Titolo: Lo Spazio
tra di noi
Autrice: Milena
Porta
Self-publishing:
Editore: Narcissus
Prezzo:0,99
Pagine: 579 (solo ebook)
Genere:
fantasy-paranormal/ fantasy-romance (YA)
Dorotea, occhi grigi
luminosissimi e qualche riflesso blu tra i capelli neri, ha diciotto anni e sta
per diplomarsi. Vive con Melinda che si è sempre presa cura di lei sin da
quando l’ha trovata abbandonata sulla spiaggia in una gelida mattinata di
inverno.
La sua vita cambia
inaspettatamente quando un gruppo di ragazzi affascinanti arriva in città. Uno
di loro, Dixon, inizia a frequentare la sua stessa scuola. Tra i due ragazzi è
odio a prima vista. Per Dorotea lui è insensibile, arrogante e …. bellissimo.
La situazione di certo non migliora quando Dixon le si avvicina facendole
strane domande. Dice di essere un alieno e che anche lei lo è. Dorotea proprio
non gli crede, anzi pensa voglia solo prendersi gioco di lei. Ben presto, però,
le ragazze di Nausica cominciano a sparire e Dorotea si trova ad indagare su un
fitto mistero affiancata da un impensabile alleato: il compagno di classe
Pietro. Col suo aiuto e la complicità di Agesilao, un gatto dagli strani poteri,
Dorotea tenterà di trovare una risposta alla sua domanda: Chi è veramente Dixon e cosa vuole da lei?
Un estratto
Guardo un piccolo masso più a est coperto da un
grosso cespuglio di acacia. E’ lì che Melinda mi ha
trovata. Mi domando chi mai avrebbe il coraggio di
abbandonare una neonata inerme su questa spiaggia in pieno inverno. Scuoto la
testa. La gente è così imprevedibile! Se Melinda non avesse sentito il mio
vagito sarei morta? Probabilmente sì.
“Il mare è splendido da queste parti, vero?”
Sobbalzo nell’udire quella voce. Cado giù dalla
vetta dei miei pensieri e lo guardo. Ha le maniche arrotolate, i capelli mossi
da una leggera brezza. I suoi occhi sono come specchi, di un blu profondo come
questo mare.
“Lo penso anche io” concordo.
Mette le mani nelle tasche dei jeans e i nostri
sguardi si incontrano.
“Quando è arrivata la tua navicella?”
Rimango interdetta, ho forse capito male?
Poi colgo la sua espressione seria. Scoppio a
ridere reclinando il capo.
“Di cosa stai parlando?”
Dixon inclina leggermente il
volto “Non hai recepito nessuno dei miei telepensieri?”
Corrugo la fronte.
“Cosa c’è che non va?” mi
chiede.
Dixon ha voglia di giocare, è così strano!
Sto al gioco. “Non lo so” mi
limito a dire e mi metto a braccia conserte “E poi di che ti impicci? Vuol dire
che andrò dal meccanico appena possibile”. La butto sul ridere convinta di fare
una battuta. Dixon scuote la testa e mi inchioda con lo sguardo.
Improvvisamente è come se i
miei piedi non toccassero più terra, sto volando in quel blu.
Vedo tutto blu, come un’onda
gigante che si abbatte su di me e mi trascina con sé.
“Parlavi di navicelle” dico
giusto per spezzare quella sensazione. “La tua quando è arrivata?” sono proprio
curiosa di sapere cosa si inventerà.
“Un anno fa all’incirca” si fa
pensieroso, “Secondo i calcoli terrestri, voglio dire”.
Sollevo un sopracciglio,
divertita.
Dixon allarga le braccia
esasperato “Senti, l’ho notato subito che sei una di noi, va bene?”
Una di noi chi?
“Non mi avresti passato i pop
corn quella sera se non te lo avessi ordinato con la mente e poi hai i riflessi
pronti più di chiunque altro”.
Non pronuncio una sola sillaba
mentre continuo a guardarlo negli occhi.
“Non serve fingere con me e
Zefiro, ok?” un sorriso malizioso si allunga sulle sue labbra.
O Dixon è decisamente fuori di
testa o le cose si stanno mettendo davvero male. Ma,
calma! Non può essere vero quello che dice. “Molto divertente da parte tua”
sorrido “Dove è che hai imparato questa storia?”
Dixon corruga la fronte
“Senti, devi farti vedere subito da un gran maestro”.
Accarezzo con lo sguardo la
sua mascella, i suoi zigomi, il profilo del naso, poi risalgo agli occhi. E’ così serio! Mi mordo la lingua per
non ridere e scalcio via una conchiglia arenata nella sabbia umida. “Sì, credo
che lo farò” rispondo con il massimo grado di ilarità impresso nella voce.
“Allora?” insiste Dixon
prendendo a scavare con la punta delle sue Nike nere la sabbia.
“Quale è il nome della tua
navicella?”
Certo che si è proprio fissato con questo gioco, eh? Cosa gli
frulli per il cervello non lo so, ma nessun ragazzo ha mai pensato di abbordare
una ragazza in questo modo.
Continuo ad assecondarlo
“Xaria” butto lì il primo nome strano che mi sale in mente.
“Xaria?” mi guarda perplesso
“E il numero di targa?”
Sto per rispondergli che il
numero di targa non è granché come domanda, ma poiché attende impaziente che io
mi esprima, lo faccio “duecentododici” getto lì il numero civico di Eliana.
Grazie!
Ho inviato un'altra mail ;)
Pregoo
Posta un commento