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venerdì 27 ottobre 2017

Recensione:"The Wintersong" di S. Jae-Jones

Ciao Rumors! Oggi la nostra Bianca ci parlerà di un nuovo romanzo edito Newton Compton Editori, Wintersong di  S. Jae-Jones.
Titolo: Wintersong
Autore: S. JAE- JONES
Editore: Newton Compton
Genere: Romanzo


Prezzo: 4.99 ebook - Cartaceo 7.90€

Uno dei romanzi più attesi dell'anno

Un labirinto di bellezza e oscurità, musica e magia. Questo è il mondo in cui ti perderai

L’inverno si avvicina, e il Re dei Goblin sta per partire alla ricerca della sua sposa… 
Sin da quando era una bambina, Liesl ha sentito infiniti racconti sui Goblin. Quelle leggende hanno popolato la sua immaginazione e ispirato le sue composizioni musicali. Adesso ha diciotto anni, lavora nella locanda di famiglia e sente che tutti i sogni e le fantasticherie le stanno scivolando via dalle mani, come minuscoli granelli di sabbia. Ma quando sua sorella viene rapita dal Re dei Goblin, Liesl non ha altra scelta che mettersi in viaggio per tentare di salvarla. E così si ritrova catapultata in un mondo sconosciuto, strano e affascinante, costretta ad affrontare una decisione fatale. Ricco di musica e magia, personaggi straordinari e storie avvincenti e romantiche, Wintersong trasporta il lettore in un’atmosfera indimenticabile.

Il romanzo più atteso dell’anno
Un esordio fantastico
Un labirinto di emozioni


Premessa
(la “recensione” è a seguire)
Di Wintersong sapevo due cose: sapevo che parlava di goblin e sapevo che riprendeva un film culto degli anni Ottanta. Sapevo due cose. Ed erano entrambe sbagliate
Se mi fossi fermata a questo, non lo avrei letto mai. Primo, goblin, hobgoblin e coboldi non mi sono mai piaciuti. Secondo, il film culto degli anni Ottanta era, purtroppo, Labyrinth.  Già. Un film glitterato, cotonato e, a tratti imbarazzante, con David Bowie, Jennifer Connelly e una marea di pupazzi. I fratelli brutti di Kermit la rana, Gonzo e compagnia.
In Labyrinth, la quindicenne Connelly esprimeva un desiderio avventato, i goblin la prendevano alla lettera e le rapivano il fratello. Bowie Re dei Goblin, in un glorioso sfoggio di calzamaglia, la sfidava a uscire da un labirinto, superando delle prove. In palio c'era la libertà del pargolo. Il film riproponeva uno schema canonico nei racconti di avventura (sfida, prove e premio) a cui si aggiungeva l'interesse morboso di un vecchio per una bambina. E questo molto prima di Twilight.
Secondo me liquidare Wintersong  come retelling di  Labyrinth è come mangiare una torta alla fragola e pensare sia fatta con le Big Babol.

Gli autori di Labyrinth non hanno il copyright su oltremondi, labirinti e Oscuri Signori attratti dalle fanciulle mortali. Pensare che l'archetipo delle nozze mistiche (oggi diremmo: paranormal romance) sia un film degli anni Ottanta è una semplificazione che non regge. Basta guardare ai miti per trovare una pletora di divinità infoiate, sempre pronte a impalmare la bella di turno, basta guardare alle antiche fiabe, che dei miti sono le sorelle giovani,  oppure al cristianesimo, che di certo non lesina nel consumare “matrimoni mistici”. I Padri della Chiesa, legittimati dal Cantico dei Cantici, abusano della simbologia nuziale, per indicare il legame tra dio e i fedeli. Nel vangelo di Marco, Cristo definisce se stesso “sposo”. E ancora, pensare che un film intitolato Labyrinth possa vantare prelazioni sul labirinto, ovvero su uno dei costrutti simbolico-rituali più antichi dell'umanità, è un'affermazione che si commenta da sé. Dai graffiti rupestri al dedalo di Dedalo, dalla Cornovaglia al Perù, il labirinto spopola. Se c'è una proprietà intellettuale da rivendicare, non risale certo agli anni Ottanta.
Detto questo, che l'autrice, per ragioni a me sconosciute, ami Labyrinth non è un mistero. Proprio al film dobbiamo l'operazione di restyling dei Goblin. Il Re dei Goblin della Jae-Jones mi ha fatto superare il trauma della calzamaglia di Bowie e mi ha definitivamente riconciliato con questa razza.  Il Re di Wintersong,  non è un mostro verde, ma un personaggio con il carisma di un dio e l'avvenenza di un vampiro. Una crush istantanea, per qualunque lettrice provvista di cuore. Quindi dopotutto, grazie Labyrinth. E ora, la recensione.


