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lunedì 18 settembre 2017

BlogTour "Quello giusto per me" di Natasha Madison


Ciao Rumors. Oggi, per il BlogTour dedicato al romanzo Quello giusto per me di Natasha Madison, primo volume della Serie Something so pubblicato dalla QUIXOTE EDIZIONI in uscita il 22 Settembre, vi faremo leggere alcuni estratti parecchio HOT!
Per l'occasione, la casa editrice, mette in regalo due copie digitale del romanzo. Come vincerle? Basta compilare il format che troverete a fine articolo.

Titolo: Quello giusto per me
Autore: Natasha Medison
Editore: Quixote edizioni
Genere: Contemporary Romance
Uscita il 22 settembre 2017

Il momento in cui tutto è cambiato non è stato un fuoco d’artificio, bensì un incubo. Ho beccato mio marito, il mio fidanzato del liceo, il padre dei miei figli, coinvolto in una sordida relazione. È stato in quel momento che ho deciso di rinunciare agli uomini e all’amore. Non ho però tenuto conto del ragazzo d’oro dell’NHL, il bellissimo e arrogante Cooper Stone, che ha sconvolto la mia vita e il mio lavoro da cima a fondo. I miei figli sono l’unica ragione per la quale mi sveglio al mattino. L’hockey è la ragione di vita di Cooper. Arriviamo da mondi e luoghi diversi, ma quando i nostri cuori si sono scontrati, qualcosa di totalmente sbagliato si è trasformato nella cosa giusta. Lui è quello giusto per me.
ESTRATTI

Sono entrata nella gestione della pista con delle idee innovative, ho assunto degli specialisti per aiutare gli atleti nel pattinaggio, nella gestione delle mazze e dei movimenti muscolari, e ho messo in piedi una palestra top di gamma. Ho iniziato anche diversi programmi nuovi, tra i quali il pattinaggio per i bambini più piccoli, fino alla riabilitazione delle stelle dell’NHL. Fin da quando ho iniziato, due anni fa, la mia attività si è ingrandita e sono sempre più occupata. Molti giocatori dell’NHL, durante il loro tempo libero vengono da me per allenarsi e per prepararsi per la prossima stagione. Ed è proprio questa la ragione per la quale sto andando alla pista a questa cazzo di ora della notte.
Cooper Stone è il meglio del meglio. È entrato a far parte dei giocatori professionisti a diciassette anni e ora è il capitano della sua squadra nel massimo campionato. È capocannoniere dell’NHL, ha vinto il trofeo Hart Memorial Art Ross, il Ted Lindsay Award e il Mark Messier Leadership Award. Non dimentichiamoci anche delle cinque Stanley Cup e delle due medaglie d’oro olimpiche. Cooper Stone era l’NHL. E sta per venire ad allenarsi sulla mia pista di pattinaggio.
A quasi trent’anni, nulla sembrava rallentare la sua corsa. Be’, nulla finché non si è spaccato un ginocchio e si è dovuto far operare. Ho sentito dire che era parecchio arrabbiato per l’accaduto e quando il suo agente è venuto da noi a chiederci aiuto, non abbiamo avuto altra alternativa se non quella di dire di sì. Questo è ciò che ci ha reso famosi. Anche se ho dovuto assecondare tutte le sue richieste da diva, come quella di pattinare alle cazzo delle tre del mattino. Chi cazzo può pattinare a quell’ora, allenandosi e facendo esercizi per la riabilitazione? A quanto pare, il signor Stone può.

Corro fuori di casa e metto in moto la mia Jeep che è stata il mio regalo di divorzio. Be’, quello e un viaggio di merda a Las Vegas. Meghan non capiva quando le dicevo che non ero dell’umore giusto. Pensava che sarebbe stata una cosa buona uscire e scopare. Avrei voluto farlo, anche la mia vagina era d’accordo, ma la mia testa invece non ha recepito la cosa. Così, piuttosto che avere un week end di sesso e dissolutezza, ho finito per passarlo seduta in piscina, intrattenendo una relazione con il mio Kindle.
Mi ci vogliono quattro minuti per arrivare alla pista e quando arrivo noto parcheggiata una Range Rover nera. Ottimo. Sono in ritardo il mio primo giorno. Guardo l’orologio e vedo che sono le 2:57, quindi non sono in ritardo. È lui che è in anticipo.
Spengo il motore della Jeep e mi catapulto fuori. Sì avete capito bene, mi catapulto. Sono un metro e sessanta e qualsiasi cosa è più alta di me. Riesco a voltarmi appena in tempo per vederlo scendere dal suo fuoristrada e rimango stupita da quanto sia sexy.
I jeans blu che indossa gli calzano a pennello, adattandosi a ogni parte del suo corpo come un guanto, e quando dico ogni parte del suo corpo intendo il pacco. La maglietta bianca è aderente al torace e alle spalle squadrate. A quel punto alzo lo sguardo sul suo viso. Ha i capelli scuri e lunghi dietro alla testa, quel tanto che basta per potermici aggrappare mentre il suo viso è piantato nella mia vagina. Umm, ma che cazzo? Mi sono appena immaginata la sua faccia in mezzo alle mie gambe? Questa cosa è nuova.
Il suo viso è adombrato dalla barba di un giorno, cosa che so già mi farà prendere fuoco le cosce. Calma, non ci pensare nemmeno. È più che ovvio che devo scopare. Tutti i miei pensieri sullo scopare se ne vanno via dalla mia mente non appena il mio sguardo incontra il suo e faccio la conoscenza di un paio di occhi azzurro ghiaccio.
«Sei in ritardo,» mi dice piccato.

