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sabato 5 dicembre 2015

Presentazione "Lo Spazio tra di noi" di Milena Porta

Ciao a tutti! Oggi vi presento un nuovo fantasy-paranormal/ fantasy-romance intitolato Lo Spazio tra di noi di  Milena Porta. 
Titolo: Lo Spazio tra di noi
Autrice: Milena Porta
Self-publishing: Editore: Narcissus
Prezzo:0,99
Pagine: 579  (solo ebook)
Genere: fantasy-paranormal/ fantasy-romance (YA)

Dorotea, occhi grigi luminosissimi e qualche riflesso blu tra i capelli neri, ha diciotto anni e sta per diplomarsi. Vive con Melinda che si è sempre presa cura di lei sin da quando l’ha trovata abbandonata sulla spiaggia in una gelida mattinata di inverno.
La sua vita cambia inaspettatamente quando un gruppo di ragazzi affascinanti arriva in città. Uno di loro, Dixon, inizia a frequentare la sua stessa scuola. Tra i due ragazzi è odio a prima vista. Per Dorotea lui è insensibile, arrogante e …. bellissimo. La situazione di certo non migliora quando Dixon le si avvicina facendole strane domande. Dice di essere un alieno e che anche lei lo è. Dorotea proprio non gli crede, anzi pensa voglia solo prendersi gioco di lei. Ben presto, però, le ragazze di Nausica cominciano a sparire e Dorotea si trova ad indagare su un fitto mistero affiancata da un impensabile alleato: il compagno di classe Pietro. Col suo aiuto e la complicità di Agesilao, un gatto dagli strani poteri, Dorotea tenterà di trovare una risposta alla sua domanda: Chi è  veramente Dixon e cosa vuole da lei?


Un estratto
Guardo un piccolo masso più a est coperto da un grosso cespuglio di acacia. E’ lì che Melinda mi ha
trovata. Mi domando chi mai avrebbe il coraggio di abbandonare una neonata inerme su questa spiaggia in pieno inverno. Scuoto la testa. La gente è così imprevedibile! Se Melinda non avesse sentito il mio vagito sarei morta? Probabilmente sì.
“Il mare è splendido da queste parti, vero?”

Sobbalzo nell’udire quella voce. Cado giù dalla vetta dei miei pensieri e lo guardo. Ha le maniche arrotolate, i capelli mossi da una leggera brezza. I suoi occhi sono come specchi, di un blu profondo come questo mare.
“Lo penso anche io” concordo.
Mette le mani nelle tasche dei jeans e i nostri sguardi si incontrano.
“Quando è arrivata la tua navicella?”
Rimango interdetta, ho forse capito male?
Poi colgo la sua espressione seria. Scoppio a ridere reclinando il capo.
“Di cosa stai parlando?”
Dixon inclina leggermente il volto “Non hai recepito nessuno dei miei telepensieri?”
Corrugo la fronte.
“Cosa c’è che non va?” mi chiede.
Dixon ha voglia di giocare, è così strano!
Sto al gioco. “Non lo so” mi limito a dire e mi metto a braccia conserte “E poi di che ti impicci? Vuol dire che andrò dal meccanico appena possibile”. La butto sul ridere convinta di fare una battuta. Dixon scuote la testa e mi inchioda con lo sguardo.
Improvvisamente è come se i miei piedi non toccassero più terra, sto volando in quel blu.
Vedo tutto blu, come un’onda gigante che si abbatte su di me e mi trascina con sé.
“Parlavi di navicelle” dico giusto per spezzare quella sensazione. “La tua quando è arrivata?” sono proprio curiosa di sapere cosa si inventerà.
“Un anno fa all’incirca” si fa pensieroso, “Secondo i calcoli terrestri, voglio dire”.
Sollevo un sopracciglio, divertita.
Dixon allarga le braccia esasperato “Senti, l’ho notato subito che sei una di noi, va bene?”
Una di noi chi?
“Non mi avresti passato i pop corn quella sera se non te lo avessi ordinato con la mente e poi hai i riflessi pronti più di chiunque altro”.
Non pronuncio una sola sillaba mentre continuo a guardarlo negli occhi.
“Non serve fingere con me e Zefiro, ok?” un sorriso malizioso si allunga sulle sue labbra.
O Dixon è decisamente fuori di testa o le cose si stanno mettendo davvero male.  Ma, calma! Non può essere vero quello che dice. “Molto divertente da parte tua” sorrido “Dove è che hai imparato questa storia?”
Dixon corruga la fronte “Senti, devi farti vedere subito da un gran maestro”.
Accarezzo con lo sguardo la sua mascella, i suoi zigomi, il profilo del naso, poi risalgo agli occhi. E’ così serio! Mi mordo la lingua per non ridere e scalcio via una conchiglia arenata nella sabbia umida. “Sì, credo che lo farò” rispondo con il massimo grado di ilarità impresso nella voce.
“Allora?” insiste Dixon prendendo a scavare con la punta delle sue Nike nere la sabbia.
“Quale è il nome della tua navicella?”
Certo che si è proprio fissato con questo gioco, eh? Cosa gli frulli per il cervello non lo so, ma nessun ragazzo ha mai pensato di abbordare una ragazza in questo modo.
Continuo ad assecondarlo “Xaria” butto lì il primo nome strano che mi sale in mente.
“Xaria?” mi guarda perplesso “E il numero di targa?”
Sto per rispondergli che il numero di targa non è granché come domanda, ma poiché attende impaziente che io mi esprima, lo faccio “duecentododici” getto lì il numero civico di Eliana.


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