Recensione
Dopo questa premessa, lunghissima, che mi è servita per dire cosa Wintersong non è, proverò a raccontarvi cos'è. Assodato che è “fatta di fragole”, di materie prime e non di derivati, e che si tratta di una storia dall'ampio respiro simbolico, è anche un libro  fedele al proprio titolo. È, insomma, una Canzone d'Inverno.
Più che un libro, è una partitura, un omaggio che oltrepassa in scioltezza il mero citazionismo della grande stagione barocca e pre-romantica per fare della musica motivo e struttura, fine e causa. Non a caso il tomo è diviso in quattro movimenti (come nei quartetti d'archi canonici, come nelle sinfonie) a cui si aggiungono un intermezzo, che meriterebbe di figurare nei compendi dei fratelli Grimm e, naturalmente un overture.
Insomma, la musica classica sta a Wintersong come il pop a Moulin Rouge e se volessimo “mettere in musica” questo libro per l'overture scomoderemmo, da subito, Mozart. Il flauto magico, ovviamente.
Lo faremmo, in ottemperanza alle indicazione dell'autrice – che corteggia il geniale compositore austriaco, al punto di mettere nelle mani della protagonista un flauto magico, a scanso di equivoci. Sulle note di Mozart entriamo nello spirito di un'opera che si nutre di esoterismo e misteri. In Wintersong esistono i mondi, al plurale, e l'alternanza delle stagioni è garantita dai patti tra suolo e sottosuolo. Sono accordi antichi, rinnovati dai sacrifici.
Sulle note dell'overture de Il flauto magico si alzerebbe il sipario.
Siamo in Baviera, agli inizi del diciannovesimo secolo. Entriamo in un villaggio rurale, dominato da credenze e superstizioni. I primi personaggi sulla scena sono due sorelle, l'introversa Elisabeth la bella Kathe, che insieme al fratello minore, Joseph, sono cresciute a pane e leggende. Il tempo di girare la pagina dello spartito e già l'autrice, abilissima, ci inquadra i personaggi femminili principali: sono due declinazioni diverse del fuoco. Una è la brace, che tace ed aspetta, una è la fiamma, che avvampa e si consuma.
Se il rapporto di Liesl con Kathe è dualistico come quello tra amor sacro e amor profano, il legame tra Liesl e  Joseph è un completamento, che rimanda per certi versi alla mela platonica, e meriterebbe un brano a parte: il secondo movimento de L'inverno di Vivaldi. Anche questo è un suggerimento dell'autrice. È il brano scelto da Liesl per il fratello, nell'audizione che potrebbe cambiargli al vita. Joseph è un virtuoso del violino, e Liesl compone sui tasti. Lui si nutre di note, lei è fatta di musica. Loro, insieme, sono completi.