Quando mi vede, si incammina verso la mia Jeep, apre la portiera, si infila dentro e mi bacia.

Direttamente. Sulle. Labbra. In. Pieno. Giorno.
«Piccola.»
«Allora, mettiamo in chiaro un paio di cose. Numero uno, e questa è la più importante, non baciarmi in pubblico, tipo, mai. Quando tra due mesi te ne andrai, io dovrò continuare a vivere qui, ed è già brutto abbastanza che la gente ci veda insieme, perché ne parlerà, ma non posso rovinare la mia reputazione. Numero due, non chiamarmi piccola… mai.»
Deve capire questa cosa, o in qualsiasi altro modo vogliate chiamarla, perché è un ultimatum.
«Ne parleremo dentro. Sto morendo di fame.» Mi afferra la mano, e praticamente mi trascina all’interno del locale.
Come al solito, Larry, Curly e Moe sono sempre al loro posto. Si voltano e mi sorridono mentre io li saluto con l’unica mano che mi rimane libera.
«Andiamo a sederci su una panca in fondo al locale,» dico sperando che il suo trascinarmi finisca in fretta.
Si siede di fronte a me e la cameriera, nuova, arriva con i menù.
«Posso portarvi qualcosa da bere, intanto che pensate a cosa ordinare?» domanda sbattendo le ciglia in direzione di Cooper, facendomi venire voglia di strappargliene una ad una.
«Io prendo una birra alla spina. Piccola, ne vuoi una anche tu?» Guarda il menù mentre ordina, lasciandomi a bocca aperta. Non avevamo discusso della cosa appena cinque secondi fa? Cosa c’è di sbagliato in lui?
«Uhm, prendo dell’acqua con una fetta di limone, per favore.»
La cameriera fa come se non ci fossi, si volta e se ne va.
«Non avevamo discusso sul fatto che non voglio che mi chiami piccola?»
«No, che non lo abbiamo fatto. Tu mi hai detto di non farlo, io non sono d’accordo, quindi non c’è nulla su cui discutere.»
Sono così frustrata per il suo comportamento che resto senza parole e, credetemi, è una cosa che succede molto raramente.
«Allora, fammi capire bene. Hai intenzione di continuare a chiamarmi in quel modo a dispetto del fatto che io lo voglia o meno?»
«All’incirca è così, sì. Ti va di dividere dei nachos?»
«Tu ti stai allenando, non puoi mangiare nachos. È già tanto se ti ho lasciato ordinare una birra. Puoi ordinare del pollo grigliato e delle verdure bollite.» Insomma, figuriamoci se non sa che non può mangiare quella roba.
«È domenica ed è il giorno in cui sforo la dieta. Mangio quello che voglio. Bisogna godersi la vita, piccola,» mi risponde alzando le sopracciglia con fare ammiccante.
Io, da parte mia, alzo le mani in aria per la frustrazione. Ci rinuncio.
«Va bene, prendi una birra e i nachos, ma sappi che mi assicurerò di aumentare l’allenamento per domani, così potrai smaltire tutte queste calorie.»
Si mette a ridere. «Se vuoi aumentare l’allenamento, dovresti arrivare prima alla pista di pattinaggio ed entrambi sappiamo che non succederà mai.» Sogghigna e aspetta, dopo aver gettato l’amo. Sa che sta spingendo i miei limiti, ma io sono pronta a rispondergli.
«Vero, non inizieremo prima, semplicemente toglierò le pause per bere.» Anche io sogghigno, come se avessi avuto l’ultima parola.
La cameriera arriva con la roba da bere e prende le nostre ordinazioni. Non stava affatto scherzando, quando ha detto che non avrebbe rispettato la dieta, perché ha ordinato tutto ciò che non avrebbe dovuto mangiare, presente sul menù.
«Allora, raccontami un po’ di te, Parker.»
«Oh, be’, Cooper… Ho trentaquattro anni, quasi trentacinque. Urrà!» Alzo in aria le mani come per festeggiare. «Ho vissuto qui tutta la mia vita. Ho sposato il mio ragazzo del liceo, con cui sono stata sposata per quasi quattordici anni, finché non l’ho sorpreso scopare con la sua assistente. Non è divertente? Vorrei dire che era uno scherzo, invece no, purtroppo. E che mi dici di te, Stone? Quante di quelle sgualdrinelle delle puck bunny hai in giro per il mondo?» domando, intanto che afferro un nachos dal cestino che la cameriera ha appena sistemato al centro del tavolo.
