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lunedì 27 febbraio 2017

Recensione: " Il marchio perduto del templare" di Giuliano Scavuzzo

Ciao Rumors! Oggi il nostro Vittorio ci parlerà di un romanzo storico dalle sfumature gialle targato Newton Compton di Giuliano Scavuzzo, Il marchio perduto del templare.
Titolo: Il marchio del templare
Autrice:  Giuliano Scavuzzo
Editore: Newton Compton

Genere: Thriller/ Storico
Prezzo: eBook  € 4,99
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Nella Roma di Innocenzo III, una città in piena decadenza vessata dal malaffare e dal crimine, sei cavalieri templari, che durante la prigionia in Terra Santa hanno votato l’anima al diavolo, sono pronti a sacrificare due piccoli gemelli e a scatenare l’Apocalisse. Un’orda di demoni vendicatori incombe su Roma. Il loro capo, Lucifuge, ha bisogno di un antico libro, La chiave di Re Salomone, per compiere la cerimonia. Uno dei templari, Shane de Rue, ruba però il libro e lo nasconde, poi si priva dei propri ricordi per impedire a chiunque di ritrovarlo. Ma le immagini di una battaglia cruenta in Terra Santa continuano a tormentarlo, come una maledizione. Solo Lilith, la strega, potrebbe liberarlo dall'anatema che lo ha colpito: glielo garantisce don Graziano, un prete che ha chiesto l’aiuto di Shane per fermare l’uccisione dei gemelli. Ma quando i due si recano al Colosseo per incontrare la donna, ecco che Lucifuge li sorprende…

Oggi il mondo è dilaniato da atti terroristici sanguinari e tragici compiuti da criminali che giustificano le loro azioni in nome di Allah,
L’Isis, il fantomatico Stato Islamico, brama di uccidere gli infedeli e di diffondere il vero Islam nel mondo.
Tutti anche i mussulmani moderati bollano queste parole come pure farneticazioni.
Ci si chiede con orrore ed angoscia come sia possibile tramutare la fede e la parola di Dio in strumento di morte e distruzione.
Eppure la storia è qui davanti a noi per ricordarci che noi cristiani cattolici, nei secoli scorsi, in nome di Dio, fummo capaci di organizzare cruente e lunghe Crociate contro gli infedeli.
Allora perché stupirci dell’orrore di oggi, quando già nel XI secolo la fede era usato pretesto per uccidere?

È assai labile il confine tra bene e male quando ha inizio un conflitto e spesso l’uomo compie atti atroci come se fosse ispirato più dal maligno che da Dio.
Roma è la città eterna, sede del Vaticano, ma nello stesso tempo luogo di corruzione morale ed economica, in cui il peccato si diffonde con maggiore velocità che altrove.
La Roma dei Papi guerrieri come Innocenzo III, era una città povera, angusta, prigioniera dei fasti lontani dell’Impero Romano.
Una Roma soffocata e spaventata dalle lunghe mani della temibile Inquisizione.
Dove regnano povertà, ignoranza e superstizione, è inevitabile che le sette e gli adoratori di Satana prendano piede. Il male è più affascinate e accattivante da seguire ed adorare, quando la Chiesa si mostra avida, corrotta, e violenta ed inflessibile come i suoi Inquisitori. Un periodo storico perfetto per immaginare la fine del mondo e l’arrivo dell’Apocalisse  voluta non da Dio, ma da Lucifero.
Giuliano Salvuzzo partendo da questo contesto storico ideale e reale sulla città eterna e sulla decadenza morale e politica del Papato, ha deciso di dare vita a questo suo romanzo che potremmo definire un thriller storico, che contiene al suo interno elementi esoterici e paranormali.
L’incipit della storia porta lo spettatore a conoscere il protagonista della nostra storia, l’Ombra, figura misteriosa e pericolosa, mentre sta per compiere una difficile e tragica missione di rapimento di due neonati.
Chi è l’Ombra? Questa domanda è il cuore dell’impianto narrativo ideato e sviluppato dall’autore, che il lettore continua a porsi per tutto il tempo che è immerso nella lettura del testo.
L’Ombra è solamente un assassino senza scrupoli? È forse Shane de Rune valoroso Templare all’epoca della seconda crociata di Riccardo Cuor di Leone, oppure è Asmodeus il primo terribile Generale degli Inferni.
Salvuzzo mescola le carte drammaturgiche quasi in modo pirandelliano spiazzando e a tratti confondendo il lettore, che fatica a trovare un chiaro e lineare filo rosso nel complesso e caotico intreccio narrativo.
L’intreccio narrativo è costruito su continui rimandi a sotto storie, tutte legate tra loro da un esile filo, che non è sufficiente a dare al lettore una piena consapevolezza della storia.
Lo stile di Giuliano Salvuzzo è pulito, semplice, lineare, mostrando talento e conoscenza della storia, passando con bravura ed abilità dalla citazione biblica al fantasy fino alle scene di guerra.
È un romanzo che si fa leggere con agilità e con una discreta curiosità, sebbene in alcuni momenti sia un po' ripetitivo dando la sensazione di girare a vuoto.
Il finale tragico e molto cinematografico risulta però troppo frettoloso come se Giuliano fosse stato tentato di lasciare aperta la possibilità a un possibile sequel, perdendo il climax in forza, pathos e coinvolgimento con il lettore.
“Il marchio perduto del templare” è sicuramente la lettura ideale per chi ha una crisi religiosa ed oscilla tra l’agnosticismo e il desiderio di sapere se esiste qualcosa dopo questa vita.
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