Sin dalle prime battute si capisce che i personaggi di questa storia parlano in musica e camminano, da sempre, sulle soglie dell'oltremondo. Ascoltano le leggende raccontate dalla nonna e frequentano la radura degli ontani – ovvero gli alberi che nella mitologia celtica  simboleggiano sì l'immortalità, ma anche la sede del male. È subito chiaro che la radura è un accesso al mondo di sotto, dove è confinato uno spirito antico. Sul mondo sotterraneo regna un signore ambiguo e malvagio. Il Re dei Goblin, appunto. Egli è un essere immortale, che ciclicamente torna con l'avvento dell'inverno, ma a differenza del celtico Samhaim, al quale i sacrifici venivano fatti sulla Terra, il Re dei Goblin  esce tra gli uomini, in cerca del proprio sacrificio. Un sacrificio vestito da sposa. Una fanciulla deve sposare il Re dei Goblin, e morire nel sottosuolo, solo così tornerà la primavera. Nella nostra Canzone d'Inverno, il Re dei Goblin, il Signore degli Inganni, si palesa per rapire Kathe. E a questo punto, subentrerebbe Schubert. L'ultimissimo Schubert, quello de La Morte e la fanciulla (non il lied, ma il quartetto d'archi, cavallo di battaglia di memorabili ensemble). E ancora una volta è l'autrice a suggerire, tra le righe del suo sparito, che è a Schubert che ci dobbiamo votare (“la morte è la fanciulla” è perfino il titolo di un capitolo). La giovane sposa del Re dei Goblin morirà. Il suo sacrificio garantirà la vita sulla terra.
Questo è dunque il destino di Kathe? Liesl, ovviamente non ci sta, conosce il Re dei Goblin, ci giocava da bambina, nella radura, ne subisce l'influsso ma non lo teme, ed è determinata a liberare la sorella. Lui la sfida a superare tre prove, come nella miglior tradizione delle fiabe orali. Tre prove per riavere indietro la sorella. Se Liesl perde la prima, vince però la seconda, arrivando nel mondo di sotto dove si svolgerà la terza prova, l'ultimo confronto, una collisione di cuori e volontà. Lo scontro di anime che camminano nella stessa direzione, ma dandosi le spalle.
Ciò che ne esce è un libro di una bellezza straziante, di una sensualità assoluta, con una ricchezza testuale e sotto testuale che esalta e commuove. I personaggi sono imponenti. Nessun manicheismo, nessuna affettazione. Se ficcate le mani in questa storia potreste non trovarne il fondo, tanti sono i livelli su cui si stratifica la narrazione.
Il finale, poi, è perfetto. L'unico possibile. 
E, per ultimare il mio gioco di messa in musica  di questa sublime canzone d'Inverno, chiuderei con Paganini. L'incarnazione del Diabolus in Musica. Perché se il diavolo esiste, di sicuro suona il violino.

Playlist: Spotify
Angela Contini ha detto...

Wow! Punto.

SilviaLeggiamo ha detto...

è proprio vero che i gusti son gusti... per me Labyrinth è un film stupendo, (probabilmente va visto con gli occhi di un'altra generazione) mentre trovo Wintersong debole sotto ogni punto di vista.
Io l'ho iniziato forte del fatto che fosse un retelling, senza aspettarmi chissà quali similitudini, in fondo non mi interessava più di tanto, se un libro mi prende, mi prende e basta al di là della storia, ma ogni venti pagine mi addormentavo xD

alesdap ha detto...

Lo sto leggendo proprio ora e devo dire che per il momento mi ritrovo con le tue parole!

Scarlettina ha detto...

Innanzitutto complimenti per la recensione, rende davvero giustizia al libro e all'autrice. Io l'ho finito ieri notte (ho fatto le 3 per leggermi la fine) e sono distrutta. Questo libro mi ha preso, ho provato un'empatia assoluta con il personaggio di Elisabeth che ho adorato dall'inizio alla fine. Ho amato con lei il Re dei Goblin, la sua complessità, il fatto che non fosse il solito antagonista belloccio preconfezionato.
Questo è un libro complesso, particolare, che secondo me va letto con una certa predisposizione d'animo altrimenti non lo si capisce e non lo si apprezza.
Spero che venga tradotto anche il secondo.

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