«Lo hai beccato mentre si scopava la sua assistente?»
«Sì, ma adesso non è più solo la sua assistente, è la sua fidanzata. Quindi dev’essere stato amore vero, giusto?»
«Ti ha tradito?» domanda scuotendo la testa, come se avesse finalmente compreso la cosa.
Lo guardo in quegli occhi blu e vorrei perdermici dentro. Vorrei salire sul tavolo e vorrei mangiarlo. Tutto.
«Puck bunny, quante ne hai in giro?»
«Cooper sei un uomo adulto, certo che puoi trattenerti,» gli rispondo indicandogli l’insalata.
«Sono un ragazzino di dodici anni, quando si tratta di te. Quando sono in trasferta non faccio che sogni erotici ed eccitanti,» dice facendomi l’occhiolino.
«Che ne dici di raggiungere un compromesso? Cerca di comportarti come un uomo maturo.» Gli sorrido mentre lui mi guarda di traverso.
Quando finisco di preparare la cena mi siedo accanto a lui, nell’isola. Adesso che è iniziata la scuola, ci sono molte attività alle quali accompagnare i ragazzi. Allison ha corsi di danza, nuoto, pattinaggio e ginnastica, da sommare agli allentamenti intensivi di hockey di Matthew. Alcune volte sono in giro tutto il giorno, tutti i giorni.
«Dopo la partita di venerdì andrò in trasferta per due settimane.»
«Lo so, lo hai scritto sul calendario. Lo hai anche programmato sul mio cellulare.» Lo guardo. «È il nostro primo vero test, giusto?»
«Test? Cosa intendi?»
«Che non siamo mai stati separati per così tanto tempo, da quando stiamo insieme. Sarà interessante vedere come riusciremo a gestire la cosa.»
Chiude gli occhi a fessura prima di rispondermi. «Credi che mi metterò a scopare in giro, vero?»
«Che cazzo dici?» Lo guardo torva. «Sei impazzito? Pensi che mi trasferirei con i miei figli e che voglia costruire una vita con te se pensassi che ti metti a scopare in giro, non appena il tuo uccello rimane all’asciutto per più di tre giorni?» Gli punto il dito contro. «Sei uno stronzo.» Prendo il piatto e lo getto nel lavandino. Be’, non troppo forte, perché sono stufa di raccogliere cocci. «Vado a letto.»
Non aspetto una sua risposta, salgo di sopra e inizio la mia routine serale. Lo sento entrare in camera, ma non mi volto e nemmeno gli parlo. In questo momento sono solo incazzata.
Mi metto a letto dalla mia parte, dandogli la schiena. Ora, questo dev’essere un segno più che eloquente che sono incazzata nera, perché di solito sto in mezzo al letto. Sempre. È dove ci incontriamo. Spengo la luce sul mio comodino e lo sento entrare in bagno.
Quando si mette a letto, spegne la sua luce portando l’oscurità nella stanza. Sento il suo calore colpirmi la schiena, mentre mi trascina in mezzo al letto. Si accoccola dietro di me e mi sposta i capelli di lato, così da portemi lasciare dei baci leggeri sul collo. «Mi dispiace, sono stato uno stronzo,» dice tra un bacio e l’altro. «È solo che non ho per niente voglia di lasciare te e i ragazzi.» Infila la mano sotto la mia maglietta e mi stringe un seno. «Quando i miei compagni di squadra imprecavano per essere costretti a lasciare la loro famiglia, non riuscivo a capirli, ma adesso è diverso.» Mi volta così che possa vederlo e mi tira una gamba sopra la sua coscia. «Mi perdoni per essere stato un idiota?» domanda mentre mi bacia la fronte.
«Certo che ti perdono per essere stato un idiota. Anche a me non piace l’idea, ma lo sapevamo giusto? Non ho mai dovuto fare una cosa del genere prima. Cioè… il mio ex marito viaggiava per lavoro, ma mai per più di quattro giorni. Qui stiamo parlando di quattordici giorni. Credo che mi mancherà vedere questo muso, al mattino.» Gli bacio il mento.
«Anche il fuso orario romperà le palle, ma la buona notizia è che…» si interrompe prima di continuare: «possiamo fare le video chiamate su Skype, nudi.»
«Amico, Skype ormai è superato. Adesso c’è Facetime!» lo correggo.
«Non me ne frega un cazzo di come lo vuoi chiamare. Tu sarai nuda e io guarderò.»
Mi metto a ridere. «Allora dovrò rispolverare i miei vecchi giocattoli.»
«Giocattoli?» sembra confuso.
  
