
'Cosa?' Sbotto io.
'Non ho un posto dove andare, Jesse. Mio marito mi ha buttato fuori. Non ho niente! Hai accettato di aiutarmi '.
Quasi comincio a ridere. 'Neanche per sogno! Cazzo, Coral. Avrai una famiglia, vai da loro '.
'Ma hai detto che mi avresti aiutato! È tutta colpa tua. 'Il suo tono accusatorio e le sue parole minano la mia calma.
'Come cazzo può essere colpa mia? Tu lo hai chiesto, e io ti ho dato ciò che volevi. Non ho mai acconsentito a qualcosa di più '.
'Ma lo hai preso tutte le volte che te l’ho offerto.'
'Ero incazzato.' Mastico le parole lentamente, afferrando un asciugamano dallo scaffale. 'Sono innamorato di Ava, Coral. È il giorno del mio fottuto matrimonio'.
'Io non voglio rinunciare a te, Jesse. So che hai dei sentimenti per me. '
'Hai ragione!' Urlo. 'Ho sentimenti per te. Sento che voglio schiacciarti! '
'Non c'è bisogno di questo.'
'Ascoltami.' Sto cominciando a tremare, la mia felicità di prima quasi un ricordo. 'C'è una donna in una stanza proprio in fondo al corridoio che ha il mio cuore. Lei mi possiede, Coral. Non riesco a pensare ad altro che al suo viso e al suono della sua voce. Lei consuma ogni grammo del mio spazio mentale, anche quando ho i tuoi piagnistei nel mio orecchio. Non c'è una persona su questa fottuta terra di Dio che potrà mai spezzare o influenzare ciò che provo per lei, men che meno tu. 'Faccio un respiro profondo. 'Io non ti vedo, Coral. Non vedo nessuno, tranne lei e sono a meno di venti minuti dal renderlo ufficiale agli occhi di Dio. L'unica cosa che ci separerà è la morte, mi senti? '
Lei non dice nulla, ma sento un pianto in sottofondo. Non mi sento neanche in colpa. Non sento nulla, se non il bisogno di riunirmi al mio amore. Riaggancio. Non ho tempo per questo, e certamente non farò aspettare il mio angelo.
Faccio la doccia e mi rado in quindici minuti netti, poi mi vesto velocemente e vado verso la porta.
Ma penso a qualcosa.
La soluzione perfetta.
Siamo stati separati troppo a lungo. Mai più. Non la perderò di vista per tutto il resto della giornata. Contatto costante.
Afferro le manette e mi dirigo fuori dalla stanza per andare a prendere la mia ragazza.
Grazie Vane per aver reso possibile questo ..sono in lacrime
Che dire... Sono senza parole, ho solo tanta emozione nel rileggere Jess Ward, il Lord del mio cuore.❤ grazie a Vanessa per averlo reso possibile con la sua meravigliosa traduzione ❤
Che dire... Sono senza parole, ho solo tanta emozione nel rileggere Jess Ward, il Lord del mio cuore.❤ grazie a Vanessa per averlo reso possibile con la sua meravigliosa traduzione ❤
❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤ meraviglia
�� che bello rivivere certe emozioni
Posta un commento