Suono il campanello e non sono affatto pronta alla vista che mi si para di fronte. Indossa un paio di bermuda che gli cadono morbidi sui fianchi, mostrando la sua tartaruga scolpita e quella deliziosa V. È un dio greco. Come può una persona essere così perfetta? Porta anche il suo famoso cappellino da baseball, questa volta però è girato al contrario.

«Ciao piccola.» Si sporge verso di me e mi bacia sulle labbra. «Stavo iniziando a cucinare adesso. Mi sono infilato nella vasca da bagno per rilassare un po’ i muscoli.»
Mentre mi parla, l’unico muscolo a cui riesco a pensare è quello che nasconde nei pantaloni. Si schiarisce la gola destandomi dal mio sogno a occhi aperti.
«Piccola, se continui a guardarmi in quel modo ti mangio qui nel portico.» Mi afferra una mano e mi trascina dentro, spingendomi poi contro la porta. «Sono fuori di testa.» Mi traccia il contorno del mento con il naso, mentre le labbra puntano al mio collo, che sposto per dargli un accesso migliore. Continua e con le mani mi afferra il culo, me lo strizza e mi spinge contro di sé.
Io alzo le gambe, gliele stringo in vita e cerco le sue labbra. Quando finalmente le trovo, gli mordo il labbro inferiore, più forte di quanto non avessi mai fatto prima, ma mi sta facendo diventare pazza. E il fatto che stia gemendo, mi fa andare ancora di più fuori di testa. Gli lecco il labbro inferiore, e gli infilo la lingua in bocca, cercando di avvicinarmi il più possibile.
Il calore mi avvolge e so che la mia fica è proprio sopra il suo uccello che sento duro e dritto. Mi schiaccia con il suo corpo contro la porta, e mette le sue mani sui miei seni. Stacco le labbra dalle sue, e getto la testa all’indietro gemendo. È passato tantissimo tempo dall’ultima volta che mi sono sentita così. A dire la verità, non credo di essermi mai eccitata tanto in tutta la mia vita.
In un colpo solo mi ha sfilato top e reggiseno liberando i miei seni, così che possa succhiare il mio capezzolo, e gli afferro i capelli che sono proprio sotto il mio viso. «Cooper ti prego.»
«Abbiamo appena iniziato.» Si gira e cammina verso la sala da pranzo, tenendomi contro di sé, e poi mi piazza sul tavolo, mentre lui si siede su una sedia proprio davanti a me.
«Ho intenzione di mangiare prima il dolce stasera,» dice inchiodandomi con i suoi occhi blu.
Mi fa alzare i piedi e me li appoggia sul bordo del tavolo. Quel movimento fa scivolare la mia gonna in mezzo alle gambe, coprendo la mia carne umida e bollente.
Mi alza la gonna e si ritrova faccia a faccia con il mio tanga in pizzo, che spinge di lato, lasciandomi aperta ed esposta per lui.
Si china e passa la lingua partendo dal basso e arrivando fino al mio clitoride. Porca. Vacca. A quel punto usa l’indice per fare lo stesso percorso che ha fatto sua lingua. «Sei così bagnata, cazzo. Per me. Sei sempre bagnata per me, cazzo.» Alza lo sguardo quando mi strappa via il tanga. «Ho bisogno di avere le mani libere,» dice, spalancandomi le ginocchia ed esponendomi ancora di più. Si china e mi penetra con la lingua.
REGOLAMENTO

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Il giveaway sarà attivo dal 15 settembre 2017 al 21 settembre 2017. Alle ore 12:00 del 22 settembre conoscerete i due vincitori consultando le pagine di tutti i blog coinvolti.
In bocca al lupo.

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